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    Pernambuco: Benitez-Garcia, la colpa è sempre degli altri. E loro se la cavano

    Pernambuco: Benitez-Garcia, la colpa è sempre degli altri. E loro se la cavano

    Sì, decisamente quei due ci sanno fare. Quei due ovvero Benitez e Garcia. Quest’anno dovevano spaccare il mondo. Finalmente accasati, con squadre rinforzate da una strombazzata campagna acquisti, i  Presidenti entusiasti, la folla osannante, lo scenario europeo spalancato e i secondi, terzi posti con distacchi a due cifre, subito dimenticati. E invece alla resa dei fatti, i risultati ottenuti dai due sono scadenti, inferiori alle attese. Ma a loro non va male anzi. In trionfo Garcia (sulla scena domestica) in trionfo Benitez (sulla scena internazionale). Il primo resta alla Roma in pompa magna, magari con ritocchino in sù dello stipendio, il secondo va addirittura al Real! Minchia signor tenente! Mica male per due perdenti di questo calibro. Ma come hanno fatto?

    Ecco il primo segreto: la colpa è sempre degli altri. Dell’arbitro, della Juve, dei poteri forti (da Agnelli, a Platini a…Lotito). Compri l’acclamato Iturbe a 30 milioni di Euro, lo fai vagare come un turbine vuoto per il campo, alla fine il bottino è di 2 goal e di chi è la colpa? Mica di chi non gli ha insegnato che nel breve il gioco è diverso rispetto al lungo (come a Verona). No, è dell’ arbitro, dei difensori avversari che lo massacrano, del fato e via dicendo. Il Napoli perde nettamente in casa con la Juve (stesso film al ritorno, ma contro le cosiddette riserve) e parte da Benitez il maligno: “Mi hanno detto in Italia che contro la Juve ci può stare”. Peccato che ci stiano anche una serie di pareggi e sconfitte  contro le “provinciali” che tengono il Napoli perennemente almeno  a venti punti dalla prima in classifica.

    Il secondo segreto: fare apparire il bicchiere per tre quarti vuoto quasi pieno. In questo Garcia surclassa tutti. La Roma ha già mollato a due mesi dalla fine, e per la seconda volta, la corsa allo scudetto; sulla scena europea è tragicamente imbarazzante; se le va bene finisce il campionato seconda a 16 punti…Che succede? Dimissioni, rifondazione, amarezza? Macchè! Trionfo, osanna nell’ alto dei cieli! Romanisti felici, il Presidente Pallotta entusiasta, il mercatone di gennaio col povero Sabatini (quello che ci mette la faccia) dimenticati. Critiche, dubbi, lagnanze? No! Secondi e in Europa! Come dice Garcia: “L’obiettivo è stato raggiunto!” Quale obiettivo? “Ma come! Il secondo posto, la Champions, la Roma che è la prima squadra de….? Della città! E che volete di più? L’obiettivo non era forse questo?”.

    No, non era questo. Era lo scudetto, era non uscire subito dalla Champions, era proseguire almeno nell’Uefa. Invece al mago Rudy, che la sa lunga, basta sfottere gratuitamente in conferenza stampa la Lazio, vincere un derby risicato, spacciare l’ennesimo secondo posto con distacco siderale e aggiungere una frase sibillina sulla Juve (“Ne parlerò dopo”) per tornare Re di Roma. E chi lo molla un mago così? Uno che sa trasformare la sconfitta in trionfo. E a uno così chi glielo fa fare di vincere? Non ne ha bisogno.

    Terzo segreto: tieni vivo il passato, se ce l’hai. Il bicchiere di Benitez proprio vuoto non è. Il suo Napoli ha vinto una Supercoppa battendo la Juve, ma questo non basta. Il suo è stato un gramo raccolto. Ci ha provato, ma diversamente da Garcia che soprattutto quest’anno è diventato un tribuno della plebe, romanizzando perfino il suo accento francese, Benitez non si è mai inserito a fondo nel Napoli calcio e nella Napoli città. Ci ha provato, con qualche dichiarazione sibillina appunto, ma niente più. Non è nel suo carattere. Lui è un Sancho Panza non un condottiero, magari immaginifico e poetico come Don Chisciotte. Anzi, non ha mai cessato di rimarcare  di tenere vivo un passato, a volte glorioso,  e rimarcare una certa distanza da un presente a tratti confuso. Così è riuscito nel miracolo di cancellare d’un tratto due anni poco brillanti e ripresentarsi sulla scena come quello che aveva vinto in Spagna e in Europa, dando l’impressione che il problema non fosse lui, ma Napoli. Napoli tutt’intera, giocando anche sull’immagine offuscata della città. Un mago anche lui, in grado  di cancellare i risultati e annullare il tempo.

    Il tempo. Questi due maghi hanno in comune il tempo. Garcia è stato capace di riprendersi il presente quando sembrava perduto, Benitez di riprendersi il passato quando sembrava svanito. La domanda è: avranno un futuro? 

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