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Pozzetto 80 anni in rossonero ora sogna il Monza in Serie A
In effetti c’è stato un tempo lunghissimo in cui i nomi di Cochi Ponzoni e di Renato Pozzetto parevano definire un’unica persona. Un poco come quelli di Stanlio e di Ollio ai quali i due cabarettisti italiani avevano “rubato” il famosissimo “balletto” con le gambe che si muovevano all’unisono. Strano vederli separati. Erano i gemelli del gol dello spettacolo popolare e talvolta lunare che dispensavano alle nostre platee. La”ditta” si era formata al Derby di Milano, il locale per eccellenza di tutti gli artisti con la vocazione alla risata intelligente e alla musica d’autore. La squadra, oltre a loro due che erano i pivelli, era composta da Gaber, Jannacci, Fo, i Gufi e il nostro caro amico e collega Beppe Viola dei quali Cochi e Renato furono allievi attenti e competenti. E quando al gruppo si aggiunsero Teocoli, Abatantuono e Paolo Rossi due avevano già preso il volo.
Respirare e lavorare al Derby significava anche essere irriducibili tifosi del Milan e di quel Rivera che faceva immalinconire Jannacci il quale lo immortalò nella stupenda canzone “Vincenzina e la fabbrica” perché il capitano non segnava più. La “malattia” rossonera colpì più duramente Renato Pozzetto il quale, oggi giorno del suo ottantesimo compleanno, conferma che la sua passione non si è per nulla intiepidita malgrado il cuore sia rimasto prigioniero di “quel Milan là” per il quale si poteva anche perdere la testa. Pozzetto, comunque, non si nega un nuovo sogno. Ricorda di aver recitato in un film di Corbucci dive interpretava il ruolo di un detective di Monza. Una delle sue battute era: “Non verremo mai in Serie A”. Adesso, rammentando gli splendori rossoneri della coppia Berlusconi-Galliani, si sbilancia deciso e afferma che “finalmente il Monza potrà venire in Serie A.
Intanto è bello oltre che doveroso poter celebrare il compleanno di un artista il quale, senza bisogno di ricorrere a volgarità assortite da avanspettacolo, ci ha fatto ridere, sorridere e pensare perché, diciamolo, alla fine della fiera si scopre che la gallina è davvero un animale intelligente in mezzo alla nebbia intellettuale della Val Padana. Hanno sempre avuto ragione loro, Cochi e Renato che continuano ad essere una cosa sola e non soltanto per Thoeni.