Pellegatti dice addio alle telecronache del Milan: 'Grazie per questi 35 anni'
Da Vento di Passione a Smoking Bianco. Da Tempesta Perfetta a Willy Wonka. Difficilmente un tifoso cresciuto col Milan nel cuore tra gli anni Ottanta e l’inizio del Duemila riuscirà a dimenticare questi e tanti altri soprannomi degli idoli che hanno calcato l’erba di San Siro. Ah, per chi non conoscesse i leggendari appellativi: Vento di Passione è uno dei soprannomi dati ad Andriy Shevchenko, Smoking Bianco a Kakà, Tempesta Perfetta a Alessandro Nesta, Willy Wonka a Clarence Seedorf. Da oggi il padre dei soprannomi appende il microfono al chiodo. Carlo Pellegatti ha annunciato oggi l’addio alle telecronache del Milan dopo 35 anni. Per dare l’ufficialità ha scelto i social network, Instagram in particolare. Ha postato un video del fischio finale di Milan-Fiorentina dello scorso maggio, l’ultima partita commentata. "Le mie telecronache sono finite. Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito, con grande affetto, da Radio Panda a Premium Sport, in questi indimenticabili 35 anni... e sempre Forza Milan”. Con i nuovi appellativi: “TLANTE, IL TITANO Higuain. DEMONE Caldara. MOLOSSO Bakayoko. SEMAFORO ROSSO Reina. FALCE DENTATA Strinic. EL LUSTROSO Castillejo. CORIANDOLO Halilovic. VAMPATA DI CALORE Laxalt. Questi i nuovi soprannomi. Non li urlerò io però dal microfono”.
LA VOCE DEL MILAN - Erano gli anni 80, quando le partite non venivano trasmesse neanche sul tubo catodico, figuriamoci sui siti web, come oggi. Pellegatti ha iniziato a Radio Panda, dove - udite bene - gli studi erano con confezioni di cartone delle uova a fare da isolante. Le sue radiocronache non passarono inascoltate a Silvio Berlusconi. Appena acquistato il Milan, l’ex presidente rossonero lo seguiva soprattutto n trasferta, attraverso la bassa frequenza, da Arcore. Tifoso innamorato (innamoratissimo) del Milan, ha fatto della sua passione una professione. Non è mai stato artefatto, credeva in quello che diceva, sempre. Ha applicato il suo romanticismo, la sua sana follia al calcio sin da subito. Su Radio Peter Flowers, avamposto dei tifosi milanisti che ogni domenica (rigorosamente al pomeriggio) si attaccavano, orecchie e anima, alla radiolina, ha iniziato a far sognare i tifosi del Milan. E contemporaneamente a sognare con loro e a gioire con loro, come a Manchester. Era il 2003, Pellegatti fissava negli occhi Baghera la Pantera Dida, quasi profetizzando i tre rigori parati ai giocatori della Juventus nella finale di Champions League vinta dal suo Milan.
CONTINUA CON NOI - Con le sue radiocronache prima e poi telecronache ha accompagnato i tifosi rossoneri, tra gioie e dolori. Nei tempi è diventato un simbolo dell’amore per il Milan, facendo impazzire milioni di supporter e contagiando tanti giovani colleghi, in Italia e anche all’estero. Pensi a una storica bandiera come Franco Baresi, ti viene in mente “Mahatma, la grande anima del popolo rossonero”. Pellegatti era riuscito a trovare un soprannome persino ad Andres Guglielminpietro, detto Guly, era chiamato dal cronista anche El pampero. Carlo Pellegatti dice addio alla telecronache, ma continuerà a scrivere di Milan su calciomercato.com. Un genio come Pellegatti non può andare in pensione, i tifosi rossoneri non dimenticheranno mai le sue telecronache. Era ispiratissimo quando nella finale di Atene esultava per Inzaghi e si sgolava urlando “Pippo mio, Pippo mio!”. L’ultima Champions League alzata dal Milan, l’ultima raccontata da Carlo Pellegatti.
LA VOCE DEL MILAN - Erano gli anni 80, quando le partite non venivano trasmesse neanche sul tubo catodico, figuriamoci sui siti web, come oggi. Pellegatti ha iniziato a Radio Panda, dove - udite bene - gli studi erano con confezioni di cartone delle uova a fare da isolante. Le sue radiocronache non passarono inascoltate a Silvio Berlusconi. Appena acquistato il Milan, l’ex presidente rossonero lo seguiva soprattutto n trasferta, attraverso la bassa frequenza, da Arcore. Tifoso innamorato (innamoratissimo) del Milan, ha fatto della sua passione una professione. Non è mai stato artefatto, credeva in quello che diceva, sempre. Ha applicato il suo romanticismo, la sua sana follia al calcio sin da subito. Su Radio Peter Flowers, avamposto dei tifosi milanisti che ogni domenica (rigorosamente al pomeriggio) si attaccavano, orecchie e anima, alla radiolina, ha iniziato a far sognare i tifosi del Milan. E contemporaneamente a sognare con loro e a gioire con loro, come a Manchester. Era il 2003, Pellegatti fissava negli occhi Baghera la Pantera Dida, quasi profetizzando i tre rigori parati ai giocatori della Juventus nella finale di Champions League vinta dal suo Milan.
CONTINUA CON NOI - Con le sue radiocronache prima e poi telecronache ha accompagnato i tifosi rossoneri, tra gioie e dolori. Nei tempi è diventato un simbolo dell’amore per il Milan, facendo impazzire milioni di supporter e contagiando tanti giovani colleghi, in Italia e anche all’estero. Pensi a una storica bandiera come Franco Baresi, ti viene in mente “Mahatma, la grande anima del popolo rossonero”. Pellegatti era riuscito a trovare un soprannome persino ad Andres Guglielminpietro, detto Guly, era chiamato dal cronista anche El pampero. Carlo Pellegatti dice addio alla telecronache, ma continuerà a scrivere di Milan su calciomercato.com. Un genio come Pellegatti non può andare in pensione, i tifosi rossoneri non dimenticheranno mai le sue telecronache. Era ispiratissimo quando nella finale di Atene esultava per Inzaghi e si sgolava urlando “Pippo mio, Pippo mio!”. L’ultima Champions League alzata dal Milan, l’ultima raccontata da Carlo Pellegatti.