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    Peres, Schick e Gonalons, i ricambi di DiFra una certezza per Anfield

    Peres, Schick e Gonalons, i ricambi di DiFra una certezza per Anfield

    • Paolo Franci

    Eh sì, siamo a due giorni dall'ombelico del mondo giallorosso. Il tempo non passa mai o, per chi la sente troppo e accusa chiari sintomi di 'strizza', passa pure troppo in fretta.

    Eh, sì, le partite di campionato post-Barça sono state un fastidioso ingombro. Un caro amico, naturalmente romanista oltre l'essere romanista, me l'ha buttata lì dopo il 3 a 0 alla Spal: «Paolè queste partite qui sono fastidiose come una nuvola di zanzare in giardino quando hai le braghe corte...». Esagerato.

    Queste partite qui, intanto, ti servono per tornare all'Olimpico il prossimo anno al martedì e al mercoledì, evitando il giovedì. D'Europa sì, ma 'miseramente' League. Queste partite qui, poi, ti servono per incassare nuove certezze e riscoprire ciò al quale avevi rinunciato. Bruno Peres ad esempio. «E chi metti a destra? Bruno Peres?», detto con l'intonazione e lo sguardo di terrore di chi, a Jurassic Park, incontra il velociraptor. Questo era Bruno Peres.

    Poi, quel salvataggio miracoloso in Champions contro lo Shakhtar con cui ha salvato se stesso e la Roma. Da lì Bruno è rinato e nelle ultime s'è segnalato sempre tra i migliori. E il gol di Schick? E il coro dei tifosi per Schick: «Ha segnato Schick»? E quel suo modo timido di salutare i tifosi? E la pagella di Schick? Qualcuno gli ha dato 7,5, così per intenderci. E Gonalons? Miglior partita stagionale contro la Spal, tra assist e rapidità e precisione nel cucire il gioco. E poi Pellegrini. Vogliamo parlare di Pellegrini? Altro giocatore che ha alzato l'asticella al massimo: autogol procurato, assist al bacio e zampino un po' ovunque.

    Qual è il comune denominatore tra questi quattro? Nessuno di loro, probabilmente, sarà titolare ad Anfield con il solo Schick ad avere chance se DiFra insisterà con il 3-5-2 o 3-4-1-2. Però, ognuno di loro irrobustisce alla grande le certezze di un tecnico che sa di doversela giocare con 14 giocatori cambi compresi. E il fatto che i ricambi siano al top proprio ora e si sentano coinvolti nel modo in cui abbiamo visto contro la Spal, rappresenta un vantaggio non da poco e la testimonianza dell'efficace lavoro psicologico dell'allenatore. E non li definisco “ricambi” a caso, perchè tra l'essere una riserva o un ricambio ci passa tutta la differenza del mondo. Una differenza che Di Francesco, alla Roma, ha completamente azzerato.

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