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  • Piqué difende Barcellona in campo, politica e mercato: è già 'presidente'

    Piqué difende Barcellona in campo, politica e mercato: è già 'presidente'

    • Giorgio Baratto, inviato in Spagna
    In questi ultimi giorni al tormentone sull'eventuale passaggio di Neymar Junior dal Barcellona al PSG si è aggiunto un nuovo, inatteso, protagonista: il difensore dei blaugrana e della nazionale spagnola Gerard Piqué. La foto in compagnia del brasiliano e il commento lapidario riferito al compagno di squadra ("Rimane"), pubblicati sul suo profilo Twitter, hanno fatto il giro dei quotidiani sportivi di mezzo mondo. Non tanto perché l'esternazione di Piqué abbia posto fine alla "querelle" tra i Neymar, padre e figlio, e il Barcellona, piuttosto perché, per l'ennesima volta Piqué ha preso una posizione che non ci si aspetterebbe da un "semplice" giocatore, bensì da un dirigente del club.

    FUTURO PRESIDENTE - Beninteso, il commento di Piqué lascia il tempo che trova in relazione al futuro del brasiliano, lo stesso entourage di Neymar ha espresso perplessità sul "tweet" del catalano, lasciando intendere che la situazione, al momento, non si è ancora risolta, però con ogni probabilità il messaggio del difensore catalano non era rivolto solo ai mezzi di comunicazione, era un messaggio forte diretto ai tifosi e ai dirigenti del Barça. Come si è commentato in Spagna, un'esternazione che ci si sarebbe aspettati dal Presidente della squadra, non da un giocatore della stessa. Non possiamo però dimenticare che solo pochi mesi fa, Gerard Piqué a domanda diretta ha ammesso che un giorno non gli dispiacerebbe diventare Presidente dei blaugrana, e agli occhi di molti tifosi catalani possiede tutte le caratteristiche per diventarlo.

    IL FIGLIOL PRODIGO - La storia da calciatore di Piqué sembra essere stata scritta dallo sceneggiatore di un serie televisiva, una di quelle che arriva senza problemi alla decima stagione. Nato a Barcellona e cresciuto nella Masía (il vivaio blaugrana) dove viene allenato, tra gli altri, dal compianto Tito Vilanova, che ritroverà poi in prima squadra, Gerard lascia la città natale non ancora 18enne per trasferirsi al Manchester United. In inghilterra debutta nel calcio professionistico e, nel 2008, vince la sua prima Champions dopo aver eliminato proprio il Barcellona in semifinale. L'anno successivo torna a casa, e con il Barça vince la sua seconda Champions battendo in finale gli ex-compagni di squadra e il suo mentore Alex Ferguson. Da quel momento in poi Piqué, con il Barcellona e con la nazionale spagnola, vince tutto quel che si può vincere: altre due Champions, 6 campionati spagnoli, 5 Coppe del Re, 5 Supercoppe di Spagna, 3 Supercoppe d'Europa, 3 Mondiali per Club, a cui si aggiungono la Coppa d'Europa e il Mondiale del Sud Africa con le Furie Rosse.

    ETERNO RIVALE - C'è chi ritiene che Piqué, al di là dei titoli conquistati, non sia il miglior difensore centrale spagnolo, soprattutto se paragonato a Sergio Ramos, però ciò che crea un legame a doppio filo tra Piqué è il Barcellona è sempre stata la sua capacità d'incarnare il puro spirito catalano. Piqué non ha peli sulla lingua e lo ha dimostrato innumerevoli volte. I battibecchi e le accuse verbali nei confronti degli eterni rivali del Real Madrid ormai non si contano più. La famosa "manita" dopo il 5 a 0 rifilato al Real di Mourinho fa ormai parte della storia del Barça, se a questo aggiungiamo che, la decisione di Piqué di lasciare la nazionale dopo il mondiale di Russia sia maturata a causa dei continui fischi con cui viene accolto il difensore catalano quando la Spagna gioca "in casa", risulta evidente che il tifoso del Barcellona si senta più in sintonia con il numero 3 dei blaugrana che non da Josep Bartomeu e colleghi. Questa sera, in occasione della sfida amichevole contro, guarda caso, il Manchester United, Piqué apparirà in sala stampa, non è dato sapere se chiarirà il senso del suo commento relativo a Neymar, ma di sicuro non si nasconderà di fronte ai giornalisti, come ha sempre fatto, ed è questo che piace ai tifosi catalani, è questo che fa pensare che un giorno, forse, Gerard sarà presidente del Barcellona. 

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