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    Roma: chi è Mathew Ryan, il numero 12 che non accetta di essere chiamato così

    Roma: chi è Mathew Ryan, il numero 12 che non accetta di essere chiamato così

    La Roma si è mossa a sorpresa per la porta e ha definito l'arrivo dell'australiano Mathew Ryan, classe 1992, svincolato dall'AZ Alkmaar. Un portiere che ha avuto una carriera turbolenta, sempre in lotta per un posto da titolare con vari rivali nelle sue esperienze con le maglie di Valencia, Genk, Brighton, Copenhagen e soprattutto Arsenal e Real Sociedad. 

    PANCHINATO DA POTTER - Al Brighton dal 2017 al 2021, ha messo assieme più di 100 presenze in Premier League prima di venire scavalcato da Robert Sanchez, il portiere spagnolo che poi è andato al Chelsea dopo aver guadagnato le luci della ribalta con i Seagulls. La decisione è stata presa da Graham Potter, che poi ha fallito proprio nella sua esperienza a Londra. 

    L'AIUTO ALL'AUSTRALIA - Nel 2020, anno in cui l'Australia ha sofferto a causa di numerosi incendi, Ryan ha deciso di donare 500 dollari australiani (pari a 310 euro) per ogni parata che sarebbe stata effettuata dai portieri nel weekend di Premier League dopo il 10 gennaio. 

    LA LITE CON GRABARA - Ai tempi dei Mondiali 2022 in Qatar, una sua papera ha spalancato a Julian Alvarez la via del gol nell'ottavo di finale tra Argentina e Australia; Kamil Grabara, portiere polacco che giocava con lui al Copenhagen, ha twittato: "Dev'essere stata colpa della politica, vero?", alludendo al fatto che Ryan aveva dato la colpa della titolarità di Grabara ad una scelta politica da parte dell'allenatore. 

    NON UN NUMERO 12 - "Nella mia testa, non mi considero il numero 12", ha affermato Ryan in passato a The Athletic. “So che recentemente il mio ruolo è stato quello di n. 12, ma c'è una differenza tra chiamare qualcuno n. 12 e ricoprire quel ruolo. Ho faticato un po’ di più a non giocare regolarmente quando ero più giovane, ai tempi del Valencia. Ero più immaturo e lasciavo che le mie frustrazioni prendessero il sopravvento più di quanto avrei dovuto. Sono un ottimo portiere, un portiere di livello mondiale. Da quando ho lasciato il Brighton, sento che il livello a cui ho giocato nelle partite a cui ho giocato è stato piuttosto alto. Non fraintendetemi, ogni volta che la lista delle squadre sale e vedo che non sto giocando, è un duro colpo – un calcio nello stomaco – ma cerco di usarlo come motivazione per continuare ad andare avanti. Non mi fermerò finché non vedrò il mio nome lì più regolarmente". Chissà se questa disposizione d'animo, nel tempo, sarà cambiata. 
     

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