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    Pippo Russo: lo sdegno per Leonardi

    Pippo Russo: lo sdegno per Leonardi

    Due giorni fa il Latina ha cambiato allenatore. I risultati non esaltanti hanno compromesso l’avventura dell’ex difensore juventino Mark Iuliano, che lascia la squadra a metà classifica con 13 punti dopo 11 giornate, due lunghezze sopra la zona playout e quattro sotto la zona playoff. Lo sostituisce Mario Somma, che a Latina è nato e dunque nella sua città può far ripartire una carriera inceppata dopo i fasti toscani di Arezzo e Empoli. Auguri a lui e ai tifosi della squadra pontina. Con l’aggiunta di una certezza: saranno pochi a rimpiangere il Mario Somma opinionista Rai.

    Si tratterebbe dell’ennesimo caso d’avvicendamento in panchina se non fosse per chi lo ha gestito, e sta in generale gestendo le sorti del Latina: Pietro Leonardi. Sì, proprio quel Pietro Leonardi che era amministratore delegato e direttore generale del Parma, e che assieme al presidente Tommaso Ghirardi ha prodotto la situazione da cui è venuto il fallimento del club. Lo si era visto uscire di scena ai primi di marzo, quando con la sorte della società già quasi irreversibile rassegnò le dimissioni. Motivi di salute, fu la giustificazione. E mentre la salute del nostro veniva minata, il Parma calcio e Parma città si vedevano infliggere una sfilata di personaggi fra i più variegati. Come l’avvocato Fabio Giordano, quello che non ricordava il nome del fondo aspirante acquirente (e mai venuto allo scoperto). O il gioielliere piacentino Pietro Doca, presidente per circa un quarto d’ora, inizialmente scambiato dai media per uno straniero e presentato sui giornali come “Doka”. O il petroliere albanese Rezart Taci e il suo uomo di fiducia Ermir Kodra, un ventinovenne sulla cui “K” non vi sono stati dubbi di sorta, contrariamente al gioielliere piacentino. E infine il mitico Giampietro Manenti, quello del bonifico dalla Slovenia che non arrivava mai, e che fece prima lui a passare dal gabbio.

    Tutti quanti a mettere in scena la farsa nel mezzo della tragedia. E è bene richiamarli alla memoria adesso. Perché da quei fatti e da quelle facce è trascorso nemmeno un anno, ma l’oblio pare averli inghiottiti come fossero roba di una ventina d’anni fa, o personaggi d’una pessima fiction sospesa prima che ne venisse ultimata la messa in onda. Invece sono stati, e sono, tutti veri. E tutti sono veramente passati dal Parma, con la motivazione ufficiale di dover raddrizzare la situazione lasciata in eredità dalla coppia Ghirardi-Leonardi.

    Sappiamo come sia andata a finire al Parma, e quale umiliazione sia stata inferta a una tifoseria, a una città, e a un gruppo di professionisti che hanno onorato fino all’ultimo l’impegno agonistico. Adesso la squadra crociata è in serie D, e al di là d’ogni ottimismo il cammino di risalita sarà lungo. Nessuno potrà restituire ciò che è stato bruciato dall’incapacità di alcuni – perché quantomeno l’incapacità deve essere data per assodata, in attesa che altre colpe vengano certificate nelle dovute sedi. Ma almeno una cosa ci si poteva augurare: che tutti i protagonisti dello sfascio non rimettessero più piede nel mondo del calcio. Era il minimo, e avrebbe dovuto essere cosa scontata.

    E invece no. Perché Pietro Leonardi, quello che a marzo aveva lasciato per motivi di salute, è rientrato in pista subito. Fin dall’estate, quando ancora era sotto inibizione. Un provvedimento contro il quale aveva presentato ricorso presso il Tribunale Federale Nazionale, che nel rigettarlo il 24 agosto sottolineò (fra gli altri) il dettaglio di un prestito personale fatto dal Parma allo stesso Leonardi per 1,2 milioni di euro. Di sicuro c’è che a luglio l’ex amministratore delegato del Parma fosse di nuovo in condizioni di sana e robusta costituzione. Quanto bastava per mettere il proprio sperimentato talento da dirigente a disposizione di un altro club, il Latina. E poi, scaduti i ben 6 mesi d’inibizione (dura lex), eccolo ufficialmente nominato direttore generale del club pontino, il 22 ottobre. A soli 7 mesi dalle dimissioni per malattia, a soli 4 mesi dal fallimento del Parma.

    Da settimane gli ex del Parma denunciano questa situazione. L’ultimo in ordine di tempo, giusto ieri, è stato Alessandro Lucarelli. Che si è rivolto al presidente federale Carlo Tavecchio per segnalargli l’anomalia. Senza ricevere risposta. Del resto il sindaco di South Park, fra una battuta sugli ebreacci e una considerazione su Optì Pobà, ha scarso tempo residuo per prendere in considerazione la questione. Ennesimo segno dello scollamento fra chi governa il calcio italiano e chi lo gioca o lo tiene in piedi attraverso la propria passione. Perché lo sdegno di Lucarelli appartiene a coloro che ancora in Italia amano il calcio, e cercano tutti i giorni un motivo per non smettere di farlo. Se la federazione ha ancora un ruolo politico – e parlo dell’istituzione, non del suo presidente – batta un colpo su questa vicenda. Perché vedere ancora Pietro Leonardi nel mondo del calcio, come se nulla fosse accaduto, è cosa tutt’altro che normale.
    @pippoevai

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