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Pazza Roma tra il bene e il male: è indefinita e fragile, ma almeno non muore mai. L'Udinese può recriminare
LA PARTITA - Udinese in vantaggio dopo un quarto d'ora di gioco con Molina, bravo a raccogliere una corta respinta di Pellegrini da azione di calcio d'angolo e a infilare Rui Patricio con un sinistro velenoso dal limite dell'area. Prima della fine del tempo, doppio clamoroso palo friulano con Makengo e la collaborazione (di testa...) di Rui Patricio. Roma macchinosa, lenta, prevedibilissima e senza le giuste idee tattiche per andare a far male a Silvestri; dall'altra parte una squadra compatta in fase difensiva e pratica, rapida e reattiva su tutte le seconde palle in fase offensiva, portata soprattutto dalla parte dell'acerbo Zalewski e dell'incerto Ibanez. Dentro El Shaarawy e fuori il deludente Sergio Oliveira (Pellegrini più centrocampista, Roma con il 3-4-3) in avvio di ripresa. Roma ancora brutta, però. Con reparti slegati e troppi giocatori sulle gambe, senza ritmo. Dopo poco più di un'ora di gioco, seconda mossa di Mourinho: fuori anche Abraham (insufficiente, al pari di Zaniolo) e Zalewski, dentro Felix e Shomurodov. E, a seguire, dentro Veretout (fuori l'inguardabile Karsdorp): Roma un po' più dentro la partita e a trazione anteriore totale, anche per il successivo ingresso di Carles Perez. Ma ancora estremamente macchinosa. E inconcludente. Nel finale Rui Patricio decisivo per non far crollare in via definitiva le ambizioni della Roma, poi il “mani” di Zeegelaar nel recupero, il calcio di rigore per gli ospiti e il gol del capitano Pellegrini, a segno dopo il clamoroso errore dagli undici metri commesso contro la Juventus all'Olimpico.
TRA BENE E MALE - La Roma, ormai lo avrà capito anche chi si occupa saltuariamente di calcio, è una squadra strana, pazza talvolta. Capace, da sempre, di giocare più partite all'interno della stessa partita. Prima bene e poi male o viceversa. Come accaduto, per certi versi, anche a Udine. Continuità rara, in un senso o nell'altro. E i numeri che accompagnano il suo cammino in campionato lo stanno a testimoniare. Ventinove gare: 14 vittorie, 6 pareggi e 9 sconfitte. E questo cosa significa? Semplice: che la Roma non è ancora una squadra definita. Non solo non equilibrata tatticamente ma anche/soprattutto fragile sotto l'aspetto mentale. Come è possibile, del resto, giocare bene o male a intermittenza senza mettere in mezzo, senza tirare in ballo il fattore psicologico che accompagna la squadra? Occhio ad alcuni dati: la Roma ha vinto 14 partite, dieci delle quali con il minimo scarto. E ne ha perse 9 ma due volte soltanto senza lo scarto minimo. Squadra sempre in bilico tra il bene e il male, insomma. Squadra alla perenne ricerca di equilibrio, ma che - se non altro - non finisce mai. Come è accaduto a Udine, come era accaduto a La Spezia.
IL TABELLINO
Udinese-Roma 1-1 (primo tempo 1-0)
Udinese (3-5-2): Silvestri; Becao, Mari, Perez (37' st Zeegelaar); Molina, Pereyra, Jajalo, Makengo (42' st Samardzic), Udogie; Beto, Deulofeu (42' st Pussetto). A disposizione: Padelli, Gasparini, Benkovic, Nuytinck, Soppy, Arslan, Nestorovski. Allenatore: Cioffi
Roma (3-4-1-2): Rui Patricio; Mancini (40' st Carles Perez), Smalling, Ibanez; Karsdorp (28' st Veretout), Oliveira (1' st El Shaarawy), Cristante, Zalewski (20' st Afena-Gyan); Pellegrini; Abraham (20' st Shomurodov), Zaniolo. A disposizione: Fuzato, Boer, Keramitsis, Vina, Bove, Diawara, Maitland-Niles. Allenatore Mourinho
Arbitro: Di Bello di Brindisi
Marcatori: 15' pt Molina (U), 49' st Pellegrini (R) su rigore
Ammoniti: Deulofeu, Makengo, Becao (U); Afena-Gyan, Ibanez (R).
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