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  • La 'regia' di Motta, Zirkzee-Ferguson e Calafiori: i segreti del Bologna formato Champions

    La 'regia' di Motta, Zirkzee-Ferguson e Calafiori: i segreti del Bologna formato Champions

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    È nato pronto Thiago Motta, regista, ed è stato allenato dai migliori: Mourinho, Ancelotti, Gasp e van Gaal solo per dirne quattro. Poteva non diventare il nuovo guru della Serie A, il cervellon dei cervelloni dei giochisti? Evidentemente no, l’appuntamento col destino era già scritto. Eccola, dunque, l’ascesa, l’affermazione anche in panchina; è arrivata a Bologna ma c’era chi l’aveva intravista già da prima, fra gli alti e bassi delle piccole che lottano per salvarsi. In ogni caso tra giovanili del Paris, Genoa, Spezia e Bologna ormai si è fatto una discreta esperienza da allenatore, e con questo passaggio ai quarti ai danni dell’Inter e la zona Champions in campionato adesso è più in tendenza della tuta grigia della Ferragni. Lo vogliono tutti. Ma qual è il segreto del suo Bologna? E in un futuro imminente, quale big potrebbe indossare meglio la sua morbida lana d’angora?

    L’ULTIMO DEI 4-2-3-1 - Intanto un fatto: non sono molti i 4-2-3-1 di questo campionato. I più costanti e meno ibridi sono guarda caso quelli di Italiano e appunto Thiago Motta, che sono (in compagnia di Simone Inzaghi quanto a bel gioco) gli allenatori più cool della Serie A. Forse è l’eredità di De Zerbi, un filone preciso tra i giochisti, o forse nel caso specifico di Thiago Motta è un mix dei tanti insegnamenti ricevuti. Una risultante. Certo è che fra le prime quattro è l’unico che riesce a spingere al massimo le due fasi con una difesa a quattro, se è vero come è vero che il suo calcio è spettacolare e moderno, e al tempo stesso vanta la terza miglior difesa del torneo con solo 12 gol subiti dietro a Inter (7) e Juve (10). Fondamentale in questo senso la scoperta/intuizione di Calafiori centrale, una delle più belle sorprese di questo girone d’andata, al quale viene affiancato spesso un altro nuovo acquisto, ossia l’olandese Beukema (protagonista a Milano e contro la Roma, come vedremo tra poco). Ma quello che sorprende ancora di più è la forza del collettivo, i principi di gioco e i valori che rimangono al di là del turnover. L’etica del sacrificio condivisa e applicata da tutti senza protagonismi stupidi, senza le pose o le mossette. Per intenderci, le azioni che fanno sono bellissime e tra un momento ne parleremo, ma che dire, per esempio, dell’atteggiamento di Ndoye e Ferguson in questo frangente?

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    Questa pressione doppia su El Shaarawy induce l’esterno giallorosso ad allungarsela e ad andare a sbattere contro Posch (fra parentesi, un signor terzino col vizietto del gol). Insomma discende da qui la palla recuperata che genera l’uno a zero di domenica al Dall’Ara. Dall’atteggiamento difensivo e collaborativo di un trequarti e di un esterno d’attacco. Dalla loro fedele e zelante applicazione.

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    Dopodiché dobbiamo parlare della costruzione del Bologna. Quando la conquistano, i rossoblù la trattano con estrema intelligenza. Tenete a mente la struttura del Bologna in zona palla, la leggera superiorità numerica e il movimento ad accorciare di Cristante su Ferguson. Succedono diverse cose mentre Beukema e Freuler se la scambiano. La più importante è l’intuizione di Freuler.

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    INTELLIGENZA AL POTERE -
    Possiamo dire infatti che Beukema in questo caso fa un passaggio filtrante meraviglioso, superlativo per un centrale, ma sarebbe ancora riduttivo. Tutto nasce da Freuler, l’ennesima novità del Bologna di quest’anno. È lui che trasforma un possibile rondo in una azione pericolosa, iper verticale. Con questo movimento evidenziato nell’immagine sotto sfrutta lo spazio lasciato da Cristante, costretto ad accorciare su Ferguson. E così spacca la Roma. Questo succede quando si dispone di un ex del Gasp, da ex del Gasp.

