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Pippo Russo: caro Saputo, faccia il bene di Corvino, lo rimandi in pensione
so di scriverle in un momento complicato della sua avventura calcistica rossoblù. Il Bologna s’intristisce in zona retrocessione, e lo score d’avvio campionato parla di cinque sconfitte su sei, e di una sola vittoria giunta per di più contro un’altra neopromossa e in condizioni avventurose. Non era questa la serie A che aveva sognato quando nei mesi scorsi prese il club in B. Men che meno la prefiguravano così i tifosi, che formano una delle platee più competenti e esigenti d’Italia, e che trovandosi al cospetto d’una così scientifica mediocrità rischiano d’essere affetti da una depressione di ritorno. Che fra tutte le forme di depressione è la più devastante, perché va a colpire entusiasmi appena rinati.
Immagino che in queste ore lei, per provare a risolvere la crisi, mediti di fare la mossa più scontata, quella più facile da mettere in campo: sostituire l’allenatore Delio Rossi. Una scelta che a questo punto è quasi dovuta, visto il modesto apporto dato dall’allenatore già dalla fase finale della scorsa stagione, che vide la sua squadra uscire dai playoff come da sotto un treno merci. Ma il solo esonero dell’allenatore sarebbe un pannicello caldo, e avrebbe l’unico effetto d’eludere il vero problema. Perché di questo disastro il povero Rossi è solo un modesto capocantiere. E dell’architetto non vogliamo dir nulla? Quell’architetto si chiama Pantaleo Corvino. Che va giudicato come il primo responsabile dello sfascio, così come sarebbe stato considerato il primo responsabile del trionfo qualora le cose fossero andate bene.
Ora, so bene che per lei si tratterebbe di fare una dolorosa autocritica, perché le toccherebbe mettere in discussione una delle scelte cruciali assunte da quando è diventato proprietario del Bologna. Ma fra le grandi virtù d’un capitano d’azienda c’è quella di prendere atto dei propri errori e porvi rimedio. Senza indugi. E sulle sue doti da grande capitano d’azienda, egregio commendator Saputo, nessuno potrebbe eccepire. Ebbene, la sua azienda-Bologna da 9 mesi va avanti in modo preterintenzionale. Giusto da quando è arrivato il nuovo responsabile dell’area tecnica. Devo proprio ricordarle tutto? Corvino si è insediato il primo gennaio, durante la sosta del campionato di B. In quel momento il Bologna era secondo. Molto distante dal Carpi primo in classifica, ma in risalita dopo un avvio stentato. La squadra costruita con zero euro da Filippo Fusco stava facendo un onesto campionato da promozione, ciò che era la missione. E ce l’avrebbe fatta, visti il basso livello complessivo del torneo e la crescente autostima del gruppo. E invece, ecco arrivare il nuovo responsabile dell’area tecnica, che promette mirabilie ma poi si riduce a prendere Mancosu dal Trapani, il superfluo Mbaye dall’Inter e ben quattro calciatori dalla Sampdoria. Un club verso cui il suo direttore dell’area tecnica nutre una sorta di “Sindrome di Pina Fantozzi”. Sì, capisco che lei non sappia di cosa io stia parlando. Mi limito a dire che mi riferisco a una figura popolare della cinematografia italiana, protagonista di una corposa saga. In una puntata della saga capita che la moglie di questo personaggio s’innamori di un fornaio (parecchio rozzo, peraltro), e perciò compri quintali di pane pur di vederlo il più possibile (LEGGI QUI). Un meccanismo del genere deve essere scattato nella testa del povero Pantaleo, che senza calciatori targati Samp non riesce proprio a stare. Anche a costo di concludere affari generosi per le controparti, come quel contratto da 900 mila euro annui al trentunenne Gastaldello. Manco fosse Beckenbauer, e per una cifra che nella B attuale una squadra media ci chiude una decina di contratti. Il risultato di tanto scombussolamento dopo il mercato di gennaio è stato quello di perdere una promozione diretta che la squadra costruita da Filippo Fusco avrebbe ottenuto. E quando c’è stato da scegliere l’allenatore in vista dei play off, ecco l’opzione Delio Rossi, un tecnico che pare aver dato tutto.
