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  • Rivera: 'Io il dopo Gattuso? Milan ai milanisti... Mazzola? Prendeva più di me, noi rossoneri eravamo casciavit'

    Rivera: 'Io il dopo Gattuso? Milan ai milanisti... Mazzola? Prendeva più di me, noi rossoneri eravamo casciavit'

    Gianni Rivera, leggenda del Milan, primo Pallone d'Oro italiano, parla in vista del derby a la Gazzetta dello Sport: "Gli anni 60?Ma io per la verità vorrei parlare del 2019: finalmente prenderò il patentino di allenatore professionista Uefa».

    Si candida al dopo Gattuso?

    "Il Milan ai milanisti... può funzionare. Ma per adesso sono concentrato sulla mia Accademia del calcio, sto cercando campi nell’area di Roma, dove vivo da 22 anni".

    Già, la politica... A proposito, Mazzola si chiede come mai da onorevole accettò l’incarico di vice ministro alla Difesa. Lei, sublime giocatore d’attacco...

    "Provai ad avere lo sport ma piaceva troppo a Veltroni... Detto ciò, faccio notare a Sandro che lui partì da centravanti e poi divenne mezzala: invecchiando si arretra".

    Ma dicevamo dei suoi anni verdi e rossoneri a Milano.

    "Città che accoglie tutti e dove tutti si ambientano in fretta e finiscono per amarla. Vie ampie, la metropolitana: assai più vivibile della Capitale".

    I suoi posti del cuore o della memoria?

    "Il derby. Inteso come cabaret..."

    Con Cochi e Renato?

    "E Jannacci, Gaber... Li conobbi tutti quei geni... Mi ci portò Beppe Viola, un cronista della Rai ma soprattutto un virtuoso della parola. Grande amico scomparso prematuramente".

    Altri locali? Lei era l’idolo non solo dei tifosi maschi: bei lineamenti, sguardo assassino... Il Cristiano Ronaldo dell’epoca: una donna via l’altra...

    "Di Assassino c’era un ristorante toscano dove cenavo con Rocco, Cesare Maldini, Gipo Viani... Un rifugio! Io playboy? No, proprio no. Cioè qualche conquista capitava, posso ammetterlo. Milano sapeva essere tentatrice, una metropoli di livello europeo deve offrire anche divertimento. Però per quanto mi riguarda niente vizi, night, ore piccole: vita da atleta, lo garantisco".

    Il twist di Rita Pavone o i balli della mattonella? Non di Celentano, però, l’interista...

    "Io avevo una passione per Mina. Una voce da brividi. Ancora oggi resta la mia preferita".

    Con lei ebbe anche una segreta storia d’amore? I giornali di gossip ci marciavano molto sulle sue frequentazioni delle stelle dello spettacolo.

    "Mina era solo un’amica, davvero. Per un periodo ci si ritrovava al lunedì pomeriggio in un locale per giocare a carte. Con lei veniva Tino Buazzelli, grande attore".

    Ma certo, il Nero Wolfe televisivo... A proposito di tv, grazie a Rivera nacque... il Var. Ricorda cosa accadde quella sera del 22 ottobre 1967?

    "Ma certo: ci fu il battesimo della moviola. Sassi e Vitaletti mostrarono alla Domenica Sportiva il ralenti del mio gol dell’1-1 nel derby. Tiro che sbatte sotto la traversa e rimbalza a cavallo della linea. Dentro! Per me e il guardalinee. ‘’Forse no’’ per quell’immagine rallentata mostrata in tv, una primizia assoluta. Si vide una nuvoletta levarsi dalla linea bianca dopo il rimbalzo della palla. Ma all’epoca per delimitare il campo si usava la calce e quindi la linea di porta non sempre era perfetta".

    Questo Var la convince?

    "Ormai è indispensabile. Andrebbe ampliata la casistica. E gli arbitri non devono temerlo o esserne gelosi, va considerato un amico, li aiuta a non sbagliare. Ci fosse stato ai miei tempi avrei evitato i due mesi di squalifica per le critiche al presidente Aia Giulio Campanati. E probabilmente avrei vinto qualche scudetto in più».

    Vede che torna a quei tempi... A proposito, davvero guadagnava meno di Mazzola?

    "Sicuro, noi milanisti, squadra dei casciavit, costavamo di meno... Ricordo che dopo l’inaugurazione di un club mi portano in un bar per l’aperitivo. Entro in gruppo, si fa confusione, da un tavolo in cui c’erano degli anziani che giocavano alle carte si leva una protesta: silenzio! Al che un ragazzino dice ai quattro: ma non vedete che è Gianni Rivera? Vale cento milioni! Al che uno dei giocatori alza la testa e fa: cento milioni quel giovanotto lì? Ah povera lira, non vali proprio niente!’’.

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