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    Pernambuco: Shaqiri e gli altri, ma chi volete prendere in giro?

    Pernambuco: Shaqiri e gli altri, ma chi volete prendere in giro?

    • Fernando Pernambuco
    Shaqiri ha scelto l’Inter “preferendola nettamente alla Juve”, un carneade brasiliano ha “sognato tutta la vita la Lazio” e finalmente c’e’ approdato, di Doumbia ancora non sappiamo nulla perché a nessuno è stato pagato un A/R fino alla Guinea Equatoriale per domandargli quanto fosse felice di essere alla Roma… 
    Questo minuetto di dichiarazioni scontate dei nuovi arrivati sarebbe insopportabile se  non fosse ridicolo come tutte le dichiarazioni di prammatica, sdolcinate e retoriche. Il fatto è che si dimostra anche lievemente offensivo. Va bene che il tifoso è prima di tutto un essere passionale incline al sogno e all’immaginazione, ragion per cui vede in chi arriva la chiave per risolvere ogni problema, ma assistere a esternazioni vacue e strumentali, fatte imparare a memoria dal procuratore di turno, accentua l’effetto circo dell’ universo calcio.

    Lo vedete lì, davanti alle telecamere e ai microfoni il campione appena arrivato, la sciarpa al collo e il cappellino in testa con gli adorati colori sociali, pronto a spaccare il mondo, a dichiarare eterno amore.
    Non sarebbe meglio limitarsi a un semplice “ce la metterò tutta”, invece di sembrare un tifoso adolescente che si sdilinquisce per una squadra di cui probabilmente non ha nemmeno visto una partita? Ma pensano veramente che nessuno si accorga quanto sappiano  di presa di giro queste rituali dichiarazioni? E invece è un vezzo in vorticoso aumento, spesso recitato da gente in transito. Vedi Torres: quando è arrivato al Milan non “vedeva l’ora”; adesso, piombato con la velocità del fulmine all’ Atletico, “finalmente è tornato a casa sua, dopo una brutta esperienza in cui nessuno lo considerava”.

    Ibarbo, va detto, è entrato con piede felpato, in tutti i sensi (anche in campo). Si è limitato a dichiarare come giocare nella Roma significhi “arrivare nel calcio che conta”. E in un certo senso è vero, ma conta anche il Cagliari che lo ha lanciato in Italia. Di solito, la riconoscenza verso la propria ex squadra si manifesta attraverso il meccanismo di “mancata esultanza” in caso di goal. Chissà perché, mai di salvataggio sulla linea o di parata decisiva. Stavolta, comunque, Ibarbo non potrà esibire alcuna riconoscenza. Nel calcio che conta è arrivato rotto e contro il Cagliari al massimo gioca nel prossimo campionato, sperando, sia pure a scoppio ritardato,  di poter non esultare.

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