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    Può scendere dal carro solo chi c'era salito, non eravamo i più forti d'Europa

    Può scendere dal carro solo chi c'era salito, non eravamo i più forti d'Europa

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Altro che carri da cui salire e scendere, altro che Portogallo o Turchia da affrontare martedì, altro che Mondiale. Se ne riparlerà nel 2026, forse. Due volte di fila a casa e davanti alla tv, mestamente, a capo chino, con un po’ di vergogna e da campioni d’Europa. Può scendere dal carro solo chi c’era salito e non aveva considerato le due partite vinte ai rigori a luglio, la buona sorte che ci ha accompagnato per tutta l’estate al punto da farci credere di essere i migliori e che improvvisamente ci ha voltato le spalle in autunno, costringendoci alla beffa di Palermo.

    Ci sarà tempo e modo di capire cosa rimane di questa Italia campione d’Europa ma espulsa dal mondo. Ci sarà chi difenderà Mancini e chi gli rimprovererà di essersi tenuto troppo stretti gli eroi di Wembley, senza capire in tempo che era meglio cambiare, dare spazio per esempio a Tonali, promosso dal campionato, al posto di chiunque in mezzo al campo. Dettagli. Ma sono i dettagli che fanno la differenza. All’Europeo, Chiesa è stato asso tra gli assi. Mancini e Allegri sanno quanto sarebbe stato utile contro Villarreal e Macedonia. Anche questo fa la differenza.

    Ma non parliamo per favore di pance piene e meno voglia di correre e lottare come già fanno quelli che sul carro sono saliti a spinta. L’Italia non è la squadra più forte d’Europa, anche se ha vinto l’Europeo. Ma questo lo sapevamo tutti anche a luglio, solo che non lo si poteva dire e probabilmente in quel momento non era nemmeno giusto farlo. Una partita si può vincere o non vincere per un rigore segnato o sbagliato, e allora occorre accettare anche di restare un’altra volta a casa dal Mondiale.

    Mancini ha un contratto fino al 2026 e chissà se lo rispetterà o se dopo questa notte di tremenda delusione cambierà qualcosa. Le sue prime parole, per quello che possono valere, non escludono alcuno scenario. Di certo il ct riporta l’Italia dove l’aveva trovata, fuori dal mondo e dal Mondiale.

    Due volte senza Mondiale, come la Francia nel ’90 e nel ’94, la seconda volta con un gol beffa subìto in casa dalla Bulgaria, a pochi istanti dal termine proprio come noi dalla Macedonia. Nel ’98, i Bleus di Jacquet e Zidane tornarono e vinsero il titolo. Non ci resta che sperare e il tempo purtroppo non ci manca.
     

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