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    Planicka, le uscite a valanga della rondine boema: le sassate dei tifosi della Juve e la maledizione delle finali

    Planicka, le uscite a valanga della rondine boema: le sassate dei tifosi della Juve e la maledizione delle finali

    • Alessandro Bassi
      Alessandro Bassi
    Praga è ancora una cosmopolita città del'Impero austro-ungarico quando nel giugno del 1904 nel quartiere cittadino di Žižkov – o per meglio dire – nella Repubblica Popolare di Žižkov, da sempre culla di idee e fervori rivoluzionari e che successivamente diventerà il cuore operaio della Praga comunista, nasce František Plánička, portiere della Cecoslovacchia vice campione del mondo nel 1934 e destinato a diventare immortale per la sua caratteristica uscita “a valanga”.

    LA RONDINE BOEMA - Nato, come detto, a Žižkov il 2 giugno 1904, inizia giovanissimo a giocare al pallone e dopo alcune stagioni in formazioni giovanili, nel 1923 la vita di Plánička prende decisamente un nuovo sentiero quando viene tesserato dallo Slavia Praga allenato dallo scozzese John Madden. Diventa titolare nel 1925 e lo resterà sino al 1939, l'anno del suo ritiro. Con lo Slavia vince ben 8 titoli nazionali oltre ad altri 5 non ufficiali e detiene il record di presenze in Mitropa Cup, all'epoca la competizione internazionale per club più importante d'Europa. L'altezza di Plánička non è certo quella che ti aspetti in un portiere, eppure supplisce al suo metro e settantaquattro generoso con un'agilità e una reattività inusuali per l'epoca. Ciò che non difetta in lui è il coraggio e la disponibilità di gettarsi senza paura in mischia sui piedi degli avversari ad afferrare la palla “ a valanga”: un modo di interpretare il ruolo di portiere che è un suo “marchio di fabbrica”. Plánička però è anche elegante e reattivo, i suoi voli plastici tesi ad abbrancare la sfera ben presto gli valgono il soprannome di “rondine boema” e lo portano ad essere considerato uno dei migliori portieri del suo tempo. Gioca quasi mille partite con la maglia dello Slavia, veramente una seconda pelle per lui tanto che celebre è l'episodio che lo vede protagonista all'età di 90 anni quando esprime il desiderio di vedere ancora una volta il suo Slavia vincere il titolo prima di morire. Lo Slavia dagli anni '40 non è più stato in grado di affermarsi ma proprio nel 1996, un paio d'anni dopo questa richiesta, riesce a tornare a vincere il campionato ceco. Pura casualità, uno dei tanti miracoli che punteggiano il romanzo del calcio o il giusto tributo ad uno dei giocatori più importanti della storia del club?

    AD UN PASSO DALLA COPPA - L'apice della carriera Plánička lo raggiunge in Italia, nell'estate del 1934, ai Mondiali. L'edizione italiana mette in competizione tre dei portieri considerati migliori degli anni '30 del XX secolo: lo spagnolo Zamora, l'italiano Combi e il cecoslovacco Plánička. Proprio nel 1934 Plánička arriva a giocarsi la Coppa del Mondo in finale contro l'Italia, senza peraltro riuscire a vincerla perché, come sappiamo, la rete di Schiavio nei tempi supplementari regalerà la Coppa Rimet agli Azzurri. Curiosamente la carriera di Plánička ha molti intrecci con il calcio italiano. Il suo esordio con la nazionale cecoslovacca è del 1926 proprio in occasione di un match contro la nazionale italiana. Saranno ben 10 le volte che Plánička difenderà la porta della Cecoslovacchia contro gli Azzurri. In Italia, soprattutto grazie ai racconti di Vittorio Pozzo il suo nome circola in continuazione accrescendone la fama e il mito. Sempre in Italia Plánička è protagonista di un episodio molto particolare. Nel 1932 con il suo Slavia Praga Plánička viene a
    Torino a giocare la gara di ritorno di Mitropa Cup contro la Juventus
    . Di quella drammatica partita abbiamo già avuto modo di parlare in altra occasione. L'andata era terminata 4-0 per i praghesi, a Torino la Juventus chiude il primo tempo in vantaggio 2-0 e tutto pare potersi rimettere in gioco. Ad inizio ripresa Plánička improvvisamente si accascia al suolo e viene portato negli spogliatoi, dove si rifugia l'intera squadra. Cos'è accaduto? Già da un po 'di tempo il pubblico torinese aveva iniziato a lanciare sassi in campo e pare che uno abbia colpito il portiere. Come è andata a finire lo sappiamo. L'arbitro, trascorsa una decina di minuti senza che lo Slavia si ripresentasse in campo, decreta la fine della partita. Il comitato della coppa un mese dopo decide di squalificare entrambe le società e così a trarne beneficio è un'altra squadra italiana, il Bologna che vince la coppa senza affrontare nessuno in finale. Davvero beffardo il destino di Plánička. Sempre ad un passo dal traguardo, Plánička non riesce mai a sollevare un trofeo internazionale. Finalista nel 1934 con la Cecoslovacchia in Coppa del Mondo, per due volte con lo Slavia arriva in semifinale di Mitropa Cup. Beffardo il destino, si diceva. Nel 1938 Plánička partecipa ai mondiali francesi e in quell'occasione è tra i protagonisti di una delle partite più violente, passata alla storia come la “battaglia di Bordeaux”. Cecoslovacchia-Brasile: tre espulsi, botte da orbi, Nejdly che si frattura una gamba e lo stesso Plánička che termina l'incontro con il braccio destro fratturato e la clavicola fuori posto. Incidente che non solo impedisce a Plánička di giocare la ripetizione ma che gli impedisce anche di poter giocare con lo Slavia l'edizione della Mitropa Cup di quell'anno che – guarda caso! - sarà l'unica che i praghesi riusciranno a vincere.

    (Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)
     
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