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Pippo Russo: Il mercato ragionato 1. Juve, i ritardi si pagano
1) Vengono considerati nuovi arrivi tutti i calciatori che abbiano concluso la stagione 2014-15 in una squadra diversa da quella in cui giocano nella stagione 2015-16. Questo criterio si applica anche ai calciatori che siano andati via in prestito a gennaio 2015 dal club che li schiera adesso, per poi tornarvi a giugno 2015. 2) Per “posizione” si intende uno dei posti nella formazione che scende in campo. Le posizioni, com’è ovvio, vengono calcolate in 11 per ogni partita, e i minuti giocati da ogni squadra per ogni partita sono 990 (90 x 11). I 90 minuti vengono usati come misura temporale standard di gara, senza tenere in considerazione i tempi di recupero. Quest’ultima scelta è fatta per evitare un ulteriore aggravio nella collezione dei dati e per non falsarli in termini statistici. Ogni posizione in campo si vede assegnare 90 minuti in termini di calcolo, e ciò vale anche in caso di espulsioni perché la posizione in campo è una variabile statistica, e non appartiene al singolo calciatore. Considerando che stiamo ragionando su 7 giornate di campionato, ciascuna squadra ha utilizzato fin qui 77 posizioni in campo per 6930 minuti giocati. 3) Diverso è il discorso relativo agli “impieghi” in campo, che riguardano i singoli calciatori. Ciascuna squadra per ciascuna gara può utilizzare fra gli 11 e i 14 giocatori. E dunque, su 7 giornate disputate, si crea una forbice statistica fra i 77 impieghi (nel caso, esclusivamente teorico, di una squadra che per 7 gare abbia tenuto in campo gli stessi uomini dall’inizio) e i 98 impieghi (il caso più frequente, di squadre che abbiano sempre sfruttato i 3 cambi a disposizione). A ciascun giocatore vengono conteggiati i minuti disputati. Nel caso di giocatori subentrati nel tempo di recupero, viene conteggiato 1 minuto di gioco, mentre ai calciatori sostituiti nella fase di recupero ne vengono conteggiati 89 per lasciare traccia del fatto che non abbiano disputato per intero la gara.
La nostra analisi prende il via dai casi di Atalanta, Bologna, Juventus, Udinese e Verona.
Atalanta – Una delle squadre che hanno meglio gestito i nuovi, soprattutto grazie all’innesto di due coppie: quella di centrocampo, formata da De Roon (ex Heerenveen) e Kurtic (ex Fiorentina/Sassuolo), e quella di difesa, formata da Toloi (Sao Paulo) e Paletta (Milan). De Roon e Kurtic sono stati sempre presenti nella formazione iniziale, e l’olandese è andato vicino a giocare tutti i 630 minuti di campionati. Si è fermato a 620, perché nella gara di Firenze è stato sostituito a 10’ dalla fine da Carmona. È toccato essere rimpiazzato più spesso a Kurtic: 3 volte, di cui una dopo appena 7’ a Firenze, motivata dai rimescolamenti tattici successivi all’espulsione di Paletta. Per lo sloveno i minuti totalizzati sono 497. Rispetto ai due centrocampisti, la coppia di difensori accumula un tempo di gara inferiore, ma soltanto perché in due sono arrivati a campionato iniziato. Paletta ha giocato per intero le prime 4 gare da quando è all’Atalanta, per poi fermarsi ai primi 5’ contro la Fiorentina causa espulsione. Per lui sono 365 i minuti giocati, e 277 quelli di Toloi. I quattro giocatori menzionati assorbono quasi per intero le posizioni riservate ai nuovi: 23 su 26, rispetto alle 98 complessive. Riguardo alle restanti 3 posizioni, abbiamo 2 presenze di Monachello, entrambe da subentrato, per complessivi 48 minuti, e 1 presenza da subentrato per 13’ di gioco da parte di Giorgi, rientrato dal prestito al Cesena e poi mandato all’Ascoli. In termini di posizioni, l’incidenza dei rinforzi estivi è del 26,5%. In totale i nuovi hanno giocato 1820 minuti su 6930: una quota del 26,2%. Fra i nuovi mai utilizzati vi sono i portieri di riserva Bassi e Radunovic, e questo non desta perplessità data la peculiarità del ruolo. Solo panchina anche per Conti, la scorsa stagione al Lanciano. Sono invece spariti altri calciatori rientrati a Bergamo e non piazzati durante l’estate. Risultano mai convocati Suagher e il misterioso De Paula, uno che cambia squadre a ritmi vertiginosi e senza un perché. Un caso a parte è quello di Brivio, che dopo due panchine a inizio stagione è stato messo fuori causa da un infortunio.
