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    Pippo Russo: Zeman, cosa ne pensa dei premi a vincere? E voi lettori?

    Pippo Russo: Zeman, cosa ne pensa dei premi a vincere? E voi lettori?

    Giusto il tempo di recuperare un passo decente, e ecco la stangata. La missione di Zdenek Zeman sulla panchina del Lugano si complica giusto due giorni dopo la vittoria 1-0 sul terreno dello Young Boys, che aveva allontanato le perplessità generate dalla sconfitta “zemaniana” (1-6) rimediata quattro giorni prima sul terreno del Grasshopper. E al centro del caso che mette in difficoltà il tecnico boemo e il club ticinese si ritrova giusto l’autore del gol vincente a Berna: Patrick Rossini, attaccante ticinese classe 1988, in forza al club dallo scorso gennaio. Rossini è stato squalificato per 12 giornate, assieme al compagno di squadra Igor Djuric. Quest’ultimo è un difensore centrale anch’egli classe 1988, dotato di nazionalità svizzera e serba. E vi stupirà scoprire che per cinque stagioni è stato un tesserato dell’Udinese. Dove non ha mai giocato, ma in compenso ha viaggiato in prestito da un club a un altro facendosi notare poco o nulla. Il club friulano lo prende nell’estate del 2006 dal Bellinzona e lo tiene due anni nel limbo, per poi spedirlo in C1 a Arezzo dove nella stagione 2008-09 il ragazzo gioca soltanto 11 partite. Poi a luglio 2009 il prestito all’Eupen (serie B belga), che non gli fa vedere il campo nemmeno in cartolina e a dicembre lo rispedisce in Friuli. A gennaio 2010 Djuric va in prestito al club d’origine, il Bellinzona, che lo restituisce all’Udinese in giugno. Da lì in poi, due stagioni in prestito al Kriens, che gioca nelle categorie minori svizzere, fino a che il vincolo con i bianconeri friulani scade, giugno 2012. A guardarci bene dentro, senza accontentarsi dei racconti apologetici, il famoso Modello Udinese è anche questo. Quanto alla parte rimanente della carriera di Djuric, c’è una sosta a Chiasso da luglio 2012 a gennaio 2015. Poi l’approdo a Lugano, nel club che disputa la Challenge League (serie B) e lotta per la promozione. Gennaio 2015 è anche il mese in cui a Lugano approda Patrick Rossini, in prestito dallo Zurigo. E evidentemente i due nuovi arrivati familiarizzano subito, come dimostra la vicenda da cui deriva la squalifica di 12 turni.

    Succede infatti che il Lugano guidato da Livio Bordoli si stia giocando in volata col Servette l’unico posto in palio per andare in Super League. A tre giornate dalla fine è in calendario il derby del Ticino fra Lugano e Chiasso, mentre il Servette ospita un tranquillo Schaffenhausen. Lì avviene il fatto. Due calciatori del Lugano, la cui identità rimane dapprima misteriosa, avvicinano tre calciatori dello Schaffenhausen promettendo un premio a vincere. Chiedono loro di dare il massimo per battere il Servette, promettendo una ricompensa a cose fatte. I tre ne parlano nello spogliatoio, alla presenza dell’allenatore. Che dal canto suo dice di non essere interessato, e aggiunge che lui la partita col Servette va comunque a giocarsela per vincere. E in effetti lo Schaffenhausen, a sorpresa, vince 2-1 a Ginevra. Il Lugano fa il suo, vincendo largamente (4-1) il derby ticinese. È lì che si decide il campionato. La settimana successiva arriva a Schaffenhausen una busta piena di denaro: 20 mila euro, non franchi svizzeri (QUI). Il presidente del club, Aniello Fontana, denuncia il fatto alla Lega (QUI). E quasi subito i due calciatori che avrebbero presentato l’offerta vengono identificati in Djuric e Rossini (QUI). Fra l’altro, Rossini ha militato nello Schaffenhausen per quattro stagioni e fino al termine della precedente. È stato da lì che lo Zurigo l’ha prelevato nell’estate del 2014. E dopo che Rossini viene pubblicamente identificato come uno dei due latori dell’offerta, lo Zurigo rescinde immediatamente il contratto con lui (QUI). Lo fa perché la pratica di pagare premi a vincere, che ne regolamenti di molte leghe nazionali è oggetto di un vuoto normativo, è esplicitamente vietata dall’articolo 135 del regolamento di lega svizzero. Il che porta alla squalifica di Djuric e Rossini (oltreché alla multa di alcuni calciatori dello Schaffenhausen e all’ammonizione dell’allenatore, colpevole di omessa denuncia) sancita alla vigilia di Ferragosto (QUI).

    Adesso si apre la strada dei ricorsi. Ma il rischio per il Lugano, e per Zeman, è quello dii rinunciare ai due giocatori per grossa parte della stagione.

    Rimangono due questioni da definire, una legata allo specifico della vicenda e l’altra di carattere generale. Per quanto riguarda lo specifico, bisogna chiedersi se davvero i due calciatori abbiano agito per iniziativa personale. Così risulterebbe dal procedimento, ma le perplessità rimangono. Per quanto riguarda l’aspetto generale, sarebbe giunto il momento di dire una parola definitiva sulla liceità o no dei premi a vincere. Che da un punto di vista etico sono cosa estremamente discutibile, ma da molte parti vengono ritenuti tollerabili e inoltre quasi mai incontrano un’esplicita sanzione regolamentare. In paesi come la Spagna il tema è molto discusso. Nel 2007 si pronunciò in loro favore Lionel Messi, e venne massacrato dall’opinione pubblica. E l’anno scorso tornò alla carica sul tema Luis Rubiales, il presidente dell’assocalciatori spagnola, che propose la regolamentazione dei premi a vincere. Furono di nuovo polemiche, anche perché Rubiales espresse la posizione favorevole ai premi a vincere giusto nei giorni in cui il calcio spagnolo affrontava l’ennesimo caso di match fixing.

    Il tema è controverso, e sarebbe il caso che i protagonisti del calcio (Zeman in primis) facessero conoscere la loro opinione in proposito. E i lettori cosa ne pensano? Secondo voi i premi a vincere sono moralmente leciti? Andrebbero regolamentati o proibiti?

    Pippo Russo
    @pippoevai

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