Qui Frosinone: 'A Clà, che te serve?'
Carpi e Frosinone in serie A..... e mo' chi je lo dice ar presidente da‘a Lazio?! Un merito indubbio va pur riconosciuto, Lotito aveva già previsto tutto in tempi non sospetti: “ Se me porti su il Carpi… una può salì …. se mi porti squadre che non valgono un c…. noi fra due o tre anni non ci abbiamo più una lira…..fra tre anni se ci abbiamo Frosinone …. chi c…. li compra i diritti? Non sanno manco che esiste Frosinone…..”. Bravo! quanno ce vò ce vò. Solo che poi si torna lì, alla tendenza a considerare il gioco del calcio affar suo. Par di sentirlo Pallavicino nella sede dei biancocelesti: “a Cla’, e prova a dare un merito anche ad altri una buona volta!”, mentre si accapigliava sul rinnovo di Goran Pandev. “guarda che poi questa incapacità ti si rivolta contro”. “A Pallavici’ ma che ne vò sapé te che fai er procuratore. Ho sarvato 'a Lazio dar baratro, mo' arivi te.” Si d’accordo, conosciamo i tuoi meriti, ma parlavamo d'altro. Il piano finanziario, lo stadio delle aquile, la squadra che esprime un buon gioco (anche se poi andrebbe capito perché spesso si squaglia sul traguardo). Tutti meriti indubbi, però parlavamo d’altro. A Loti’, non puoi dirigere, presiedere, allenare, capitanare, giocare, arbitrare, distribuire i biglietti allo stadio, staccare il gas al cucinotto di villa San Sebastiano (sia mai a qualcuno venisse in mente de fasse du’ spaghi). A Cla’, e facce tocca' palla pure a noi! Niente da fare, il pallone lo porta lui e fa come c…o je pare.
Eccolo lì in tenuta d'ordinanza, la vecchia cara felpa patriottica, entrare nel sottopasso al San Nicola. Mezza nazionale inalberata vedendolo apparire nello spogliatoio, in barba al gigantesco conflitto di interessi: espressione avulsa dal suo vocabolario. Povero Tavecchio! Già costretto ad arrampicarsi sugli specchi dopo la “bella uscita” di Optì e le banane. Ci mancavano solo gli sproloqui telefonici dell’ex consigliere federale in pectore Claudio Lotito.
Che poi, diciamola tutta, di calcio ne mastica pure: Felipe Anderson, Candreva, Klose, De Vrij ed il giovane Keita. Lo stesso Pioli. E ancora Pandev, Behrami, Liverani, Rocchi, Ledesma, Kolarov, Radu, Lichtsteiner. Qualche errore ci sta, chi non ne commette. Solo che poi non accetta mezzo consiglio, neppure dialoga. Quando parla generalmente spiega, raramente ascolta una voce fuori dal coro degli adulatori o una semplice critica, anche costruttiva. Forse proprio per questa incapacità di valorizzare il merito altrui la sua Lazio non ha mai compiuto il salto definitivo.
“Carpi e Frosinone” è il trionfo di Davide su Golia, racconto epico che offre una metafora (sportiva) al coraggio: affrontare le sfide della vita, anche dinanzi a scogli apparentemente invalicabili.
Il Carpi ha dominato; il Frosinone eretto una fortezza. Entrambe hanno consolidato due blocchi vincenti: il gruppo promosso dalla Lega Pro e pochi mirati ritocchi. Lezione magistrale. Raggiunto un certo equilibrio di spogliatoio non serve stravolgere, anzi può esser deleterio. Vallo a spiegare a Corvino. Giunto a Bologna nel mese di gennaio con la squadra lanciata per la promozione ha speso molto ridisegnandola a sua immagine e somiglianza, ottenendo però risultati peggiori. Fossi nei panni del patron Saputo ci penserei. Che dire poi del Bari? La scorsa stagione, pur sull’orlo del baratro, era ad un passo dal miracolo. Di quella squadra sono rimasti (sì e no) in 4 e il campionato è stato fallimentare. Consolidare nel calcio paga, ad ogni livello: si legga Juventus, che aggiunge solo dove serve.
"Se me porti su Carpi...e Frosinone....", aveva capito tutto. A Cla’, vabbé che te sei te, mo' però spiegame chi c...o se li pija 'sti diritti!!