Ma in fondo, egregio Saputo, al suo responsabile d’area tecnica si poteva anche concedere le attenuanti generiche per quel primo scorcio di avventura bolognese. Dopo tutto, era arrivato a torneo in corsa, e dunque qualcosa al rodaggio doveva pur pagarla. Ma poi è giunta l’estate che ci siamo appena messi alle spalle. E lì, egregio Saputo, il suo Pantaleo ha potuto operare in condizione di normalità. Sicché a questo punto le chiedo: ma ha visto che razza di gruppo ha tirato su? Da far sembrare che l’obiettivo sia un placido ritorno in B. E del resto è proprio la B il marchio di fabbrica di questa rosa. Per non sbagliare, il suo direttore d’area tecnica è andato a pescare presso le tre retrocesse: Mirante dal Parma, Brienza dal Cesena, e il trio cagliaritano formato da Donsah, Crisetig e Rossettini. E quanto a quest’ultimo, egregio Saputo, le segnalo il prodigio d’aver pagato 3 milioni per prendere un difensore trentenne fresco di retrocessione. Roba che nella sede del Cagliari devono avere elevato un altarino votivo a San Pantaleo, ché quando ricapita un benefattore così? Dalla B è giunto un altro colpo di quelli capaci d’incendiare una piazza: Crimi, dal Latina. Da leccarsi i baffi. E in attesa che i Krivicic e i Krafth maturino a Bologna, come a Firenze erano maturati gli Hable e i Mazuch, non si può non ammirare gli altri grandi colpi d’un mercato frenetico. Il cileno Pulgar, “strappato a un’agguerrita concorrenza” di cui in verità non s’è avuto il minimo sentore, e ieri dopo la gara contro l’Udinese bocciato come peggiore in campo con 4 in pagella da Gianni Bezzi, inviato Rai. Il trentenne Giaccherini, tornato in Italia spremuto come succede a tutti i calciatori passati dalla Premier. Con grande pompa era approdato Quintero da Porto, ma poi zitto zitto l’affare è sfumato e in sostituzione è arrivato il già citato Brienza. Uguale. Brienza è andato a costituire la coppia dei prepensionati con Matteo Brighi, giunto dal Sassuolo assieme all’esubero Taider. E da parte della società neroverde deve anche essersi trattato di una sorta d’indennizzo per aver portato via due obiettivi di mercato rossoblù, Defrel e Duncan. I quali hanno preferito il Sassuolo al Bologna, e chi l’avrebbe mai detto che potesse succedere una cosa del genere? Soprattutto, chi si è visto stampare due volte in faccia la risposta: “No grazie, meglio il Sassuolo”?
Mediti, caro Saputo. E mediti sul fatto che i due provenivano da Cesena e Samp, club con cui ha visto quanto fitti siano i rapporti intrattenuti da Corvino. E certo, poi si tratta di capire se c’è da prendere buoni giocatori o giocatori qualsiasi. Ancora dalla panetteria Samp il suo direttore d’area tecnica ha preso Rizzo, che due settimane fa s’è fatto cacciare per somma d’ammonizioni. Contro quale avversaria? La Samp, manco a farlo apposta. E sarà sfiga, ma pure quella fa parte del curriculum di un dirigente. Come si fa a non tenerne conto quando ballano investimenti milionari? Cero, magari qualche colpo il suo direttore d’area tecnica lo azzecca pure, non fosse altro che per la Legge dei Grandi Numeri. Su 15 giocatori, almeno uno buono e uno così così devono pur esserci. E allora ecco il sorprendente Mounier, o il giovane Donsah prima dell’infortunio, e magari il giovanissimo Diawara se non lo bruciano prima. Ma a che prezzo? Al prezzo di Filippo Falco, per esempio. Giunto dal Lecce in prestito oneroso a 250 mila euro con obbligo di riscatto a 1 milione di euro. Viaggio inverso da Bologna a Lecce per l’ungherese Balint Vecsei, preso dal Bologna e subito girato a Lecce con diritto di riscatto per i salentini. Ci sarà mica un controriscatto per il Bologna? Sono interrogativi che mi pongo io da semplice osservatore, ogni volta che vedo una così fervente fantasia nella stesura dei contratti fra il Bologna e il Lecce, e che a maggior ragione dovrebbe porsi lei poiché i soldi di queste manovre sono suoi.
In ultimo, il suo direttore d’area tecnica rivendica continuamente il merito di aver preso un giocatore come Mattia Destro. E in tutta franchezza, caro Saputo, le direi che non è stato il Bologna a prendere Destro, ma Destro a prendere il Bologna. Come un biglietto della lotteria. Da gennaio scorso la Roma prova a piazzare il giocatore a chiunque lo voglia. Per metà della scorsa stagione riuscì a smollarlo al Milan più triste dell’ultimo quarto di secolo, e anche da lì il ragazzo venne messo alla porta a fine corsa. Nell’estate appena conclusa il ds giallorosso Sabatini ha provato a piazzarlo a tutta Italia e a mezza Europa. Ultimo rimase Corvino. E guardando il rendimento del ragazzo, caro Saputo, starà capendo come mai.
Capisco che davanti a decisioni del genere ci si lasci prendere dai sentimentalismi, e che al cospetto di un anziano signore gli scrupoli raddoppino. Ma business is business, e nel calcio il business è particolarmente carogna. Non si lasci fuorviare dalle ragioni del cuore. Ché altrimenti le toccherà sentire ancora per anni storie amene del tipo: “Quando ero alla Fiorentina stavo per prendere Eder”. Aneddoto detto tacendo che Eder venne scippato alla Fiorentina dall’Empoli, mica dal Bayern Monaco.
Son momenti duri, e ingrate scelte. E però, egregio Saputo, pensi che prendendo una certa decisione farebbe innanzitutto il bene del diretto interessato. Dunque, faccia il meglio per Pantaleo Corvino: lo rimandi in pensione nel suo Salento, ché se era rimasto a spasso tre anni un motivo ci sarà pur stato. Farebbe certamente una scelta indispensabile per il Bologna, ma soprattutto compirebbe un inestimabile gesto d’umanità.
@pippoevai