Bologna – Uno dei club più attivi sul mercato. Pure troppo. E i dati lo testimoniano. Il Bologna ha fin qui mandato in campo 15 nuovi arrivi, e 6 di questi risultano sempre presenti: Mirante, che ha giocato tutti i 630 minuti di campionato, Rossettini (582 minuti), Destro (502 minuti), Pulgar (497 minuti), Brienza (465 minuti) e Diawara (400 minuti). Dietro di loro si piazza Mounier, con 5 presenze e 424 minuti. Con 4 presenze troviamo Rizzo (279 minuti), Taider (239 minuti) e Falco (130). Crisetig si ferma a 3 presenz3, cumulando 208 minuti nell’arco delle prime 4 giornate di campionato per poi svanire fra panchina e tribuna. A 2 presenze si fermano Donsah (145 minuti, poi messo fuori causa da un infortunio), Brighi (110 minuti) e Giaccherini (57 minuti). Quest’ultimo ha giocato entrambe le partite dall’inizio, e entrambe le volte è stato sostituito anzitempo per infortunio. Sul suo curriculum sanitario, specie relativamente all’ultima stagione al Sunderland, bastava consultare la pagina in italiano di Wikipedia. Ma purtroppo non esiste quella in salentino. Accumula 1 presenza anche Crimi: i primi 45 minuti contro la Lazio. Il portiere di riserva Stojanovic si alterna fra panchina e tribuna. Mai convocati Krafth e Krivicic. In totale i nuovi accumulano 67 posizioni su 98, il 68,3%. I minuti giocati dai nuovi sono 4713 su 6930, il 68%. Tanto attivismo di mercato per nulla, almeno finora.
Juventus – L’inserimento dei nuovi arrivati in squadra risente di una serie di variabili, come gli infortuni che hanno colpito alcuni di loro e una strategia di mercato che ha visto la società bianconera giungere con l’affanno alle ultime ore di mercato. Le cifre ne sono uno specchio. Nessuno dei nuovi ha giocato tutte le gare, e alcuni di loro sono nettamente sottoutilizzati rispetto alle aspettative. I più presenti sono Dybala e Cuadrado, che hanno messo insieme 6 partite: 406 minuti il primo, 331 minuti il secondo. E da qui in poi i dati si fanno schizofrenici. Il secondo per numero di presenze in campionato è Hernanes, uno degli acquisti che più hanno destato sconcerto fra tifosi e analisti. Giunto in bianconero alle ultime battute di mercato, l’ex interista accumula 247 minuti, meno di quanti ne mettano insieme due calciatori che sommano 4 presenze: Mandzukic (306 minuti) e Lemina (280 minuti). Fra l’altro, il croato ha saltato le ultime tre gare per infortunio. Colleziona 4 partite anche Zaza (189 minuti). È un mistero l’ex portista Alex Sandro, uno degli acquisti più costosi dell’estate: 26 milioni per un calciatore che a giugno si sarebbe liberato a zero euro. Per lui soltanto 3 partite, due intere e uno spezzone minimo da subentrato: fanno 181 minuti. Chiudono la lista, con 1 presenza a testa: Neto (90 minuti), Khedira (90 minuti contro il Bologna, al rientro dopo l’infortunio in precampionato) e Isla, che rientrato dal QPR ha giocato 9 minuti alla prima di campionato contro l’Udinese prima di essere mandato al Marsiglia. Solo panchina per Rugani. In totale i nuovi i nuovi hanno totalizzato 35 posizioni su 98, il 35,7%. I minuti da loro giocati sono 2129 su 6930, il 30,7%.
