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Pellegrini: "Via dalla Roma? Decide il campo. Non ho tradito Mourinho e De Rossi"
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"La fascia di capitano pesa, ma non mi ha cambiato di una virgola, né responsabilizzato maggiormente. Perché la Roma l'ho sempre presa molto seriamente. Ormai sono all'ottavo anno, ma mi alleno a Trigoria, che è casa, da quando di anni ne avevo 9. Ai compagni ho sempre cercato di far capire cosa significasse giocare nella Roma, che non è una squadra qualsiasi. Non sono un tipo particolarmente estroverso, non prendo i compagni a urlacci in campo, ma so cosa si deve fare per dare una mano alla squadra".
"I fischi? I risultati hanno peggiorato il clima in generale. E poi una montagna di stupidaggini, bugie messe in giro per fornire alla gente uno o più colpevoli. Ma colpevoli di cosa? Solo dei risultati. Con José ho vissuto gli anni più belli della mia carriera. Subito dopo l'esonero altre voci ridicole, ci sentimmo al telefono perché desideravo chiarire la mia posizione e lui ha capito. Mou è trascinante, ti folgora. Noi ci dicevamo che se prima di ogni partita ci avesse chiesto di sbattere la testa contro un albero l'avremmo fatto tutti. Anche quella del tradimento a Daniele è pura fantascienza, invenzioni di chi non ha idea del rapporto che avevo e conservo con lui. Spesso la verità non interessa, è d'intralcio. La società non mi convocò il giorno prima del suo licenziamento, i compagni presenti vennero subito a riferirci quello che era stato detto. Naturalmente chiesi subito ai dirigenti il motivo della mancata chiamata, risposero che tanto sapevano benissimo come la pensavo, che ero totalmente dalla parte di Daniele. Ascoltarono i miei compagni e non me che sono il capitano, una decisione due volte assurda. Perché io non sono mai scappato, mi sono sempre preso le mie responsabilità. Ho sbagliato, avrei dovuto raccontare prima ai tifosi quello che era effettivamente successo".
"Ho pensato che questo potrebbe essere il mio ultimo anno alla Roma? È un pensiero che evito. Lascio che sia il campo a decidere. Io sono molto fatalista e cerco sempre di essere positivo. Assicuro che finché avrò la possibilità di indossare la maglia della mia Roma lo farò dando tutto me stesso, anzi di più, come ho sempre fatto. Per me è importante riuscire a guardarsi allo specchio ed essere felice dell'uomo prim'ancora che del calciatore. Non ho bisogno di dichiarare l'amore per la Roma, è così evidente".
"Mi sto allenando bene. Quando entro in campo vorrei spaccare il mondo per la Roma, a volte mi rendo conto di non riuscire a dare tutto quello che vorrei. A settembre e novembre ho avuto due infortuni. Devo migliorare i numeri. Mi fido ciecamente, con Ranieri la strada è pulita, ha spazzato via tutte le ombre. Con Spalletti non ho mai avuto problemi, anzi. La Nazionale è a settembre, ottobre, novembre".
"Geloso della popolarità di Dybala? Mai. Paulo è un giocatore che stimo tantissimo, ed è il primo a saperlo. Come lui ce n'è uno su dieci milioni. Se sta bene, le partite le può decidere da solo. Io sono sempre stato molto disponibile con tutti. Ripeto, sempre. Quella di rincorrere le voci è una specialità che non pratico, le voci semmai le subisco. Anche i fischi a Cristante li ho trovati fuori luogo, ingiusti. Io non lascio un compagno in mare aperto, con la tempesta. Il mio gol nel derby è stato come un'esplosione. Da quanto non sento i Friedkin? Ho ricevuto un messaggio di Ryan dopo il derby, al derby tengono tanto".
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A far fuori De Rossi probabilmente sono stati altri ma con Mourinho sembrava un morto vivente men...