Per Conte il calo è colpa solo di Lukaku e Kvarataskhelia, ma questo Napoli è così diverso da quello di Spalletti?
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Antonio Conte fa flop e se la prende coi suoi presunti top player, che nel primo vero momento di difficoltà della stagione – tre sconfitte nelle ultime 6 partite ufficiali, Coppa Italia compresa – che costa il primato in classifica in Serie A e solleva i primi dubbi sulla qualità della rosa del Napoli e sulla gestione della stessa da parte del suo allenatore. Non c'è bisogno di chissà quale esercizio mentale per individuare in Romelu Lukaku, fischiato all'uscita dal campo dai suoi stessi tifosi, e in Kvicha Kvaratskhelia i destinatari della tirata d'orecchi di Conte per provare a giustificare la sconfitta interna contro la Lazio.
NAPOLI, COSA FILTRA SU DANILO E ISMAJLI
“Bisogna essere più qualitativi negli ultimi trenta metri, andiamo a riempire e poi facciamo fatica. Dobbiamo coinvolgere più giocatori nell'ultimo terzo di campo. Serve applicazione e qualità nei cross. Cattiveria nell'attacco alla porta. Serve qualità nell'ultima giocata, con attaccanti e centrocampisti. Perché i giocatori di qualità devono fare la differenza”. Il problema viene inquadrato in maniera chiara da Conte ed è fotografato pure da dati incontrovertibili: nelle ultime quattro partite di campionato, il Napoli ha segnato soltanto tre volte. E il rendimento dei suoi migliori attaccanti, Lukaku e Kvara, è abbastanza impietoso allargando il ragionamento alle ultime cinque giornate: una rete in due, quella del belga nella partita casalinga contro la Roma. Troppo poco se, al netto delle dichiarazioni di prammatica e delle smentite tattiche, vuoi provare a recitare un ruolo da protagonista, come Napoli, e rimanere al vertice.
MONTOLIVO: "KVARA NON E' UN TOP"
Qui arrivano e si fermano le responsabilità imputabili ai calciatori, che non sono poi molto differenti da quelli che due anni fa Luciano Spalletti faceva rendere sempre ad altissimi livelli e offrendo uno spettacolo complessivo più appagante rispetto all'essenzialità del Conte-pensiero. Non c'è più Kim ma Alessandro Buongiorno – acquistato per 35 milioni di euro – si sta confermando come uno dei migliori centrali difensivi del calcio italiano; Osimhen è stato straordinario nell'anno dello Scudetto, ma in quanti hanno scommesso ad occhi chiusi sull'ennesima rinascita di Lukaku ritrovando l'allenatore che più di altri lo ha saputo valorizzare? C'è poi un discorso che va oltre le mere considerazioni su alcuni singoli: quello dell'amministrazione dello spogliatoio da parte del sergente salentino, che soprattutto nelle ultime settimane ha attinto poco o nulla alle riserve alternative che ci sono in panchina.
Il problema si concentra principalmente sulla fase offensiva, sulla capacità di determinare negli ultimi 25 metri di campo. Dunque, se chi deve portare palloni in avanti e chi deve finalizzare vive un momento di fisiologico appannamento fisico – oppure non è mezzo nelle condizioni di rendere al meglio dall'impianto tattico – perché non provare a cambiare? Nella stagione della cavalcata tricolore, giocando poco Simeone ha dato il suo contributo con 4 reti in Serie A (due decisive contro Milan e Roma), Raspadori, giocando ancora meno, regalò 6 punti vitali contro Spezia e Juventus. E sia lui che l'argentino ne aggiunsero 8 in coppia in Champions League. Nel mentre, sono spariti o quasi completamente dai radar Ngonge (102 minuti in Serie A), acquistato per 18 milioni di euro lo scorso gennaio, e un giocatore di qualità alta come Neres (228 minuti), che di milioni ne è costato quasi 30.
