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Perotti serve ancora alla Roma?
PERCHÈ SERVE - Il primo aiuto a questi tesi arriva da Luciano Spalletti che, nella conferenza odierna, ha detto chiaramente di non considerarlo una riserva e che per farlo ci vorrebbe una grande fantasia. Per lui sono elementi di un gruppo che, in sostanza, non dovrebbe conoscere questo vocabolo. Il rendimento dello scorso anno, nella seconda parte di stagione, quella romana naturalmente, è il secondo punto a favore di Diego Perotti: 3 gol e 7 assist con cui la Roma ha conquistato i preliminari di Champions League. In quel caso, era stato lui a costringere Spalletti al cambio modulo, quello con il falso nove.
PERCHÈ PUÒ FARNE A MENO - "Ancora due anni alla Roma e poi torno al Boca". Chiaro e preciso, Perotti ha posto una deadline alla sua carriera europea: una frase da non sottovalutare, che potrebbe anche condizionarne gli stimoli a fare meglio. Ma se il primo punto è griffato dall'argentino, gli altri due non dipendono da lui, ma sono frutto di una Roma migliorata. Questi punti hanno nomi ben identificabili: equilibrio ed Edin Dzeko. Spalletti con il 3-4-2-1 ha trovato il sistema perfetto per i giallorossi, che nelle ultime 15 partite tra tutte le competizioni ha subito appena 7 gol, di cui 5 in campionato, a fronte dei 22 totali da quando è iniziata la Serie A. L'altro punto è grande, quasi insormontabile in questo momento: è una montagna bosniaca da 29 gol in stagione. L'anno scorso Perotti era (come quest'anno) l'8 della Roma, ma solo formalmente, perchè di professione faceva il 9, falso, ma pur sempre nove. Allora Dzeko non dava nessuna garanzia, ma ora Edin è uno dei centravanti più importanti d'Europa e a Perotti tocca guardarlo dalla panchina.