Quando il Genoa pagò i giocatori del Milan per giocarsi lo scudetto sotto la Lanterna
IL MILAN E IL GENOA DEI PIONIERI - L'albo d'oro del campionato italiano di calcio non lascia spazio a dubbi: nelle prime 7 edizioni – dal 1898 al 1904 – ben 6 volte il Genoa risulta vincitore, partecipando a tutte le finali. Il Genoa degli inglesi è dunque davvero il club numero uno in Italia tra la fine del '800 e l'inizio del '900, la squadra da battere, la squadra che domina il calcio italiano. L'unico campionato che il Genoa non riesce a vincere è quello disputato nel 1901. Come abbiamo già avuto modo di raccontare, nel 1901 il Milan riesce a vincere in finale contro il Genoa e diventa così campione d'Italia: la finale del 1901 da un lato segna la prima sconfitta per il Genoa della sua storia, dall'altro consegna il primo titolo di campione d'Italia al Milan. Insomma se il Genoa è la squadra dominatrice, il Milan è il club che meglio di altri riesce a mettere in difficoltà i “maestri” anglo-liguri.
IL CAMPIONATO DEL 1902 - Con l'inizio del 1902 il Milan, dunque, si presenta come campione d'Italia in carica. Ai nastri di partenza del campionato 1902 si iscrivono ben 8 squadre, mai così tante da quando la Federazione lo ha indetto nel 1898. Oltre al Milan, che come campione in carica è ammesso direttamente alla finalissima, si iscrivono le due genovesi Genoa e Andrea Doria, la milanese Mediolanum e ben quattro torinesi: Juventus, Football Club Torinese, Audace e Società Ginnastica. Alla guida della Federazione proprio agli inizi del 1902 al marchese Ferrero da Ventimiglia è succeduto l'ingegner Vicari che da subito ha dovuto decidere sul “format” da dare al campionato. Viene deciso di suddividere le partecipanti in gironi regionali, uno ligure e uno piemontese, la vincente del ligure avrebbe spareggiato con la squadra milanese iscritta e la vincente in semifinale secca avrebbe giocato contro la vincente piemontese per l'accesso alla finalissima.
Il campionato inizia domenica 2 marzo a Torino con il match tra Juventus e F.C. Torinese che termina 1 a 1 e con la netta vittoria dell'Audace sulla Società Ginnastica per 5 a 2. La domenica successiva a Torino è in programma la seconda giornata, ma la Società Ginnastica si ritira dal torneo e dunque l'unica gara che viene giocata è quella tra Juventus e Audace, gara che vede la netta vittoria degli juventini per 6 a 0. Nella stessa domenica a Genova va in scena il primo derby cittadino, vinto dal Genoa per 3 a 1 ai danni dell'Andrea Doria. Molto interessante è riportare come La Gazzetta dello Sport racconta ai propri lettori l'esito delle partite di quella domenica:
“Domenica scorsa a Genova si è dibattuta la Gara di eliminazione fra a S.C.A.D.G. e il G.F.B.C.C. Vinse il secondo con 3 porte contro due fatte dalla Doria. Il giorno 19 la Mediolanum si recherà Genova per battersi col G.F.B.C.C.
Domenica 9 corrente ebbe pure luogo a Torino una gara di eliminazione fra il F.B.C.J.T. e lo S.C.A.T. Vinse la Juventus con 6 porte contro zero. La cronaca però dice che il giuoco fu fiacco e alquanto disordinato pur segnalando come si è detto un grande vantaggio per il F.B.C.J.T.
La partita fra la S.G.T. ed IL F.B.C.T. non ebbe luogo essendosi ritirata la Società Ginnastica Torinese”.
Leggere oggi questi articoli scritti oltre un secolo fa di un calcio così lontano può far sorridere, eppure è proprio grazie a quei giocatori, dirigenti e giornalisti se ancor oggi ci appassioniamo a questo gioco.
Per farla breve, a Torino al termine delle eliminatorie il F.C. Torinese ha la meglio sulla Juventus e si qualifica alla semifinale del 6 aprile nella quale soccombe al Genoa dopo i tempi supplementari per 3 a 4, incontro diretto dal milanista Kilpin in qualità di arbitro.
IL GENOA TORNA CAMPIONE D'ITALIA - Il Genoa, quindi, si qualifica per la finalissima e per la quinta volta in cinque edizioni può giocarsi il titolo di campione d'Italia. La squadra campione in carica è il Milan e sul suo campo si sarebbe dovuta giocare la finalissima, ma le cose andranno diversamente. La società rossonera aveva infatti già il 6 chiesto di giocare la finalissima due settimane dopo in quanto il 13 aprile il suo campo era indisponibile. La Federazione nega il posticipo e il Genoa a quel punto propone di giocare a Genova la gara. Come ricostruito da Fondazione Genoa, il Comitato Direttivo del Genoa propone di giocare a Genova la finale garantendo a ciascun componente del Milan un rimborso spese di 15 lire, una cena in un ristorante del centro città e una gita notturna in barca. La proposta viene accettata dal Milan e così domenica 13 aprile la finale tra Genoa e Milan viene disputata sul campo del Genoa anziché su quello dei campioni in carica del Milan.
Le due squadre si presentano con queste formazioni:
Genoa: Spensley; Rossi I, Ghigliotti; Pasteur I, Senft, Passadoro; Agar, Salvadé, Dapples, Cartier, Pasteur II.
Milan: Ermolli; Suter, Wagner; Ferraresi, Davies, Angeloni; Dubini, Wade, Kilpin, Negretti, Mädler.
Il Genoa vincerà 2 a 0 con le reti di Salvadé e Pasteur II vendicando la sconfitta dell'anno prima e riportandosi a casa il titolo di campione d'Italia, titolo che conquisterà anche nei due anni successivi. E la gita notturna in barca? Come ricordano Aldo Merlo e Renato Tosatti nel loro volume Questa è la storia del Genoa dopo la partita “un banchetto in onore dei milanesi splendidamente servito al ristorante Cambio adunava le squadre dei footballers. (…) La giornata si chiuse con una riuscitissima gita notturna sul mare”.
Decisamente l'aspetto più bello del football dei pionieri!
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)