Pippo Russo: Gerson, la Roma e i signori Mangrovia. Chi controlla il brasiliano?
Ma sono altri i dettagli dell’affare che meritano di essere analizzati. E il più importante fra essi riguarda il controllo dei diritti economici di Gerson. Soltanto il 70% di questi appartengono al Fluminense. Quanto al restante 30%, circolano due versioni. La prima sostiene che la divisione è la seguente (LEGGI QUI): 7,5% a Traffic Sports, una multinazionale brasiliana del marketing sportivo di cui è proprietario José Hawilla, personaggio coinvolto nello scandalo Fifa (LEGGI QUI); un altro 7,5% sotto il controllo di un soggetto ignoto; e il rimanente 15% nel portafoglio di Mangrove Capital Partners, fondo d’investimento con sede a Lussemburgo. L’altra versione sostiene invece che pure quel 7,5% “ignoto” apparterrebbe al fondo Mangrovia, che così vedrebbe la sua partecipazione su Gerson ammontare al 22,5% (LEGGI QUI). Ciò su cui le due versioni concordano è l’indicazione di un nome, quello del vero regista dell’operazione che conduce il fondo lussemburghese a mettere le mani sui diritti economici di Gerson: Marc Ingla. Un personaggio paradigmatico di quel sistema chiamato economia parallela del calcio globale.
Ingla è uno di quei soggetti che il sociologo americano Richard Florida inserirebbe nella galleria della “classe creativa”. Un manager di grande abilità, specializzato in settori cruciali della New Economy: media, marketing, telecomunicazioni. Soprattutto, Ingla è stato vicepresidente del Barcellona dal 2003 al 2008, ai tempi della presidenza di Joan Laporta. In quel ruolo aveva la delega al settore media e marketing, e fu lui a firmare due contratti significativi per i blaugrana: quello di sponsorizzazione con Nike, e quello da allenatore fatto sottoscrivere a Pep Giardiola. A assisterlo nella definizione dell’accordo con Guardiola fu Txiki Begiristain, direttore sportivo del Barça. Nel frattempo Ingla era cresciuto come imprenditore grazie a Cluster Consulting, una società di consulenza fondata assieme a alcuni rampanti personaggi della New Economy catalana. Fra costoro c’era Ferran Soriano i Compte, che come Ingla faceva parte del consiglio d’amministrazione raccolto intorno a Laporta. Quel consiglio d’amministrazione è stato abbattuto nel 2008 da un voto di sfiducia che avrebbe voluto colpire anche Laporta. Invece il presidente resisterà fino al 2010. E quando infine molla la carica, fra i tanti che devono abbandonare il Barcellona c’è anche Beguiristain.
A quel punto le strade di Marc Ingla e Ferran Soriano, almeno in apparenza, sono divise. I due hanno venduto Cluster Consulting realizzando un notevole profitto. Ingla prosegue a pieno ritmo nel mondo della finanza, mentre Soriano nel 2009 viene nominato amministratore delegato della Spanair, una compagnia aerea in profonda crisi. L’ex socio di Ingla dovrebbe risanarla, e invece sotto la sua guida Spanair va definitivamente in bancarotta a gennaio 2012. A settembre dell’anno scorso Soriano è stato condannato a pagare, assieme ai vertici di Spanair in carica al momento del fallimento, un risarcimento da 10,8 milioni. Gli è stato pure comminato il divieto di rappresentare parti economiche e gestire denaro altrui sul territorio spagnolo per la durata di due anni (LEGGI QUI). Nel frattempo, però, Ferran Soriano ha trovato un altro lavoro. Da settembre 2012 è CEO del Manchester City, e subito ha chiesto che come direttore sportivo gli venisse affiancato un signore che si chiama Txiki Begiristain. È stato Soriano a guidare il progetto d’internazionalizzazione del Manchester City, che porta i Citizen a comprare la franchigia MLS di New York City (dove nelle scorse settimane è approdato Andrea Pirlo) e quella australiana del Melbourne FC. E è stato sempre lui, in coppia con Begiristain, a condurre le trattative di mercato. Compresa quella che ha da poco portato Edin Dzeko dal Manchester City alla Roma. I termini di questo accordo, come si può leggere dal comunicato pubblicato sul sito ufficiale giallorosso (LEGGI QUI), parlano di 4 milioni per il prestito del primo anno, e di un diritto di riscatto da 11 milioni per l’anno prossimo, condizionato “al verificarsi di determinate situazioni sportive”. Di una chiarezza esemplare.
Dal canto suo, Marc Ingla ha fatto un altro percorso. A aprile 2012 è entrato in Mangrove Capital Partners, un fondo che investe in settori a alta tecnologia e in paesi economicamente in ascesa come Russia e India. I vertici del fondo vogliono ampliare allo sport, e specificamente al calcio, il raggio degli investimenti. Del resto, cofondatore e presidente di Mangrovia è Gérard Lopez, un lussemburghese che attualmente è presidente e team principal della Lotus in Formula 1, oltreché impegnato in due club calcistici: il CS Fola Esch, club della serie A lussemburghese in cui Lopez ha giocato da ragazzo e di cui ora è presidente, e il Club Deportivo Lugo, serie B spagnola, di cui è presidente e proprietario. È lui a dichiarare al Financial Times che Mangrove è pronto a costituire “un veicolo finanziario” per investire 500 milioni di euro nel calcio (LEGGI QUI). Nel 2013 Mangrove prova a comprare il club francese del Lens. L’operazione non riesce (LEGGI QUI). Ma pochi mesi dopo, febbraio 2014, Laurent Pichonnier, persona data come molto vicina a Gérard Lopez nonché managing director della Global Finance Consult, annuncia la costituzione di un fondo d’investimento lussemburghese specializzato in partecipazioni su diritti di calciatori. Quel fondo viene battezzato Fair Play Capital (LEGGI QUI), e fra i suoi consulenti c’è l’avvocato Pierfilippo Capello, figlio di Fabio (LEGGI QUI).
Questa è la rete di soggetti e personaggi tessuta intorno a Marc Ingla e a Mangrove Capital Partners. Da queste parti andrà a finire il 15% o il 22,5% della cifra pagata per l’acquisizione di Gerson. Si sta parlando di TPO, formula messa al bando dalla circolare 1464 della Fifa. Possibile che alla Roma non se ne siano accorti?
Pippo Russo
@pippoevai