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Piqué e il retroscena di mercato: "Sono stato vicino alla Juventus, ho tentennato"
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"La Kings League è un mix di eSports e calcio tradizionale. Noi usiamo il calcio perché sappiamo che è lo sport più seguito al mondo, ma allo stesso tempo applichiamo tante regole proprie dei videogames. L’intensità delle partite è il nostro specifico e il pubblico più giovane si sente coinvolto nel progetto. Ci sono le carte segrete, c’è un dado che lanciamo dalle tribune e se esce il due è due contro due per due minuti. La fruizione è rapida, mentre 90 minuti sono lunghi. A tanti giovani risulta difficile trascorrere ore davanti alla televisione per seguire una partita di calcio tradizionale. Noi abbiamo provato ad adattare il calcio a qualcosa di più breve, di molto più breve, ma super impegnativo, quindi due tempi di 20 minuti in cui succede tutto velocemente e si esalta la varietà di situazioni".
L'IDEA - "Negli ultimi anni al Barça mi resi conto che guardavo sempre meno calcio in tv, allora iniziai, anzi iniziammo a pensare a come avremmo potuto creare qualcosa che potesse attrarre i giovani, coinvolgendoli maggiormente. Devo dire che abbiamo fatto centro. I creatori di contenuti e gli streamer stanno aumentando in modo esponenziale, si sono formate comunità molto ampie di fan. Ogni streamer è proprietario di una squadra col proprio logo, i propri colori. Dalla Spagna la Kings è arrivata in America, in Messico, ci sono squadre in Colombia, Perù, Cile, Argentina. Lunedì saremo a Torino per presentarla al mercato italiano. Da voi partiremo a gennaio. Allenatore? Magari in futuro rientrerò nel calcio facendo altre cose. In questo momento mi sento focalizzato e a mio agio. Fare l’allenatore però non mi interessa, vent’anni di routine mi hanno portato alla saturazione. Ogni giorno l’allenamento, la partita ogni tre o quattro, avevo proprio bisogno di staccare».
GUARDIOLA E IL BARCELLONA - "Avevamo quote di talento incredibili. Ma l’aspetto più straordinario di quel periodo è proprio la combinazione con Pep. Arrivammo praticamente insieme al Barça, io giocatore, lui in panchina. C’erano Messi, Xavi, Iniesta, Puyol, Busquets, eravamo fatti in casa, figli della Masia. Ci conoscevamo da sempre, l’intesa è risultata naturale, altrettanto facile seguire il modello di Pep. Penso che a livello tattico e strategico sia un genio, sa leggere la partita, prevedere come andrà a finire, ti dà tutti gli strumenti necessari per poter contrattaccare o difendere. E poi nella trasmissione del messaggio motivazionale è inarrivabile, e riesce a mantenere alta e costante l’attenzione del gruppo anche per più anni. Era complicatissimo, in uno spogliatoio di così alta qualità e che aveva vinto tanto, garantire lo stesso livello prestazionale, lui cambiava addirittura linguaggio".
VICINO ALLA JUVENTUS - "L’ultimo anno a Manchester, prima di andare al Barça, stavo per passare alla Juventus. Tornato a casa, non ho più avuto tentazioni. Era il 2007".
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Alle nuove generazioni, pure le scorregge paiono lunghe