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Pellè, con affetto: tutti quei soldi dalla Cina sono una vergogna!
Partiamo dalle prime due: il bomber e il “bombarolo”, con moglie artificiere al seguito. Graziano Pellè è diventato il sesto calciatore più pagato al mondo. Prima di lui campioni come Cristiano Ronaldo, Messi, Neymar (quarto), ma anche Hulk, terzo. L'Incredibile l'ho visto in azione due anni fa, con il Brasile. Per quanto mi riguarda basta vedere un “torello” in allenamento per capire la differenza che passa tra Neymar e Hulk. La stessa che passa tra un quadro di Telemaco Signorini e un Teomondo Scrofalo, tra la luce dei cieli toscani e i cupi interni da osteria.
Graziano Pellé non è un campione, sicuramente è meglio di Hulk, ma certo non è un fuoriclasse. Però nei prossimi due anni e mezzo guadagnerà 38 milioni. Ogni mattina l'attaccante salentino troverà sul comodino 40.000 euro, l'immagine non è originalissima, ma rende sempre l'idea. Per portare in banca queste cifre Pellè è dovuto emigrare allo Shandong Luneng, squadra cinese, al momento penultima nella Super League. Beato Pellè, ovviamente nulla di personale contro di lui e neppure contro il suo stipendio. Il ragazzo è educato, simpatico, anni fa era anche piuttosto timido. Fu questa l'impressione incontrandolo la prima volta in un ristorante italiano di Alkmaar. Lui giocava nell'Az, campionato olandese, si cenò nello stesso locale dove nella primavera del 1982 l'allora direttore sportivo del Genoa, Spartaco Landini, convinse Jan Peters a trasferirsi in rossoblù. A tavola con Pellè c'era anche il giovane portiere dell'Az, l'argentino Romero, altra fugace apparizione sampdoriana. Con Pellè si parlò di tutto, anche di calcio: della sua giovane passione per la danza, del suo paese centro di molte trame della Sacra Corona Unita, di un presidente ex poliziotto, del genio di Van Gaal. Si rise, guardando i televisori Nec che certi olandesi sistemavano nel caminetto mandando il video di una fiamma accesa (ovviamente scaldavano zero, ma l'effetto scenico sembrava assicurato). A fine cena Pellè prese l'auto e accompagnò il sottoscritto e il suo procuratore Romualdo Corvino ad Amsterdam. Insomma, il ragazzo era sensibile e generoso. Immagino sia rimasto tale. Dunque nessun pregiudizio, al contrario. La sensazione è che l'Italia non lo abbia capito, la certezza è che abbia le caratteristiche da bomber vero, ma questo non significa che debba guadagnare 40.000 euro al giorno. Il fatto è che il mercato del calcio è ormai dopato da assurdi investimenti, da cifre folli buttate sul tavolo da chi ha soldi, ma probabilmente non la stessa autentica passione per il gioco del calcio. E' il nuovo calcio made in China, pronto a sbarcare in Italia con l'imminente cessione del Milan. Conti, alla rovescia. Perché a tanti quattrini non corrisponde la stessa solida passione. La superficialità di certi protagonisti del pallone aiuta poi a complicare le cose.
Ed eccoci al caso del “bombarolo” Icardi e alle parole di Wanda, la moglie agente. Che confessandosi a calciomercato.com (bel colpo, lasciatemelo dire) ha dato alle stampe l'immagine perfetta di quanto possano essere stupide le persone avide. Non c'è altro giudizio, non trovo sfumature e spero che l'Inter trovi dal forza di impacchettare il capitano ingeneroso per spedirlo magari in Cina. Già, dimenticavo, pure l'Inter è dei cinesi della Suning, in apparenza così comunisti da rappresentare il più dissennato capitalismo 2.0.
Così, nel lunedì del dopo Euro, non sapendo più come guardare il mio amato gioco del calcio, ho navigato sul web. Dove, grazie al cielo, ho trovato altri tre scatti. Il primo: Cristiano Ronaldo, il giocatore più pagato del mondo, così agitato da “picchiare” un compagno seduto in panchina con lui. E così felice da saltare come un grillo al fischio finale che dichiarava il Portogallo (finalmente) campione d'Europa. Secondo scatto: le piazze e le strade di Lisbona, dove il popolo più malinconico del mondo scopriva finalmente quanto il calcio ci possa ancora rendere felici. Ma è la terza foto che mi è piaciuta di più: quella di un piccolo tifoso portoghese che consola un francese in lacrime. Queste emozioni non hanno prezzo, per tutto il resto ci sono gli yen.