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  • Quelli della partita finita 42 a zero non sono ragazzini, sono 'mostri'

    Quelli della partita finita 42 a zero non sono ragazzini, sono 'mostri'

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Qualcuno di loro avrà anche avuto la faccia tosta di vantarsi con gli amici. Qualche genitore avrà fatto i complimenti al figlio protagonista dell’”impresa”. In questo mondo capovolto può accadere persino questo e nessuno riesce a provare un minimo d imbarazzo. Quarantadue a zero. Un punto ogni minuto e quaranta secondi. Non era una partita di basket. Era una gara valida per il campionato giovanissimi tra le squadre sarde del Fanum e della Caletta. Un autentico massacro agonistico per gli ospiti più piccoli di due anni e schierati in dieci che, nell’arco dei due tempi di mezz’ora ciascuno, hanno dovuto subire una ”punizione” inconcepibile difficile da dimenticare.

    Facile invece immaginare i commenti e gli sfottò che avranno dovuto subire in classe dai compagni o al parco giochi dagli amichetti perché, si sa, i bambini spesso sanno essere spietati e non si pongono problemi di autocensura. Un autentico trauma per le vittime della gara. Arduo, nel contempo, pensare all’allenatore del Fanum il quale, come adulto pensante e sportivo praticante, avrebbe dovuto dare una calmata a quei suo ragazzini i quali non erano più tali, ma degli autentici “mostri”. Vincere non significa inferire o annientare. Non è ciò che insegna lo sport.

    Ora qualcuno parla di inchiesta da aprire. Un’indagine che porterebbe a nulla. Servirebbe, invece, una bella lezione ai ragazzini-mostri del Fanum. Potrebbe dargliela Roberto Mancini, il ct azzurro sempre molto attento anche al sociale. Invitare quelli del 42 a zero un pomeriggio a Coverciano e farli giocare un’oretta contro la nazionale titolare istruita precedentemente a non fare sconti e a non avere pietà. Così, tanto per vedere l’effetto che fa.
     

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