Uno dei momenti più duri della storia personale di José Mourinho. Dopo due stagioni altalenanti sul piano dei risultati ma nelle quali sono arrivate comunque due finali europee e pure una coppa internazionale - la Conference League del 2022 - che mancava in bacheca da 61 anni, la Roma era chiamata ad un deciso salto di qualità nel terzo anno di gestione dello Special One. Chiamato a coronare il lungo inseguimento ad una qualificazione alla Champions League che rappresenterebbe soprattutto un’immissione di capitali vitali per le casse del club e aprire a prospettive più ambiziose anche sul piano della programmazione tecnica e degli obiettivi di mercato. L’aver fallito l’accesso alle ultime due edizioni, a fronte di un monte ingaggi che è il terzo della Serie A (157 milioni di euro) e dei copiosi investimenti della famiglia Friedkin soprattutto a livello di aumenti di capitale, ha rallentato un percorso di crescita di cui però anche Mourinho è complice. Tra scelte di mercato non sempre azzeccate ed una proposta di gioco rivelatasi insoddisfacente.
CONFRONTO CON LO SPOGLIATOIO - Ieri nel centro sportivo di Trigoria, al riparo da orecchie ed occhi indiscreti, è andato in scena il tanto atteso confronto tra giocatori e staff tecnico per analizzare le tante cose che non hanno funzionato in occasione della disfatta di Genova e cominciare a preparare la delicata sfida di domenica sera contro il Frosinone. Che si presenta all’Olimpico addirittura con 4 punti in più in classifica e che diventa un avversario da superare a tutti i costi per non aumentare in maniera preoccupante il distacco già sensibile dal quarto posto. Già nel post-partita di “Marassi”, Mourinho aveva posto l’attenzione su una fase di possesso palla che non era stata sviluppata secondo quanto era stato indicato e preparato nelle sedute dei giorni prima. E proprio su questo aspetto, ossia la tenuta dello spogliatoio e la capacità/volontà di assecondare le richieste del proprio tecnico che i Friedkin vogliono vederci chiaro, dopo aver rinnovato a parole la fiducia al portoghese. Che ha tre partite prima della sosta - dopo il Frosinone c’è il Servette in Europa League e infine la partita di Cagliari - per scacciare i dubbi ed allontanare le voci di esonero.
TRA CONTE E REALTA' - Voci di esonero che iniziano a serpeggiare con sempre maggiore frequenza in un ambiente come quello della Capitale, che aveva sempre perdonato a Mourinho gli alti e i bassi dei precedenti due campioni, la mancanza di competitività in gran parte degli scontri diretti con le principali antagoniste, spostando l’attenzione sulle prestazioni dei calciatori. Ora l’idillio sembra finito e ci si interroga sulle possibili via d’uscita, per le quali vanno comunque considerati aspetti fondamentali come quello economico. Lo Special One è sotto contratto con la Roma fino al termine di questa stagione e percepisce un ingaggio netto di 7 milioni di euro: le possibilità di un addio anticipato non sono mancate in passato - come ha ricordato il diretto interessato - tra l’idea di diventare ct del Portogallo, alle suggestioni legate ad un ritorno in Premier League o un approdo in Arabia Saudita. Esonerare Mourinho oggi costerebbe molto - le dimissioni o un accordo sull’eventuale buonuscita non sono ipotesi semplici, considerando il suo storico - e ancora di più andare su un allenatore altrettanto importante per dare una scossa. Antonio Conte è il grande sogno della tifoseria romanista, ma si tratterebbe di una pista altrettanto onerosa ed impegnativa per il bilancio non propriamente sano della Roma. Come abbiamo scritto in più di un’occasione su Calciomercato.com, l’idea del management giallorosso per il futuro è di ripartire da un tecnico giovane e moderno - oltre che più economico - come Thiago Motta, che al termine di questo campionato può liberarsi dal Bologna.