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  • Plusvalenze, perché Juve e Napoli la faranno franca mentre il Chievo è stato penalizzato

    Plusvalenze, perché Juve e Napoli la faranno franca mentre il Chievo è stato penalizzato

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    Il caso delle plusvalenze, che Calciomercato.com ha denunciato prima e con maggior forza di chiunque altro grazie al lavoro di Pippo Russo, rimanendo a lungo una voce quasi isolata, finalmente è andato sulle pagine di tutti i giornali. Perché? Semplice: perché si è mossa la Consob, la quale ha segnalato alla Covisoc l’anomalia nelle valutazioni di alcuni calciatori da parte di società quotate in Borsa. E allora la Procura federale ha aperto - ha dovuto aprire - un’inchiesta. Che finirà con l’archiviazione, dopo qualche mese di indagine.

    Sui 62 trasferimenti indicati, addirittura 42 riguardano la Juve. In più c’è il caso Osimhen, che coinvolge il Napoli per un’operazione molto onerosa. Tanti oggi si (e ci) chiedono: cosa rischiano i club che hanno fatto uso in modo così smaccato delle plusvalenze per le loro operazioni di maquillage al bilancio? La risposta è netta: non rischiano nulla. E a chi si stupisce perché tre anni fa il Chievo è stato penalizzato per le operazioni fittizie con il Cesena - e lo sarebbe stato anche il club romagnolo se nel frattempo non fosse fallito - diciamo che esiste una differenza profonda: in quel caso c’era la prova.

    I tribunali federali non sono mai entrati nelle valutazioni dei calciatori sul mercato. La linea guida è sempre stata la seguente: come possiamo stabilire quanto realmente possa costare un giocatore? E’ vero, ci sono giovani poi finiti tra i dilettanti che sono stati trasferiti per milioni di euro da un club all’altro, ma chi è davvero in grado di dimostrare che si sia trattato di illeciti amministrativi e non, invece, di operazioni di mercato sbagliate? Questo è il principio al quale si è ispirata la giustizia del calcio. Nel caso Chievo-Cesena, invece, si è andati a fondo perché c’era quella che viene definita “pistola fumante”, ovvero la prova inconfutabile: intercettazioni telefoniche nelle quali un dirigente del Cesena dell’epoca - sotto inchiesta da parte della magistratura ordinaria per altri motivi - si accordava con il Chievo per definire le plusvalenze poi effettivamente realizzate e messe a bilancio.

    Può cambiare questa situazione? Al momento no, perché dovrebbero mutare le regole. Non a caso il presidente federale Gravina ha subito spento ogni possibilità di andare a fondo nella vicenda: “Siamo coscienti della nostra impossibilità di agire”. Finirà a tarallucci e vino, insomma, finché non si deciderà di inserire nel regolamento alcuni parametri che permettano di attribuire almeno una valutazione credibile ai calciatori in base alle categorie, al passato, all’età. Ma non ci sono avvisaglie che qualcuno intenda prendersi la briga di cambiare un malcostume che sta disintegrando economicamente il nostro calcio. L’ex procuratore federale Pecoraro, che ha lottato a lungo contro le plusvalenze, se n’è andato quando ha capito che questa volontà non esisteva.

    @steagresti
     

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