Pellacini in Sudafrica:| 'Io, emigrante alla rovescia'
Da oggi un calciatore dilettante parmigiano proverà per una squadra di serie A del Sudafrica. Fabio Pellacini ieri mattina ha preso il volo per Johannesburg. Giocherà nei Kaizer Chiefs.
Faceva il centrocampista offensivo nella Meletolese, squadra di serie D.
Venticinque anni, abita a Parma e da febbraio si è trasferito a Lukasa, in Zambia, con l’approvazione della madre Daniela Rossi, libera professionista, e di papà Marco, che a Basilicanova dirige la "Pio Pellacini".
Ha un fratello più giovane di un anno, Francesco, che sta concludendo gli studi a Bologna, all’accademia europea del Design e gioca a calcio nella Meletolese, mentre la sorella Alessandra, 20 anni, da settembre andrá a studiare a Milano.
«Io - racconta Fabio prima dell’imbarco - ho giocato nell’Audace, poi sono passato in serie D a Meletole. Successivamente ho deciso di andare in Zambia, dove mi hanno notato e impiegato nella Zambian Premier League, ovvero la massima serie del Paese, con il Psl».
Ora il provino con i Kaiser Chief, squadra di primo piano del Sud Africa.
«La mia storia di emigrazione al contrario è iniziata per caso, con quel viaggio nella capitale dello Zambia. A febbraio mi sono laureato in architettura, alla triennale. A Lukasa lavora mio zio, che mi ha ospitato, e ho iniziato a spedire qualche curriculum in giro».
Poi anziché lavorare nell’edilizia è entrato in contatto con la Football House.
«La federazione calcistica locale, grazie a una persona del circolo italiano di Lusaka. Il provino era andato bene, mi hanno tesserato nel Green Buffalo».
La squadra dell’esercito.
«Nello Zambia ogni società sportiva è legata alle organizzazioni militari. All’inizio c'è stato qualche intoppo burocratico, d’accordo con la Meletolese poi mi hanno tesserato sino al 15 giugno».
Il campionato doveva iniziare a marzo, invece ha tardato un mese.
«Problemi organizzativi, perciò ho disputato solo quattro partite. I dirigenti volevano trattenermi, ma ho ricevuto un’offerta più allettante».
Dal Kaizer Chiefs, la squadra più importante del Sudafrica.
«Con molti giocatori della Nazionale, che disputarono il mondiale di un anno fa. Mi pagano il viaggio, spese, vitto e alloggio. Non ho niente da perdere».
Prospettive?
«Magari il calcio inglese. In tanti sono passati dal soccer sudafricano alla Gran Bretagna».
Nello Zambia com'è andata?
«A volte non c'era l’acqua nelle docce, si mangia quando capita, anche poco prima della partita. Con le mani, si divide tutto fra compagni, non esistono porzioni individuali».
Vi allenate con regolarità?
«Quello sì, due volte al giorno. Atleticamente gli africani sono impressionanti, velocissimi. Alcuni ex compagni sono nella nazionale dello Zambia. Tatticamente c'è improvvisazione, non sanno cosa sia la linea dei quattro centrocampisti».
Serviva proprio tanta strada, per provare a fare il calciatore professionista?
«Beh, alla peggio riprendo gli studi. Comunque continuerò a giocare, sono appassionatissimo».