Udinese – Fra le squadre analizzate in questo blocco è quella che fa l’uso più intensivo dei nuovi arrivati. Ne ha messi in campo 8, e 3 di questi hanno giocato tutte le 7 partite. Fra questi spicca il brasiliano Edenilson (ex Genoa), che ha disputato per intero le prime 6 gare, mentre alle settima è stato sostituito dopo 63 minuti. Per lui i minuti giocati sono 603. Gli altri due sempre presenti sono Adnan (597 minuti) e Iturra (498 minuti). Ha sfiorato d’essere sempre presente Zapata, che ha giocato le prime 6 partite e ha saltato l’ultima per infortunio, mettendo insieme 413 minuti. Marquinho cumula 5 presenze, giocate in sequenza dopo aver saltato le prime due di campionato: per lui i minuti giocati sono 213. Un buon exploit è anche quello di Lodi, che arrivato a fine settembre da svincolato ha subito giocato due gare totalizzando 108 minuti. Piuttosto, va rimarcato come una società che ha fama d’essere molto organizzata in materia di calciomercato si ritrovi a dover tesserare uno svincolato e a farne immediatamente un quasi titolare. Segno che qualcosa, nel celebrato Modello Udinese, sta smettendo di funzionare? Una partita a testa per Felipe (70 minuti) e Merkel, che ha giocato 58 minuti contro il Palermo e poi è stato messo fuori da un infortunio. Solo panchina per il portiere di riserva Romo e per Insua, proveniente dal Granada, una delle società sorelle. Guardando ai saldi, i nuovi arrivati totalizzano 36 posizioni su 98, il 36,7%. I minuti da loro giocati sono 2510 su 6930, il 36,2%. Nel complesso, si ha l’impressione di un mercato privo di particolari intuizioni. Come se l’interesse della famiglia Pozzo si fosse spostato altrove. In Inghilterra, per esempio.
Verona – Ecco un altro club che, come il Bologna, si segnala per un attivismo di mercato talmente accentuato da sfiorare l’insensatezza. Ogni sessione di mercato è per il club gialloblù una girandola imbizzarrita di arrivi e partenze. Mandorlini se ne fa una ragione, ma tanto facile non deve essere. Anche perché la qualità dei giocatori in transito è media, a esser generosi. Fin qui il Verona ha mandato in campo 11 nuovi. E fra questi spicca il francese Souprayen, giunto dalla B francese destando qualche perplessità. Invece il giocatore si è dimostrato affidabile. È stato mandato sempre in campo, 6 volte su 7 dall’inizio, e per 5 volte ha disputato tutta la gara. Per lui i minuti giocati sono 549. Dietro di lui c’è il “quasi sempre presente” Viviani: 6 partite, 512 minuti. Per l’ex romanista l’unica gara saltata è stata la prima di campionato. Giusto quella contro la Roma, guarda un po’ i casi della vita. In termini di costanza d’impiego, Souprayen e Viviani sono eccezioni. Perché da loro in giù i dai diventano frammentari. In questo senso, i due simboli di cosa sia stato il mercato del Verona e di quale impatto stia avendo sulla gestione della stagione sono due degli attaccanti arrivati in estate, Siligardi e Pazzini. Siligardi ha collezionato 6 presenze, tutte quante spezzoni di gara e una sola dall’inizio. Per lui, 165 minuti, una media di 27,5 a gara. Ancora più sconcertante il caso di Pazzini: 5 presenze, che però gli valgono soltanto 76 minuti con una media di un quarto d’ora a gara. Invece in termini di minuti accumulati, il terzo in graduatoria è Helander, che dopo aver saltato le prime 4 gare per motivi fisici ha giocato per intero le ultime 3 accumulando 270 minuti. Si può dire che lo svedese sia un nuovo titolare. Da lì in poi si va su numeri molto relativi: 4 presenze e 150 minuti per Bianchetti, 2 presenze per Matuzalem con soli 18 minuti all’attivo, una presenza dall’inizio per Albertazzi che gli vale 70 minuti, e altre presenze singole sono quelle di Wszolek (35 minuti), Zaccagni (15 minuti) e il rientrato Romulo, che ha messo insieme 11 minuti da subentrato nella gara d’apertura contro la Roma per poi sparire, massacrato un’altra volta dai problemi fisici. E nel mezzo di cotanto tourbillon fa specie che non sia stato concesso nemmeno un minuto al brasiliano Winck. Cosa avrà fatto di male? Che gli tocchi il trattamento riservato lo scorso anno allo spagnolo Luna? I conti dicono che i nuovi hanno occupato 37 posizioni su 98, il 37,7%. La percentuale cala nettamente se si guarda ai minuti giocati dai nuovi: 1871 su 6930, il 26,9%. Se c’è una logica nel mercato del Verona, qualcuno saprebbe spiegare qual è? (1. Continua)
@pippoevai