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Roma in crisi: Pallotta tiene Di Francesco 'sotto osservazione'
La squadra in questo momento fa fatica a trovare un’identità, a seguire una traccia. E la cosa preoccupa, perché di fatto Di Francesco ha avuto quasi l’intera rosa a disposizione fin dal via, dall’8 luglio (ad eccezione di Fazio e Kolarov, che però sono due 'vecchi', e di Olsen e Nzonzi). "E questa cosa qui mi fa ancora più rabbia, mi aspettavo un approccio alla stagione diverso – dice Di Francesco – Sono il primo ad essere incazzato (testuale, ndr), dobbiamo difendere più di squadra, leggere meglio le situazioni di gioco. Prendiamo gol con troppa facilità". Il fatto che in quattro partite si siano cambiati già tre sistemi di gioco (4-3-3, 4-2-3-1 e 3-4-1-2) non aiuta a trovare l’identità.
Poi ci sono alcuni aspetti sui singoli. Ad iniziare dalla posizione di Pastore, preso per fare la mezzala (ruolo svolto negli ultimi anni al Psg), sembra faticare come passo e ritmo per giocare lì, nel 4-3-3 di Di Francesco. La conseguenza è che in mezzo la Roma sia 'corta', le sole mezzali sono Cristante e Pellegrini, due che hanno bisogno di giocare e crescere. E anche nel 4-2-3-1 De Rossi e Nzonzi sembrano identici, manca la 'mente'. E poi la spalla di Manolas, al centro della difesa. Ieri ci ha giocato Jesus, il peggiore di tutti. infine Kolarov, lontano parente di quello dello scorso anno. "Abbiamo bisogno torni presto il giocatore e il leader che conosciamo", dice Difra.
Il vero problema, però, sembra nella testa. La Roma è fragile, la cessione di Strootman ha tolto qualche certezza al gruppo, ad iniziare dai leader carismatici. "Avevamo bisogno di questa vittoria, ci avrebbe aiutato di testa e dato certezze in più – chiude il tecnico – Ora quel che dobbiamo fare è trovare cattiveria e determinazione, perché se a Madrid la mettiamo solo sul piano tecnico possiamo anche stare a casa". E chissà che la scintilla non arrivi proprio dall’atmosfera di Champions.