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    Pippo Russo: Putin e Blatter, il Nobel dell’autocrazia

    Pippo Russo: Putin e Blatter, il Nobel dell’autocrazia

    Accogliamo con serenità l’endorsement di Putin al colonnello Blatter affinché gli venga assegnato nientepopodimeno che il Premio Nobel. Senza specificare quale sia il Nobel da conferirgli. Quello dell’Economia, per esempio? A ogni modo va benissimo così, e per cortesia risparmiatevi di sghignazzare alla battuta dello Zar, ché il tipo è suscettibile. E capisco quanto sia difficile prendere sul serio la proposta, espressa ieri nel corso di un’intervista rilasciata al canale televisivo svizzero RTS (LEGGI QUI). E invece dovreste, perché fuori da ogni ironia le parole del presidente russo contengono un messaggio politico non indifferente. Soprattutto è il timing a lasciar intendere quale sia il gioco che è stato avviato.

    Le parole di Putin giungono infatti a due giorni di distanza dal sorteggio, tenuto a San Pietroburgo, dei gironi di qualificazione ai Mondiali 2018. Una cerimonia a margine della quale Blatter ha ribadito l’impegno della Fifa a far celebrare in Russia quell’edizione dei mondiali, chiudendo così la strada alla possibilità che gli sviluppi dell’inchiesta condotta dal FBI possano determinare lo spostamento di sede dei Mondiali. Perfetta intesa, e del resto fra autocrati ci s’intende al volo. Ma più d’ogni altra cosa c’è il messaggio politico lanciato al mondo del pallone e alle diplomazie interazionali: Blatter è sotto tutela della Russia. Un dettaglio che su Calciomercato.com segnalammo poco più di un mese fa (LEGGI QUI). In quell'occasione, oltre a rimarcare che Blatter non aveva ancora fatto seguire le dimissioni effettive a quelle annunciate, sottolineammo come l’intervento del ministro degli Esteri russo Vitali Mutko a proposito del diritto del presidente Fifa a partecipare al sorteggio di San Pietroburgo fosse un pesante messaggio politico. A cui si aggiunge il rilancio di ieri, a opera del presidente russo in persona. Per la Russia il mondiale del 2018 è un affare politico di primaria importanza, come già lo sono state le Olimpiadi invernali di Sochi dell’anno scorso. Di questo grande affare politico Joseph Blatter è stato e continua a essere il garante. Per questo è lecito chiedersi se davvero il colonnello s’appresti a passare la mano, o se non stia per caso preparando un nuovo colpo di scena contando sullo scorrere del tempo.

    C’è infine da dare conto di un dettaglio letterario. Qualche tempo fa ebbi modo di parlare di Blatter con un personaggio che frequenta le alte sfere dell’Uefa. Era dicembre, e lo scandalo Fifa era di là da venire e nemmeno ipotizzabile. Chiacchierando del delirio d’onnipotenza del colonnello, l’interlocutore mi raccontò un aneddoto. Durante una delle ultime occasioni in cui lo aveva incontrato, il mio interlocutore chiese a Blatter se non si sentisse meritevole del Premio Nobel per la pace, in conseguenza della vasta attività di diffusione del calcio in giro per il mondo. Glielo chiese per scherzo, ovviamente. E invece Blatter prese la cosa molto sul serio, dimostrando fra l’altro che l’idea d’essere un papabile al Nobel per la Pace gli passasse per la testa già da un pezzo. Disse che ancora i tempi erano un po’ prematuri, lasciando intendere di lavorare per farli maturare. Un uomo con una smisurata autostima. E adesso che ci si è messo un altro grande uomo di pace come Putin, a alimentare in lui quell’ambizione, chi fermerà più la volontà del colonnello di mettere le mani su quel premio?

    @pippoevai

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