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  • Rischi del caldo al lavoro: nuovo protocollo

    Rischi del caldo al lavoro: nuovo protocollo

    • Giacomo Spurio
      Giacomo Spurio
    Dati molto preoccupanti arrivavano già dell’estate 2022, in cui il caldo record ha causato più di 61.000 morti in Europa.
    Lo dimostra un’analisi epidemiologica dell’Istituto di Barcellona per la salute globale, un centro sostenuto dalla Fondazione, la Caixa, in collaborazione con l’Istituto nazionale della sanità francese, pubblicata su Nature Medicine. La stima dei morti riguarda il periodo che va dal 30 maggio al 4 settembre 2022.

    La scorsa estate, infatti, è stata una stagione di caldo incessante. I registri hanno mostrato come le temperature sono state più calde della media durante tutte le settimane del periodo estivo. 
    L’elevato numero di decessi legati al caldo in Europa evidenzia l’urgente necessità di intervenire per proteggere le categorie più vulnerabili dagli impatti delle ondate di calore. 

    Tra queste categorie rientrano sicuramente tutti quei lavoratori costretti a svolgere la propria attività a temperature elevatissime, senza protezioni adeguate. 
    Nell’estate corrente la situazione non sembra essere cambiata, il ritorno dell’anticiclone nord-africano lungo il mediterraneo, infatti, sta caratterizzando l’estate 2023, all’insegna dell’afa, grande caldo e temperature record, oltre i 40 gradi. 

    L’Italia, inoltre, è il paese europeo in cui si registrano più decessi dovuti al caldo. Così è stato ipotizzato un protocollo sui rischi del caldo al lavoro, dalla sorveglianza sanitaria alla rimodulazione di turni e pause.
    Un protocollo condiviso per l’adozione di misure di contenimento dei rischi lavorativi da esposizione ad alte temperature negli ambienti di lavoro, una bozza di 11 pagine che affronta diversi punti, dalla valutazione dei rischi legati all’età, alla presenza di patologie croniche, alla sorveglianza sanitaria e alla riorganizzazione dei turni.
    Inoltre il datore di lavoro, è tenuto ad intervenire per eliminare o ridurre l’esposizione diretta dei lavoratori ad alte temperature, pianificando le attività in giorni o orari più freschi. 

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