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    Pippo Russo: il Brasile agli affaristi

    Pippo Russo: il Brasile agli affaristi

    Un documento sconvolgente. È quello pubblicato due giorni fa dal quotidiano O Estado de Săo Paulo, e mostra la rete di interessi che guidano l’attività della nazionale di calcio brasiliana. Una squadra che a dispetto dei rovesci più recenti continua a essere un brand eccezionale e a attirare gli appetiti di affaristi e speculatori. Questi ultimi, grazie allo sfruttamento del marketing e dei diritti televisivi, possono realizzare esorbitanti profitti grazie alle partite amichevoli. Che vengono date loro bellamente in appalto. Ma non sarebbero in grado di fare tutto ciò se la federcalcio brasiliana (CBF) si opponesse ai loro appetiti. E invece negli anni più recenti sono stati proprio i vertici della federcalcio brasiliana, nella figura dell’ex presidente Ricardo Teixeira (http://en.wikipedia.org/wiki/Ricardo_Teixeira), a avere un ruolo attivo nello sfruttamento della nazionale brasiliana per interessi privati.
    L’articolo del quotidiano paulista (http://esportes.estadao.com.br/noticias/futebol,documentos-mostram-como-a-cbf-vendeu-a-selecao-brasileira,1688813), firmato da Jamil Chade, è corredato dalle immagini di documenti riservati che mostrano il patto scellerato fra la CBF e l’agenzia International Sports Events (ISE), una società con sede legale presso le Isole Cayman ma controllata dalla saudita Dallah Albaraka Group.
    Il primo accordo fra CBF e ISE, sottoscritto da Texeira nel 2006 per una durata quinquennale, prevedeva un pacchetto di 10 partite amichevoli per le quali si concedeva diritto di sfruttamento commerciale integrale a ISE in cambio di 11 milioni e 500 mila dollari. Dunque, per 1 milione e 150 mila dollari a gara (circa un milione di euro) la CBF ha concesso a ISE i diritti di “organizzare, commercializzare, promuovere, pubblicizzare, radio- e tele-trasmettere, e sfruttare commercialmente in qualunque modo e attraverso tutti i media” le dieci gare fatte oggetto dell’accordo. Ne consegue che ISE è anche ente organizzatore delle amichevoli della nazionale verdeoro. E lo è sulla base di una accordo di cui viene prevista l’estensione oltre il termine delle 10 gare pattuite. Cosa che avviene, sempre a cura di Ricardo Texeira. Che poi nel 2012, quando è già al centro d’una serie di scandali che lo allontaneranno dalla presidenza della CBF, firma un prolungamento decennale dell’accordo, che vincola la federcalcio brasiliana fino al 2022. Ci teneva proprio, il presidente, a prolungare l’accordo.
    Ma l’elemento più inquietante del contratto fra CBF e ISE sta in quel paragrafo che impegna la federcalcio brasiliana a garantire, per le partite amichevoli, i calciatori del “Time A”, cioè quelli del massimo livello. Ovvio che la loro presenza sia indispensabile per la riuscita commerciale di un’amichevole, ma mai ci si aspetterebbe che la federazione si faccia obbligare per contratto a farli inserire nella lista dei convocati. Una lista che, come si legge al punto 9.3 dell’accordo, deve essere inviata a ISE quindici giorni prima della gara. L’assenza di un calciatore del Time A può essere giustificata soltanto da infortuni, e comunque la sostituzione dei non convocabili va concordata dalla CBF con ISE, e previa comunicazione scritta. In caso di mancato rispetto di questa clausola, il premio-partita per la CBF può essere drasticamente decurtato, fino al cinquanta per cento.
    Siamo dunque in presenza di una serie di condizioni-capestro, tali da far sì che la CBF svenda agli interessi privati (e a quelli di chi in federazione firma l’accordo) l’attività della nazionale. Quest’ultima dovrebbe fare delle gare amichevoli i test per lanciare calciatori emergenti, e non soltanto l’ennesima vetrina commerciale per le superstar globali. E invece gli accordi stipulati da Teixeira, ex genero di Joao Havelange, impediscono fino al 2022 ai ct brasiliani di sperimentare, oltre a consegnare a un privato l’organizzazione e la gestione dei match non ufficiali.
    L’articolo contiene un’altra serie di informazioni sui vari attori che si muovono nel vasto territorio dello sfruttamento a fini commerciali del calcio. Chi è interessato può leggerlo, e ne ricaverà delle informazioni molto istruttive. Nella giornata di ieri è giunta la smentita di prammatica da parte della CBF (http://esportes.estadao.com.br/noticias/futebol,cbf-nega-qualquer-irregularidade-em-contrato-com-a-ise,1689160), ma la vicenda è soltanto all’inizio. La seguiremo.
     
    Per quanto mi riguarda, aggiungo che questo accordo della CBF con ISE fa il paio con un altro di cui si occupò una commissione d’inchiesta del parlamento brasiliano. Si tratta del contratto di sponsorizzazione stipulato con la Nike (http://www.esporte.gov.br/arquivos/cedime/cpiFutebol/camara/relatorioNike.pdf). Un altro scandalo che ha visto la nazionale brasiliana al centro di manovre di sfruttamento a beneficio d’interessi privati, in cuio è stato coinvolto anche l’ex presidente del Barcellona, Sandro Rosell (https://cercandoblivia.wordpress.com/2013/12/14/il-barcellona-un-modello-dautocrazia-2/).
    D’ora innanzi, quando vedrete in tv le amichevoli di una grande nazionale sudamericana, tenete ben presenti quali possano essere i reali interessi che si muovono intorno al campo. Anche se, per fortuna, capita che le agenzie organizzatrici delle amichevoli vadano incontro a dei flop commerciali clamorosi. È successo lo scorso novembre nel caso di Argentina-Portogallo, organizzata a Manchester dall’agenzia World Eleven (http://www.dn.pt/desporto/seleccao/interior.aspx?content_id=4238653). Il numero di biglietti invenduti fu rilevante. E c’è da sperare che situazioni del genere si ripetano.

    Pippo Russo 
    @pippoevai

     
     

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