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    TIPI DI ESTERNI - A quel punto si scatena Ndoye, che con Orsolini è l’esterno elettrico del Bologna. Se da una parte abbiamo l’ex Milan Saelemaekers, bravo a gestire la palla e ad associarsi tra le linee, a destra c’è una saetta, che punisce coi suoi tagli ogni ritardo minimo, ogni cattivo posizionamento, ogni mismatch che si può inevitabilmente generare nel corso di una partita (vedi il duello in velocità con Sensi di mercoledì sera). Qui abbiamo due giocate pazzesche di Freuler e un attacco alla profondità perfetto da parte di Ndoye.

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    Da non trascurare anche l’atteggiamento iper offensivo dell’altro centrocampista centrale del Bologna. In questa azione non solo Freuler si sgancia, ma contemporaneamente c’è anche altissimo Moro al posto di Ferguson… infatti sarà lui a portare il Bologna in vantaggio raccogliendo a rimorchio il cross basso di Ndoye.

    IL PACCHETTO ZIRKZEE-FERGUSON - Ma a proposito di trequarti, non possiamo non dirci “fergusoniani”. Il primo a esserlo è lo stesso Thiago Motta, che conosce bene il valore e la funzione importantissima svolta dallo scozzese. Il Bologna mostra Zirkzee, ma Zirkzee funziona così bene perché è dentro una relazione splendida con Ferguson fatta di interscambi, duetti e complementarietà di movimenti. Un caso esemplare il gol contro la Lazio. Si parla dell’olandese come di un centravanti di manovra, un regista offensivo, ma guardate la regia nascosta di Ferguson in questa situazione particolare. Guardate com’è profonda la sua comprensione del gioco.

    La 'regia' di Motta, Zirkzee-Ferguson e Calafiori: i segreti del Bologna formato Champions

    Indica a Saelemaekers Zirkzee dietro di sé mentre “spinge” verso la porta Romagnoli. La Lazio ha il terzino destro fuori posizione, Patric, il centrale di destra, è uscito per tamponare l’attacco in fascia di Saelemaekers. C’è un potenziale due contro uno lungo l’asse centrale del campo. Zirkzee e Ferguson contro il solo Romagnoli (Marusic è ‘fissato’ da Orsolini…)

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    Ed ecco quando il pallone arriva a Zirkzee il movimento di Ferguson. Sembra voler sfruttare proprio quel dettaglio.

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    E in effetti alla fine Romagnoli si troverà proprio tra due fuochi. In sostanza il tandem offensivo di Thiago Motta non è composto solo dalle brillanti giocate di Zirkzee ma anche da questa intelligenza silenziosa e furtiva di Ferguson, a cui non si attribuisce mai abbastanza peso nell’economia generale del gioco del Bologna.

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    DUNQUE IN QUALE BIG? - Giunti alla fine di questa analisi, dovrebbe essere abbastanza facile individuare quale potrebbe essere il profilo della big più adatta al bel calcio di Thiago Motta. Escluderei quelle con un forte accento sulla difesa a tre, quindi Juventus e Inter, a meno di grandi stravolgimenti all’orizzonte. Se proprio devo scegliere, delle due indicherei naturalmente l’Inter, e non solo per il suo passato in nerazzurro. Inzaghi è molto più vicino a Motta di quanto si possa pensare, anche più di Pioli. Tuttavia vedrei come molto più naturale un suo approdo al Milan. Aggiungerebbe equilibrio al lavoro dell’attuale tecnico rossonero e soprattutto ne migliorerebbe il palleggio, con conseguente gioco meno prevedibile e in definitiva più votato alle associazioni che alla idolatria della potenza.
     

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