AFP/Getty Images
Roma, messaggio a Di Francesco: il cambio di modulo è l'unica soluzione
ANOMALIA - Si era notato fin da subito che il 4-3-3 del tecnico di Pescara avesse una nota stonata, a tal punto da rendere disarmonico l'intero complesso: l'estremità alta di destra, uno slot lasciato libero dalla partenza di Salah e mai più degnamente occupato. Non ha ancora portato frutti l'investimento da 80 milioni promosso da Monchi, di cui più della metà destinata all'acquisto di centravanti puri (Defrel e Schick) ed un trequartista (Under). A comprometterne l'altra, ha provveduto la sfortuna: i milioni spesi per il terzino Karsdorp, almeno per questa stagione, sono andati in fumo. Nainggolan o non Nainggolan, non è questo il problema: la Roma sabato scorso nella gara persa contro l'Atalanta ha palesato limiti organizzativi e di mobilità. E' parsa senza personalità, al cospetto di una squadra rimasta in 10 per 45' abbondanti. Le figuracce precedenti avevano fornito qualche alibi al tecnico: Sorrentino e i legni a Verona contro il Chievo; l'ampio turnover in Coppa Italia contro il Torino e le occasioni da gol create contro la Juventus. Ma il bottino è magro, e il vaso è fin troppo colmo per non apportare modifiche sostanziali: la decima stagione consecutiva senza titoli vinti sembra ormai una sentenza.
ILLUSIONE CHAMPIONS - Una Roma inedita quella vista in Champions League, che ha raggiunto il suo punto più alto nella vittoria per 3-0 sul Chelsea (dopo il 3-3 dell'andata): quella gara ha paradossalmente mostrato un tridente perfettamente tirato a lucido, con El Shaarawy, particolarmente a proprio agio a destra - ruolo a lui non congeniale - autore di una doppietta. Si è trattato invece di un episodio isolato, che nelle restanti gare stagionali non ha avuto modo di ripetersi con continuità per il Faraone. Come del resto Dzeko: più che l'incisività in area di rigore, al centravanti bosniaco sembrano mancare le palle gol che l'anno scorso hanno finito per issarlo sul gradino più alto della classifica cannonieri. La fortuna giallorossa in Champions, va detto, è dipesa molto anche dall'esito delle altre gare e in particolar modo dall'Atletico, che complici alcuni "regali", ha chiuso in terza posizione.
REVISIONE FALSO NUEVE - Esattamente due anni fa in casa giallorossa si materializzava l'esonero di Rudi Garcia, che pagò una crisi di gioco: il susseguente arrivo di Luciano Spalletti ha portato ad una rivoluzione tattica caratterizzato da iniziali avvicendamenti, prima della scelta di una soluzione consona al rendimento della squadra (che avrebbe terminato il girone di ritorno con una rimonta). Una redditizia mossa proprio da lui compiuta è stata l'adattamento di Diego Perotti a centravanti, da vero e proprio falso nueve: una figura che potrebbe tornare in voga, nell'eventualità di un nuovo schieramento che possa fare a meno degli esterni d'attacco. In materia di 4-3-3, l'ipotetico avanzamento di Florenzi come esterno d'attacco - operato dall'ex allenatore giallorosso Garcia qualche anno fa - in questo momento sarebbe una mossa scellerata per mancanza di alternative valide nel ruolo di terzino destro.
SOLUZIONE - La storia del calcio insegna che nei momenti di difficoltà di natura tattica, o dovuti alla carenza di capitale umano - per infortunio o altro - l'allenatore di turno ha sempre finito per mettere in discussione se stesso, snaturando certezze a favore di sperimentazioni indispensabili: la prova del nove, in questo momento, spetta ad Eusebio Di Francesco, un allenatore che nonostante alleni un grande club non ha ancora dimostrato di essere diventato grande. Ormai è risaputo che proseguire con il 4-3-3 è quanto di più deleterio si possa fare, così come lasciarsi traviare dalle solite schizofrenie di chi alla minima flessione è pronto a chiederti la testa, abbastanza ricorrenti sul fronte mediatico romanista. Se un nuovo abito bisognerà indossare, questo dovrà essere dotato di due punte a causa del sovrannumero di interpreti che non possono essere utilizzati diversamente: giocatori alla mano, non può esserci soluzione migliore del 4-3-1-2. Con Nainggolan trequartista: per quanto siano fresche le polemiche (e per quanto privo della mentalità vincente sia, stando alle parole di Monchi) in questo momento è indispensabile. Almeno, per tirare fino a fine stagione. L'esplosività di Nainggolan sulla trequarti alle spalle delle due punte è ampiamente prevedibile: l'anno scorso proprio con il belga a ricoprire quel ruolo Spalletti aveva suonato la carica dei suoi per l'inseguimento alla Juventus. Una trequarti che può giovare anche a Under, ancora in cerca di una collocazione che gli calzi a pennello. Un centrocampo che finirebbe per ricompattarsi, con la linea Pellegrini-De Rossi-Strootman, con il capitano all'occorrenza a fare il vertice basso davanti alla difesa. In vista del girone di ritorno, e degli ottavi di Champions League, si aspetta la risposta dell'allenatore.