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    Roma, Garcia a tutto campo: 'Il derby, il Gianicolo, il Lille...'

    Roma, Garcia a tutto campo: 'Il derby, il Gianicolo, il Lille...'

    Il sito Lavoixdunord.fr riporta una lunga intervista con il tecnico della Roma Rudi Garcia, il quale inizia dal racconto del suo approdo in giallorosso. 'A fine stagione avevo deciso di lasciare Lille e avevo bisogno di riflettere sul mio futuro - ricorda il francese -. Ero appena arrivato a Marrakech, dove ero in vacanza. Il sabato il mio agente Pascal Boisseau, che era in Cina, mi ha chiamato e ha detto che la Roma voleva vedermi. Allora gli ho detto che avrei atteso il suo ritorno prima di parlarci. Ma Pascal mi ha dato un ultimatum: la Roma voleva vedermi quel determinato giorno e basta. Ho preso un aereo alle 6 del mattino del giorno successivo e ho incontrato Walter Sabatini a Milano, e ovviamente è andata bene (ride, ndr). Ho lasciato Lille perché mi è stato proposto un buon progetto, altrimenti avrei onorato il mio contratto con il club francese. Il presidente Michael Seydoux mi aveva detto che mi avrebbe lasciato andare se avessi trovato un accordo con la Roma, il tutto è avvenuto nel massimo rispetto. Sarebbe fantastico incontrare il Lille nella prossima Champions League. Al mio arrivo a Roma ho trovato un clima teso. Al primo allenamento c'erano tante auto e tanti striscioni di insulti nei confronti dei miei giocatori, opera di una piccola minoranza infelice, che rifletteva una disillusione. Erano momenti angosciosi, ma lo sapevo, ero stato avvertito. La mia priorità è stata quella di prendere giocatori adatti al mio gioco e lavorare sull'aspetto psicologico. La frase Chi insulta la Roma è un tifoso laziale? L'ho detta perché c'era un piccolo gruppo di ragazzi che ripetevano insulti nei confronti dei miei giocatori, e allora ho pensato che fossero tifosi laziali. Come puoi sostenere la Roma ed insultarla? È una questione di rispetto. Al termine di una sessione sono andato a parlare con loro e mi sono reso conto che erano infelici. Mi hanno mostrato il tatuaggio del logo della Roma sul cuore e ho capito tutto'.

    'Per imparare subito l'italiano ho lavorato duramente con Fichaux e Bompard - spiega Garcia -. Per integrare lo studio, anche tra di noi parlavamo italiano. Io ho bisogno di comunicare molto con i miei giocatori, sia individualmente che collettivamente, soprattutto con i leader. Qui la pressione dei media è enorme, dopo una partita mi ci vuole un'ora per di incontrare la stampa. Devo rispondere alle domande dei quattro canali televisivi in un ordine specifico, e poi anche a una radio. A Lille parlavo 15 minuti. Saltare una conferenza stampa? Ammetto che ci ho pensato, ma ho subito accantonato l'idea. La scelta di blindare Trigoria è stata essenziale per lavorare e proteggere il gruppo. Ho chiesto anche a Roma Channel di non filmare. La gente era abituata ad altro, ma devo dire che tutti si sono subito adattati. Scherzando, posso dire che se avessi dimenticato di fare qualcosa in allenamento mi bastava fare il login o leggere qualche sito per sapere tutto ciò che era accaduto. La nostra forza è quella di esserci gestiti e aver vinto così partita dopo partita. Le vittorie ci hanno ispirato per continuare a giocare bene. Potevamo vincere anche gli ultimi tre incontri, ma siamo secondi ad un punto dalla Juventus, che come noi ha fatto un percorso più che eccezionale. Il nostro obiettivo rimane però l'Europa'.

    'Alla mia prima visita ufficiale ho avvertito tutti i giocatori tramite sms che stavo arrivando a Trigoria - conclude il tecnico -. In ognuno di questi messaggi ho detto loro che volevo vincere dei titoli. A Totti ho inviato il primo sms: lui è un ragazzo semplice e umile come me, gli ho chiesto se a 37 anni avesse ancora fame e mi ha rassicurato in proposito. Qui ho trovato ragazzi con un profondo rispetto per il mister, e disposti ad ascoltarmi. Eseguono i programmi alla lettera e hanno una vera e propria cultura del lavoro. Un po' come quando allenavo a Lille, ho veramente un bel gruppo. Vivo nei pressi di Trigoria, distante dal centro. Sono un tipo tranquillo, mi sono un po' arrabbiato quando un giornale ha scritto dove abitavo; ora ogni tanto i corrieri o qualche ragazzo mi suona a casa. Non sono un turista, ho degli amici romani che conoscono la storia della città. Ci sono dei luoghi nascosti e paesaggi mozzafiato, penso ad esempio al Gianicolo. Quando c'è una sosta torno in Francia, mentre le mie figlie, appena possono, vengono a Roma, perché la amano. È una grande esperienza di vita, al momento per me è molto gratificante: è un buon momento. Il derby? Impossibile descriverne le emozioni. Quando abbiamo fatto la presentazione ufficiale, ad agosto, c'erano 30mila persone allo stadio e gli amici della Lazio non hanno trovato di meglio da fare se non far passare uno striscione sopra l'Olimpico. Loro ci vogliono ricordare che Lulic ha segnato al 71' e automaticamente vogliono celebrare quel minuto. Il vento però può girare. Una frase che ho preparato è stata quella riguardante la chiesa al centro del paese: volevo intendere che l'ordine naturale delle cose era stato ripristinato con la vittoria nel derby, nessuna mancanza di rispetto'. 

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