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  • Romamania: cronaca di un disastro annunciato. Mercato senza logica e De Rossi va in tilt

    Romamania: cronaca di un disastro annunciato. Mercato senza logica e De Rossi va in tilt

    • Alessandro Austini
    No, non c’è da sorprendersi. È giusto preoccuparsi, e pure tanto, ma la partenza da incubo della Roma è la naturale conseguenza di una pessima gestione fuori e dentro il campo portata avanti per mesi. Dalla società e dall’allenatore.

    La ricostruzione della squadra è iniziata in ritardo e senza un piano chiaro, logico. Il direttore sportivo Ghisolfi, che non ha neppure questa qualifica nei quadri societari, è arrivato solo a fine maggio con una formazione da scout e poca esperienza alle spalle. Infatti non è lui a guidare le trattative, bensì una manager come la Souloukou che dovrebbe occuparsi di questioni aziendali ed è finita, come troppo spesso accade nel calcio, a sconfinare in un ruolo che non è il suo. Il giocattolo e la visibilità piacciono a tutti, ma il rischio di bruciarsi è altissimo.

    Una società così male organizzata ha iniziato il mercato pensando di cedere Dybala, Abraham e tanti altri che invece sono ancora qui, e nel frattempo ha investito quasi 100 milioni di euro per un doppione di lusso di Dybala (Soulè), un centravanti promettente ma ben lontano dalla caratura di Lukaku (Dobvyk) e un centrocampista che alla prima occasione con tutti gli altri disponibili parte dalla panchina (Le Fee). Manca come l’aria un terzino destro titolare e si pensa di risolvere il problema con il saudita Abudlhamid (in bocca al lupo), servono anche un centrale difensivo, un centrocampista muscolare, un attaccante esterno e non si capisce con quali risorse adesso potranno essere presi dei giocatori all’altezza della Roma nei pochi giorni rimasti per completare il calciomercato.

    Detto delle lacune clamorose nella costruzione della rosa, è doveroso sottolineare anche gli errori palesi di De Rossi. La formazione di Cagliari non si spiega, quella con l’Empoli è cambiata più volte nel corso della partita, generando una confusione deleteria. Giocare con Dybala e Soulè insieme è una forzatura che limita necessariamente uno o l’altro, insistere sul trio di centrocampo dello scorso anno è indice di mancanza di coraggio e di un’idea nuova, pensare di recuperare una partita inserendo Zalewski e spostando Soulè a tutta fascia sa tanto di improvvisazione. 

    Dov’è finita l’energia positiva di De Rossi, la sua capacità di trasmettere convinzione alla squadra e il tentativo di giocare un calcio propositivo? Basta osservarlo, ascoltare il tono della sua voce da un paio di settimane a questa parte e si comprende quanta poca fiducia abbia colui che la Roma dovrebbe trascinarla col suo carisma. Com’è possibile, poi, che continui a parlare solo e soltanto lui prima e dopo le partite? Un peso troppo grande anche per un simbolo romanista che è comunque un allenatore ancora inesperto. 

    Di Friedkin si sono perse le tracce, ma è adesso, nel momento più delicato della gestione texana, che c’è bisogno di un segnale forte del proprietario, che rimane il principale responsabile di tutte le scelte. Senza una scossa immediata e una serie di operazioni di mercato necessarie, si rischia di vivere un lunghissimo calvario.

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