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Sabatini a CM: 'Dentro o fuori, Mourinho ha tempo fino a metà ottobre. Lo spogliatoio è davvero con lui?'
Malgrado questa triplice premessa, oggi Josè Mourinho si trova nel momento più basso della sua carriera. Come la Roma, del resto, è nel punto più basso della sua classifica da chissà quanti anni.
Ma per esaminare la situazione, è bene togliere dalla dialettica quei luoghi comuni che sono distrazione di massa: il calcio non è fantacalcio, il gioco non è videogioco, il monte-ingaggi non è il valore della squadra. invece, per valutare l’operato di un allenatore, è bene ricordare le domande fondamentali per il giudizio: 1) qual è il valore tecnico e di mercato dei giocatori a disposizione?; 2) com’è il rapporto con lo spogliatoio?
Da questi due interrogativi, Mourinho esce complessivamente condannato anche senza le sue ammissioni di colpa e malgrado qualche giustificazione. In ogni caso, il verdetto sulla Roma dovrà arrivare definitivo entro e non oltre la prossima sosta di ottobre. Josè Mourinho dentro o fuori. Dentro per sempre o fuori subito: con decisione. Qualsiasi titubanza sarebbe deleteria. Pur consapevoli che l’esonero provocherebbe una clamorosa uscita di circa venti milioni (tra stipendio, staff e penale), i Friedkin dovranno prendere una decisione/investimento sia sul presente che sul futuro.
Se al completo, la Roma è una squadra di buon livello. Rimpiangere Ibanez sembra obiettivamente esagerato. Giusto invece considerare Ibanez e Smalling (assieme) i veri pilastri della difesa, a scapito di Mancini. Senza offesa, Mancini non può essere il punto di riferimento sia in campo sia in spogliatoio: né per qualità tecniche, né per comportamento. Un punto di riferimento poteva invece essere Matić. Lui sì: giocatore di spessore internazionale. Nei videogame era lento e al fantacalcio prendeva sempre 6 senza assist né gol, ma Matic era un grande giocatore di calcio: leader tecnico/tattico evidentissimo sia in campo che in spogliatoio. L’assenza di Matic (chissà perchè nessuno ne parla) vale più della partenza di Ibanez.
Il resto della Roma… Dybala, si sa: passa la settimana tra piscina e fisioterapia, poi fa un allenamento e prova a giocare. Lukaku dà e darà il suo contributo, ma non può essere “one man show”. Il centrocampo ha in Cristante il top player, e significa qualcosa questa verità un po’ nascosta. Aouar e Renato Sanches ci sono come jolly: vanno pescati quando stanno bene. Da tempo, e non da ieri, Lorenzo Pellegrini non assomiglia più a quello che tutti applaudivano. Il centrocampista tuttofare non c’è più. Resta il personaggio, simbolo attuale di Roma della Roma. E fin troppo protagonista anche in spogliatoio (ma qui si va in un altro campo, accennato pure con Mancini: quello dei gladiatori scelti dall'allenatore...).
In generale, lo spogliatoio della Roma è unito, compatto e solidale con Mourinho? L’impressione è che non lo sia, almeno al 100%. La notte buia di Genova è una sconfitta non di gioco nè di caratura tecnica e nemmeno di strategia tattica. È una sconfitta di grinta, concentrazione, voglia, partecipazione e altruismo. Esattamente come i punti in classifica (5), cinque segnali (ripetiamo: grinta + concentrazione + voglia + partecipazione + altruismo) che evidenziano se la squadra è connessa con l’allenatore. Ecco perchè urge, per la Roma e per Mourinho, una risposta sul campo che non sia limitata al risultato, più chiacchiere allegate su gioco e ingaggi. Occorre invece una risposta efficace e veritiera se (tutta) la squadra è con Mourinho. In caso di risposta negativa, le conseguenze saranno inevitabili: esonero, costi quel che costi. Ma il verdetto dovrà basarsi su vecchi concetti concreti. Non sulle nuove teorie, negazioniste delle fondamenta del pallone. Ovvero la base del calcio: tecnica, impegno e spogliatoio.