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Pfizer e Astrazeneca molto efficaci contro la variante indiana, ma l'Inghilterra non abbassa la guardia
Gli studi sull’efficacia dei vaccini contro le varianti del virus SARS-CoV2 si susseguono a velocità impressionante. L’ultima ricerca, effettuata dal Public Health England, ha offerto riscontri rassicuranti. Secondo quest’analisi inglese, i vaccini Pfizer e AstraZeneca contro il COVID-19 sono “altamente efficaci” contro la variante indiana. Nello specifico, il vaccino Pfizer ha fermato la malattia sintomatica derivante dal ceppo indiano nell’88% dei casi analizzati. AstraZeneca, invece, è risultato efficace al 60%.
Queste buone percentuali di adeguatezza dei due vaccini, tuttavia, sono state rilevate solo due settimane dopo l’assunzione della seconda dose. Infatti, sia nel caso di Pfizer che in quello di AstraZeneca, l’efficacia si è ridotta al 33% a tre settimane dall’assunzione della prima dose. Lo studio in questione è stato condotto proprio in Inghilterra perché, nonostante il 32.7% della popolazione sia completamente vaccinata e il 56% abbia ricevuto già la prima somministrazione, nella penisola britannica c’è una grossa diffusione della variante indiana. Nell’ultima settimana si sono registrati Oltremanica 3.424 casi legati a questa mutazione; di conseguenza, Londra si è mossa iniziando nel week-end un test a tappeto su tutti i cittadini della capitale. La Germania, una delle Nazioni europee con frontiere molto vigorose da mesi, ha designato il Regno Unito come area di allerta e da oggi potrà accedere in terra teutonica solo chi ha cittadinanza o residenza tedesca.
Nella caccia alle varianti del COVID, l’Inghilterra si sta muovendo analizzando anche le reti fognarie, note come principali trasportatrici del virus. A tal proposito, è stato aperto a Exeter un laboratorio che studierà 500 campioni di acqua reflua proveniente da ogni angolo dell’isola. Insomma, la guerra contro il COVID si sta lentamente avvicinando a una conclusione ma non è ancora arrivato il momento di abbassare definitivamente la guardia.
Queste buone percentuali di adeguatezza dei due vaccini, tuttavia, sono state rilevate solo due settimane dopo l’assunzione della seconda dose. Infatti, sia nel caso di Pfizer che in quello di AstraZeneca, l’efficacia si è ridotta al 33% a tre settimane dall’assunzione della prima dose. Lo studio in questione è stato condotto proprio in Inghilterra perché, nonostante il 32.7% della popolazione sia completamente vaccinata e il 56% abbia ricevuto già la prima somministrazione, nella penisola britannica c’è una grossa diffusione della variante indiana. Nell’ultima settimana si sono registrati Oltremanica 3.424 casi legati a questa mutazione; di conseguenza, Londra si è mossa iniziando nel week-end un test a tappeto su tutti i cittadini della capitale. La Germania, una delle Nazioni europee con frontiere molto vigorose da mesi, ha designato il Regno Unito come area di allerta e da oggi potrà accedere in terra teutonica solo chi ha cittadinanza o residenza tedesca.
Nella caccia alle varianti del COVID, l’Inghilterra si sta muovendo analizzando anche le reti fognarie, note come principali trasportatrici del virus. A tal proposito, è stato aperto a Exeter un laboratorio che studierà 500 campioni di acqua reflua proveniente da ogni angolo dell’isola. Insomma, la guerra contro il COVID si sta lentamente avvicinando a una conclusione ma non è ancora arrivato il momento di abbassare definitivamente la guardia.