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Peccenini: 'La rosa della Roma è da sesto posto. Come si fa a criticare Fonseca?'
Iniziamo subito con una data: il 22 marzo 1975. Discesa e cross di Peccenini, testa di Prati, derby vinto con sorpasso e terzo posto assicurato. Che ricordi ha di quel giorno? Diciamo che tutti me lo ricordano in questi 40 anni. Sembra che ho fatto solo quel cross lì e gli amici mi ci prendono pure in giro! A parte gli scherzi è un evento indelebile in una partita storica. Diciamo che ho lasciato una traccia nella storia della Roma va’
Grazie a quella vittoria la Roma giocò la sua prima coppa Uefa
C’era un’emozione incredibile perché fino ad allora la Roma aveva disputato giusto il torneo italo-inglese oltre alla Coppa delle Fiere. Anche chi in quella rosa chi aveva già giocato le coppe europee era molto emozionato. In quella competizione c’erano grandi club, non è come l’attuale Europa League. Era quasi una seconda Champions
Poi è arrivato il Bruges agli ottavi
Che ha fatto fuori pure il Milan ai quarti e perso col Liverpool in finale. Era una grande squadra che ha vinto sia all’andata che al ritorno. Eppure tutti ci dicevano: ma che siete usciti con operai che lavorano il carbone nelle miniere? Ricordo una trasferta bellissima, siamo andati anche a visitare il museo di Van Gogh. Oggi i giocatori li rinchiudono in camera
Lei hai giocato con Prati e Pruzzo, non le chiedo chi è più forte. Ma oggi in serie A quanti gol farebbero?
Ci vorrebbe il pallottoliere oggi per segnare i gol. Non saprei dirti chi era più forte, avevano un fiuto del gol incredibile, sentivano la porta anche a occhi chiusi. Io li devo ringraziare perché nelle partitelle del giovedì li affrontavo e ci riempivamo di botte. Imparavo tanto perché una volta che marcavi Prati o Pruzzo poi potevi marcare chiunque
Anche gli altri non scherzavano però
Ogni partita era una battaglia, io marcavo sempre le seconde punte perché ero rapido. Ho affrontato Chiarugi, Pascucci e Garlaschelli nei derby. Quello che mi ha fatto più dannare però era Bettega. Non era solo forte tecnicamente e fisicamente, ma era intelligentissimo
Lei ha avuto presidenti estremamente romanisti come Marchini, Anzalone e Viola. Oggi che effetto le fa vedere presidenze straniere
Da una parte brutto perché soprattutto con Pallotta è mancata la figura di un presidente presente, facile farlo in quel modo senza mettere piede a Trigoria. Da una parte bello perché compensano l’assenza di personalità italiane che evidentemente non ci sono
Liedholm o Herrera, chi le ha dato di più?
Due maestri, ma senza dubbio Liedholm è stato decisivo. Appena arrivò mi lasciò in panchina le prime tre partite e alla quarta nemmeno mi convocò. Mi disse che ero fortissimo ma non davo il massimo. Aveva ragione, da quel giorno non sono più uscito dal campo. Io e Rocca ci allenavamo 4 ore al giorno, due in più degli altri. Noi tre abbiamo passato insieme pure una vacanza nella tenuta di Liedholm, ci faceva abbracciare gli alberi per scaricare le energie negative
Nel calcio di oggi chi ha quella personalità? Nessuno, non scherziamo. Oggi tutti si incazzano in campo, fanno le sceneggiate e sembrano duri. Liedholm davanti alle telecamere aveva un aplomb invidiabile, poi però ci attaccava al muro nello spogliatoio. Una volta prese Cordova per il cravattino dopo un brutto intervento a Rocca. Ancora trema quel muro. Aveva la giusta via di mezzo: sapeva ridere, scherzare ma sapeva anche arrabbiarsi.
A proposito di allenatori e di Braga-Roma. Fonseca è terzo però…
Ti blocco subito, non c’è nessun però. Fonseca sta tirando fuori da questa squadra ben più di quanto vale davvero. Ha rivalutato giocatori come Spinazzola e Karsdorp, ha fatto crescere Villar e si ritrova con due centrali come Ibanez e Kumbulla che non sono ancora da grande squadra. La Roma è piena di punti interrogativi, ha giocatori che non hanno carattere come dimostrano gli autoelogi dopo la Juve. Eppure Fonseca l’ha portata al terzo posto e ai sedicesimi di Europa. Non mi stupirei di vederla al secondo posto a fine campionato, a quel punto chi può più criticare Fonseca?
C’è un Peccenini nella Roma di Fonseca?
Sinceramente no, forse sono più preparati tecnicamente ma in marcatura ero più bravo di tutti i centrali di oggi. E anche come velocità e personalità non credo proprio di essere stato inferiore