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    Roma, Mourinho cosa se ne fa di Bonucci?

    Roma, Mourinho cosa se ne fa di Bonucci?

    • Giancarlo Padovan
    Non credo che succederà, ma l'ipotesi che Leonardo Bonucci lasci la Germania per approdare alla Roma ha preso a circolare con un'insistenza tale da renderla credibile. La notizia non è sorprendente di per sé (la Roma cerca un difensore centrale), ma perché Bonucci non è più un calciatore da massima serie da almeno un paio d'anni. Perché la Roma aveva rifiutato le sue avances l'estate scorsa, prima che si accasasse all'Union Berlino. Perché i rapporti pubblici tra Mourinho e Bonucci non sono mai stati piacevoli. 

    Ricordo ancora distintamente uno Juventus-Manchester United di Champions League di almeno cinque anni fa, con gli inglesi che nei minuti conclusivi rimontarono i bianconeri. Al fischio finale, Mourinho mise una mano all'orecchio come a voler amplificare i fischi e gli insulti dei tifosi della Juve, un atteggiamento chiaramente provocatorio che nemmeno i calciatori presero bene. Meno di tutti Bonucci che si avvicinò di corsa all'allenatore portoghese e lo apostrofò chiedendogli conto di quel gesto. Ne nacque un mezzo parapiglia in cui, come al solito, nemmeno il difensore juventino si distinse per fair-play. 

    Ora va bene che nel calcio e nella vita ci si dimentica anche di cose peggiori, è vero che è opportuno non serbare rancore, ma pensare che i due possano ritrovare la sintonia necessaria per portare a termine, possibilmente in maniera positiva, la stagione della Roma, mi sembra molto difficile. A maggior ragione con un allenatore così esigente come Mourinho, che non si fa nessun riguardo a criticare i suoi calciatori e a "punirli" con la sostituzione e l'esclusione quando non sono all’altezza delle sue aspettative. Se, dunque, contrariamente a quel che penso, Bonucci andrà alla Roma non solo metterà a repentaglio la sua, assai scossa, serenità professionale, ma rischia anche di chiudere peggio che a Berlino la sua gloriosa carriera. 

    Purtroppo, non avendo il senso del limite, spesso si finisce per rifiutare la realtà. Bonucci avrebbe già dovuto capire che la sua fortuna e i suoi meriti erano coincisi con quelli della Juve, quando, del tutto avventatamente, se ne andò al Milan proponendosi come capitano, motivatore, colonna portante e, soprattutto, uomo che spostava gli equilibri. A metà stagione, oltre ad avere cospicuamente contribuito a trascinare il Milan verso il basso, Bonucci, affranto ma evidentemente non pentito, fece capire ai dirigenti bianconeri che sarebbe stato disponibile a tornare a Torino. Vi è tornato, ha vinto ancora tanto, ha conquistato l'Europeo con la nazionale di Mancini e tutto questo ha accresciuto ancor di più il suo ego già smisurato. 

    Quando Giuntoli, l'estate scorsa, gli ha comunicato che era fuori dal progetto di Allegri e, soprattutto, fuori rosa, non se ne è dato per inteso, mettendosi di traverso, minacciando e intentando cause. Si è offerto a mezza serie A, ha rifiutato la B, ha ribadito a tutti, perfino a Spalletti, di volersi giocare la Nazionale per andare all'Europeo e, coerente con il suo proposito, è emigrato in Germania, dove ha giocato poco, perso tanto e, per soprammercato, è finito ultimo con la sua squadra nel girone di Champions. Che Bonucci voglia andare alla Roma, per quanto irragionevole, è in linea con i desideri del personaggio. Ma Mourinho cosa se ne fa di un ex calciatore presuntuoso e piantagrane? 

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