E quindi? Possibile che sia soltanto colpa degli interpreti di uno spartito dettato da chi, dall'alto di un curriculum di tutto rispetto e di un'investitura pesante arrivata da De Laurentiis (che lo ha assecondato in tutto, dall'ingaggio di 6,5 milioni più bonus, al mercato), non sta riuscendo a valorizzare alla stessa maniera un organico capace solo due stagioni fa di dominare il campionato, chiudendo a quota 90 punti?
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NAPOLI, COSA FILTRA SU DANILO E ISMAJLI
“Bisogna essere più qualitativi negli ultimi trenta metri, andiamo a riempire e poi facciamo fatica. Dobbiamo coinvolgere più giocatori nell'ultimo terzo di campo. Serve applicazione e qualità nei cross. Cattiveria nell'attacco alla porta. Serve qualità nell'ultima giocata, con attaccanti e centrocampisti. Perché i giocatori di qualità devono fare la differenza”. Il problema viene inquadrato in maniera chiara da Conte ed è fotografato pure da dati incontrovertibili: nelle ultime quattro partite di campionato, il Napoli ha segnato soltanto tre volte. E il rendimento dei suoi migliori attaccanti, Lukaku e Kvara, è abbastanza impietoso allargando il ragionamento alle ultime cinque giornate: una rete in due, quella del belga nella partita casalinga contro la Roma. Troppo poco se, al netto delle dichiarazioni di prammatica e delle smentite tattiche, vuoi provare a recitare un ruolo da protagonista, come Napoli, e rimanere al vertice.
MONTOLIVO: "KVARA NON E' UN TOP"
Qui arrivano e si fermano le responsabilità imputabili ai calciatori, che non sono poi molto differenti da quelli che due anni fa Luciano Spalletti faceva rendere sempre ad altissimi livelli e offrendo uno spettacolo complessivo più appagante rispetto all'essenzialità del Conte-pensiero. Non c'è più Kim ma Alessandro Buongiorno – acquistato per 35 milioni di euro – si sta confermando come uno dei migliori centrali difensivi del calcio italiano; Osimhen è stato straordinario nell'anno dello Scudetto, ma in quanti hanno scommesso ad occhi chiusi sull'ennesima rinascita di Lukaku ritrovando l'allenatore che più di altri lo ha saputo valorizzare? C'è poi un discorso che va oltre le mere considerazioni su alcuni singoli: quello dell'amministrazione dello spogliatoio da parte del sergente salentino, che soprattutto nelle ultime settimane ha attinto poco o nulla alle riserve alternative che ci sono in panchina.
Il problema si concentra principalmente sulla fase offensiva, sulla capacità di determinare negli ultimi 25 metri di campo. Dunque, se chi deve portare palloni in avanti e chi deve finalizzare vive un momento di fisiologico appannamento fisico – oppure non è mezzo nelle condizioni di rendere al meglio dall'impianto tattico – perché non provare a cambiare? Nella stagione della cavalcata tricolore, giocando poco Simeone ha dato il suo contributo con 4 reti in Serie A (due decisive contro Milan e Roma), Raspadori, giocando ancora meno, regalò 6 punti vitali contro Spezia e Juventus. E sia lui che l'argentino ne aggiunsero 8 in coppia in Champions League. Nel mentre, sono spariti o quasi completamente dai radar Ngonge (102 minuti in Serie A), acquistato per 18 milioni di euro lo scorso gennaio, e un giocatore di qualità alta come Neres (228 minuti), che di milioni ne è costato quasi 30.
E quindi? Possibile che sia soltanto colpa degli interpreti di uno spartito dettato da chi, dall'alto di un curriculum di tutto rispetto e di un'investitura pesante arrivata da De Laurentiis (che lo ha assecondato in tutto, dall'ingaggio di 6,5 milioni più bonus, al mercato), non sta riuscendo a valorizzare alla stessa maniera un organico capace solo due stagioni fa di dominare il campionato, chiudendo a quota 90 punti?
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La verità è che nessuno ha la bacchetta magica, il progetto è partito da qualche mese e nonostant...