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    Pernambuco: 'Juve, tutta colpa di Pogba'

    Pernambuco: 'Juve, tutta colpa di Pogba'

    Calcio solo sul campo? Magari! Sappiamo tutti che i fronti calcistici oggi sono anche altri. Comunicazione, economia (affarismo), giustizia (civile e penale) entrano di prepotenza talvolta a confondere quello che un tempo veniva chiamato il “gioco più bello del mondo”. Gli allenatori, per esempio, sono costretti a parlare. E anche se tutti vanno davanti alle telecamere o sul sipario delle conferenze stampa con un certo fastidio, pronti ad annacquare ogni considerazione per non turbare equilibri come i democristiani d’un tempo, poi qualcosa esce fuori.

    Prendete Allegri, per esempio, che si capisce essere un livornese atipico, cioè pacato e reticente, il quale ha inaugurato una sua stagione di lapalissiano paternalismo. Due le vittime: Pogba e Rugani. Pogba ha avuto, per la prima volta sui nostri schermi, un inizio di stagione poco brillante. Ma a ben vedere, siamo sicuri che la responsabilità sia proprio tutta sua o non piuttosto della squadra che, a centrocampo e sulla tre quarti, non gira a dovere? Il perché si sa, ma si tace (un mercato non eccelso, l’imprudenza di non avere un sostituto per Marchisio, la mancanza di un centravanti veloce che parte da dietro…) e allora gli si butta un po’ troppo la croce addosso per trovare se non un capro un capretto espiatorio, anche se la Pasqua è lontana. Gli viene chiesto di correre il doppio, di entrare nell’ area avversaria e di difendere come un terzino nella propria, (Evra, impalpabile, occupa una striscia  sempre più ristretta del campo). Troppo spesso, Pogba rincorre invece di proporre e quando arriva al tiro è visibilmente poco lucido. Insomma  gira a vuoto perché la squadra odierna è meno forte di quella in cui era abituato a giocare.

    Invece per Allegri “Pogba è ancora giovane, deve imparare a  fare un sacco di cose, acquisire esperienza”. A parte il fatto che ormai ha 22 anni e che da tre gioca nel campionato italiano, questi buffetti  banali da zio bonario servono a poco se non a far dire a Khedira, giustamente: “Caro Paul guardati da chiunque ti dia consigli”. Chissà quanti gliene sono stati elargiti non in privato, bensì “esternati” sulla sua testa in pubblico, sempre preceduti dalla formula: “Un campione eccezionale, ma…”. Ma che? In una squadra che non funziona benissimo anche lui resta invischiato in una rete povera d’idee e ne risente.

    L’altro beneficiato dalle paterne attenzioni di Allegri è Rugani, “altro molto giovane” il quale dovrebbe aspettare perché ha davanti a se “i più forti d’Europa” ovvero Chiellini, Bonucci e, questo sì mirabile, Barzagli. Invece, probabilmente,  non ha trovato spazio per il terrificante esordio nostrano della squadra in cui tutti sono stati travolti, in barba all’anagrafe. Probabilmente Rugani sarebbe andato in confusione, ma non certo per l’età.

    Di Dybala (eccelso rigorista) invece Allegri parla poco. Forse perché è “giovane”, “giovanissimo” e di cose da imparare ne ha così tante che non basterebbe un’intervista o una conferenza stampa per elencarle.

    Fernando Pernambuco

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