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    Roma, Perez: 'Il Barça era un sogno, ma non sono una ruota di scorta'

    Roma, Perez: 'Il Barça era un sogno, ma non sono una ruota di scorta'

    L’attaccante giallorosso Carles Perez si è concesso in una intervista social con il giornalista spagnolo David De Las Heras. 

    Sei in quarantena a casa. Come la stai vivendo?
    Siamo chiusi nelle nostre case. Sto bene, mi alleno e poi gioco alla playstation. Sono da solo perché quando è successo tutto questo la mia famiglia era fuori. Li sento tramite facetime. Spero che a breve termine possano essere qui.

    Perché hai deciso di firmare per la Roma?
    Avevo diverse offerte. Dalla Germania, dalla Spagna e dall’Inghilterra. Un giocatore che fa un trasferimento sceglie il posto in cui sente più fiducia. Mi ha chiamato Fonseca e mi ha trasmesso fiducia totale. La città mi piace e la Roma è un grandissimo club. Avevo sempre voluto visitare Roma, anche se non lo ho fatto molto a causa di tutto quello che è successo. E’ una città spettacolare, i tifosi sono calorosi e incredibili. Sono molto contento di stare qui.

    La tua situazione contrattuale con la Roma? Hai un’opzione sul contratto?
    C’era una condizione sul contratto, ossia che dovevo giocare una partita per far sì che la Roma mi comprasse. Era come avermi già comprato quindi.

    Hai segnato nella tua prima partita da titolare in Europa League. Hai iniziato abbastanza bene…
    La verità è che sono molto fortunato quando si parla di gol. Anche in Liga ho segnato all’esordio da titolare. Ho potuto giocare soltanto un mese o poco più, però mi sono adattato bene allo stile di gioco della squadra, a quello dei compagni e anche al modo di giocare qui in Italia, un po’ diverso dalla Spagna.

    Stai partendo più spesso da destra con Fonseca
    A Fonseca ho detto che non mi piace giocare a piede invertito. La differenza è che ero abituato a giocare più aperto, mentre qui sto più chiuso. Ho più contatto con il pallone perché gioco più stretto nel campo e non come un esterno aperto.

    Ti piace di più così?
    Sì, perché alla fine quando giochi tanto aperto vivi dei pallone che ti arrivano da dietro. L’importante è toccare il pallone, è quello che vuoi.

    In squadra c’è anche un altro spagnolo, Gonzalo Villar…
    Lo conoscevo già perché ci eravamo incontrati con l’Under 21 spagnola. Ci siamo messaggiati quando si parlava di andare insieme alla Roma. Mi trovo molto bene con la squadra, una squadra con una grande storia, una squadra da Champions. Un grande spogliatoio. Mi trovo molto bene.

    Sul mangiare.
    Sto provando la pasta e la pizza. Tutto bene da questo punto di vista.

    Hai incontrato Totti?
    No, non l’ho visto. Ho visto tante persone ma lui no. Da quando sono qui non è mai venuto, o comunque io non l’ho mai visto nel centro sportivo.

    Il Barcellona.
    Era il mio sogno. Ho lavorato per arrivarci sin da quando a cinque anni ho cominciato a giocare a pallone. L’addio è stato duro, l’ho vissuto male, non lo capivo. Avevo avuto occasione di partire e sono sempre rimasto, questo mi ha fatto male. Mi è dispiaciuto il comportamento che hanno avuto con me.

    Su Setién.
    Mi ha detto i suoi piani, in attacco aveva i giocatori che aveva e mi ha spiegato come vedeva la squadra. Da una parta l’ho capito, dall’altra non credo che fossero le spiegazioni che dovevo ricevere. Però va bene, alla fine il calcio non finisce qui. Io voglio essere un calciatore professionista e a 22 anni non ho voglia di perdere tempo. Mi sono fatto dire le opzioni che avevo e quindi ho scelto di andare alla Roma, che è una squadra straordinaria. L’ho scelta per il clima perché qui c’è sempre il sole come a Barcellona, per la lingua perché in Germania e Inghilterra sarebbe stato più complicato capirsi e un po’ per la storia della Roma.

    Sull’infortunio di Dembelé e il rimpianto della cessione.
    A quello che succede al Barcellona ora non ci penso. Sono un giocatore della Roma, il mio presente e il mio futuro sono qui. Dico però che io non sono la ruota di scorta di nessuno. Non pretendo di essere titolare, parliamo di grandi squadre, sia la Roma che il Barcellona. Alla fine mi è costato un po’ accettarlo, ma ora sono molto contento. Spero si ricominci a giocare presto, che arriveremo al quarto posto e che andremo avanti in Europa League. Non penso a tornare in Spagna, se non per andare a Siviglia (per gli ottavi di Europa League, ndc).

    Vi hanno fermato sul più bello.
    Vero, stavamo andando bene. Eravamo pronti per andare a Siviglia, stavamo prendendo fiducia dopo due vittorie consecutive in campionato. Vediamo quando ci faranno ricominciare, così da provare ad andare avanti in Europa e raggiungere il quarto posto che è la cosa primaria.

    Ti hanno paragonato a Robben. Come hai vissuto questo paragone?
    Se devo essere sincero ultimamente mi hanno paragonato di più con Pedro, visto che anche lui è stato al Barca. Da quando però ero piccolo che tutti mi paragonavano con Robben. Entrambi giochiamo a piede invertito, con la predisposizione ad entrare nel campo. E’ una delle mie caratteristiche. Robben però è un grandissimo. Degli altri giocatori che sono nel mio ruolo mi piacciono Neymar, Cristiano Ronaldo , però sin da piccolo c’è sempre stato Messi. L’ho visto sempre alla televisione. Apprendere da lui in allenamento con la prima squadra è stato il massimo.

    Cosa farai appena finita la quarantena.
    Ho molta voglia di uscire di casa e andare ad allenarmi a Trigoria con i miei compagni, godermi il calcio che è la mia vita. Voglio godermi ogni momento e poter vedere un po’ Roma che ancora non ho potuto.

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