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    Pippo Russo: Zamparini licenzi se stesso

    Pippo Russo: Zamparini licenzi se stesso

    Non era una questione di risultati o di gioco, ma di statistica: Beppe Iachini era durato troppo. Un campionato quasi intero di B, uno intero di A, e il terzo arrivato alla pausa novembrina per le attività delle nazionali. “E chi sono io, Babbo Natale?” deve essersi chiesto Maurizio Zamparini. Uno che se può impedire ai suoi allenatori di mangiare il panettone, lo fa. E che lo mandò persino di traverso a chi aveva osato scherzarci sopra. Fu Devis Mangia (ironia dei nomi) che nel 2011, alla vigilia di un derby a Catania fissato per il 18 dicembre, si presentò in sala stampa e scartò il dolce natalizio. Ne mangiò una fetta davanti alle telecamere, per festeggiare d’essere riuscito a arrivare a Natale, però mal gliene incolse. Perché il Palermo perse male il derby e Mangia si ritrovò esonerato. Affettare il panettone anzitempo non vale.

    Nel caso di Iachini il problema delle feste di fine anno è stato evitato. Cacciato via nella prima metà di novembre, ha fatto appena in tempo a mangiare la Frutta Martorana, come in Sicilia vengono chiamati i dolci a base di pasta reale che sono tradizione per i Morti. Lo sostituisce Davide Ballardini, che forse è stato l’unico capace di andarsene via da Zamparini senza esserne cacciato. Successe nel 2009, e per il presidente rosanero dev’essere stato un bello smacco. Figurarsi, lui se gli gira licenzia una città intera, come quando nell’estate del 2002 mollò Venezia e portò un blocco di giocatori a Palermo, come si trattasse di arredi d’ufficio e materiale sportivo. Chissà da quanto tempo sognava di avere di nuovo Ballardini alle proprie dipendenze, per poterlo licenziare in santa pace. Da oggi in poi per l’allenatore romagnolo inizia il conto alla rovescia, sapevatelo.

    No, nemmeno io so se il tono di questo articolo sia ironico o serio. Di sicuro c’è che le circostanze raccontate fin qui a proposito di Maurizio Zamparini sono tutte vere, e tutte realmente accadute. Così come è realmente accaduto che Beppe Iachini sia stato cacciato dopo aver vinto una partita, e aver portato il Palermo più o meno dove ci si aspettava fosse a questo punto del campionato: al dodicesimo posto, con 14 punti in 12 gare. Gli si chiedeva una salvezza senza patemi. E fin qui, fra alti e bassi, il rendimento è stato quello. E invece niente, non ha avuto nemmeno il tempo di godersi la vittoria e una meritata pausa di campionato. Va a ingrassare la lista degli allenatori cacciati da Zamparini, a proposito della quale va rilevato un dato statistico. Dei cinque tecnici fin qui esonerati in A, ben quattro sono passati sotto Zamparini ricevendone il benservito: oltre a Iachini, si tratta di Delio Rossi, Giuseppe Sannino e Walter Zenga. Il solo Fabrizio Castori non ha avuto l’onore. E se tanto ci dà tanto, vedendo anche l’andamento delle loro squadre, a Stefano Colantuono e Stefano Pioli mi sento di dire: #statesereni.

    E in verità la fine di Iachini era già scritta, data l’insistenza con cui nell’ultimo periodo il presidente-patron gli aveva fatto tiro al bersaglio. Dopo la gara persa a Napoli, Zamparini aveva soavemente dichiarato che il tecnico meritasse d’essere preso a calci in culo, e qualche settimana prima aveva detto che il Palermo gli pareva la peggiore squadra della serie A. Come se quella squadra non l’avesse costruita lui, il presidente. Autore in estate dell’ennesima rivoluzione di mercato, e attento nelle scorse settimane più all’utilizzo di Dybala fatto da Allegri alla Juventus che alle sorti del suo club. Meglio non guardare alle cose di casa propria, o tuttalpiù limitarsi a fare la voce grossa da padrone quando vanno molto male. Tanto lui è l’unico a non poter essere esonerato, e in fondo paga anche per questo e tutti gliene sono grati. Ognuno si balocca come crede, e Zamparini ha i suoi modi per farlo. Gli piace ingaggiare e licenziare allenatori, entra in crisi d’astinenza se sta troppo tempo senza cacciarne uno. E si gloria quando accade che mandi la squadra in ritiro punitivo e poi quella vince la partita successiva. È successo due volte nelle ultime due stagioni. Quando in piena stagione il gruppo, con acuta scelta logistica, è stato spostato dalla Sicilia a Gradisca d’Isonzo. Dice che a Trondheim c’era il tutto esaurito. Visti gli effetti, caro presidente, le do un consiglio. Ci si chiuda lei in ritiro, a Gradisca d’Isonzo. Facciamo un paio d’anni. Magari viene fuori un Palermo da Scudetto.

    @pippoevai

     

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