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    Richarlison: 'Sogno il Mondiale, ecco perché ho preferito il Watford all'Ajax'

    Richarlison: 'Sogno il Mondiale, ecco perché ho preferito il Watford all'Ajax'

    L'attaccante brasiliano del Watford, Richarlison ha dichiarato a Tuttosport in vista della sfida con il Chelsea di Conte: "Da sempre sapevo di voler diventare un calciatore. La mia famiglia mi ha sempre appoggiato, soprattutto mio padre e mio zio Elton, i miei due idoli d’infanzia: non ne ho altri. In campo erano 'crack' a Espírito Santo e anche se non sono mai riusciti ad affacciarsi su grandi palcoscenici, sono sicuro che si sarebbero riusciti ad affermare. E anche fuori sono stati dei fuoriclasse. Dopo il divorzio dei miei andai a vivere con mio padre prima e con mio zio poi perché abitava più vicino alla scuola calcio: mia zia non c’era perché era in viaggio e fu costretta a rimanere fuori più a lungo perché non c’era posto per tutti là dentro. Momenti duri che mi hanno forgiato. Dell’Italia ho sempre seguito il calcio, ma lo stesso posso dire dell’Inghilterra visto che sono cresciuto guardando la Premier, mettendomi in testa che mi sarebbe piaciuto giocare qui. Da piccolo sceglievo sempre Old Trafford ai videogame e non vedo l’ora di giocarci sul serio (13 maggio, ndc). Grazie a Dio, sono riuscito a realizzare questo sogno". 

    "La prima partita vista allo stadio? America-Santa Cruz all'Independencia. L'America è stata la prima grande che mi ha aperto le porte e che mi ha messo in vetrina. Rimasi poco più di un anno anche perché passai dalle giovanili alla prima squadra in meno di 10 mesi. Sono rimasto molto legato a loro, tanto che sono io stesso un tifoso dell’America". 

    "Il Fluminense? Conservo splendidi ricordi. La tifoseria mi è stata sempre vicina. Sui social vedo che mi continuano a mandare messaggi di affetto e molti sono anche diventati tifosi del Watford per me. La mia dedizione per il Flu ha dato frutti. Fla-Flu è un derby unico: si blocca tutta Rio, ma ne parla anche tutto il Brasile. Dicono che il 'classico' più affascinante del paese ed è vero. Io però segnai in un derby giocato su campo neutro, all’Arena das Dunas, a Natal, quindi lontano da Rio. Nonostante questo, il clima e l’atmosfera di quella partita furono incredibili. Gli spalti erano strapieni e io segnai proprio in quell’occasione il primo gol con la maglia del Fluminense, al rientro da un grave infortunio". 

    "Watford? La presenza di Marco Silva è stata determinante. Era quasi tutto fatto con l’Ajax quando lui mi ha chiamato per portarmi in Inghilterra. E siccome giocare in Premier era sempre stato il mio sogno, ho accettato senza pensarci due volte. Una squadra con un buon potenziale, un ottimo allenatore che parla la mia lingua e che quindi poteva aiutarmi ad adattarmi più facilmente al campionato, sono stati elementi decisivi nella mia scelta. Gomes è come un fratello. M’ha aiutato a trovare casa, macchina e tutto ciò che mi serviva per trasferirmi e stare tranquillo. Quello che lui ha fatto finora per me è stato fondamentale anche per il mio rendimento in campo: mi ha permesso di avere la mente sgombra. I Pozzo mi hanno accolto benissimo e la società ha fatto di tutto per farmi sentire subito a casa. Finora abbiamo dimostrato di essere all’altezza di ogni avversario. Non potevamo immaginare di trovarci in zona Champions a questo punto del campionato. Le aspettative sono quelle di una salvezza tranquilla, ma abbiamo dimostrato di poter andare ben al di là di questo". 

    "Il Manchester City è una squadra assurda. Sono tipi contro cui ho sempre giocato contro ai videogame, e adesso ho l’opportunità di sfidarli nella vita reale. È una squadra con un alto tasso tecnico, ben allenata. Poi c’è Gabriel Jesus contro cui avevo già giocato quando ero al Fluminense e lui al Palmeiras, ma non ci ho parlato prima di venire qui. Quel giorno abbiamo avuto occasione di conoscerci un po’ e scambiarci i numeri. È uno specchio per tutti i giovani che lasciano il Brasile con la speranza di avere successo in Europa". 

    "Mondiale? Ovviamente uno dei miei sogni è vestire la maglia della nazionale maggiore. Ho già avuto l’onore di indossare quella dell’Under-20 senza però aver avuto la possibilità di rappresentare il Brasile ai mondiali. Sto lavorando duramente e facendo di tutto per farmi notare e ovviamente un’eventuale convocazione sarebbe una conseguenza diretta. La Seleçao è stata e sarà sempre una motivazione in più per fare bene e spero di realizzare il sogno di andare magari già in Russia al prossimo Mondiale, perché no?". 

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