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Meglio 4 riserve di Pavoletti: per Conte i numeri non valgono. E Lapadula...
Pavoletti, attaccante del Genoa, è stato il miglior marcatore italiano della serie A con 14 reti. Una quantità più che ragguardevole se si considera che il calciatore è rimasto assente per oltre un mese all’inizio della primavera, causa infortunio, dal quale aveva completamente recuperato, tornando in campo e segnando ancora.
Eppure Conte lo ha scartato preferendogli, Pellè, Eder, Zaza e Immobile. Paradossale, per non dire grottesco, che a giocarsi un posto con questi quattro (probabilmente con Immobile) sia Lorenzo Insigne, autore di dodici gol in serie A.
Premesso che il c.t. ha il sacrosanto diritto di affrontare l’Europeo con chi meglio crede, risulta strano che le prestazioni e i numeri del campionato contino così poco. Per di più in un reparto dove l’Italia fatica assai. In pratica davanti ad Insigne e preferiti a Pavoletti, ci sono quattro riserve dei rispettivi club.
Pellé non ha certo brillato nel Southampton, Eder ha fatto un gol da gennaio, cioé quando ha lasciato la Sampdoria per approdare all’Inter (dove ha fatto anche l’attaccante esterno prima di finire in panchina), Zaza è sempre stato il rincalzo, anche se di lusso, nella Juve, Immobile è rientrato a Torino a inizio anno, ma è stato appiedato da un grave infortunio (non ancora smaltito), oltre ad essere soppiantato, quanto a segnature, dal giovane granata Belotti.
A questo punto mi chiedo perché Conte non abbia voluto dare un’occhiata a Lapadula (Pescara), capocannoniere in serie B con 27 reti. Lo ammetto. Convocarlo avrebbe comportato problemi seri con la sua società di appartenenza, impegnata nei play-off per la promozione in A. Ma visionarlo con attenzione, secondo me, era un dovere.
Primo, perché Lapadula sa segnare in quasi in tutti i modi. Secondo, perché è un attaccante moderno capace di interpretare adeguatamente le due fasi di gioco. Terzo, ammesso e non concesso che questa fosse una stagione eccezionale, andava sfruttato fino a quando manterrà lo stato di grazia. Quarto, se è vero che non ha esperienza internazionale (rilievo che vale anche per Pavoletti), Lapadula avrebbe avuto per lo meno il vantaggio di non essere conosciuto dagli avversari, di non essere studiabile e quindi catalogabile. Insomma, sarebbe potuto essere una clamorosa sorpresa.
Affrontando il tema del centrocampo, Conte ha lasciato capire che sia Thiago Motta, sia Montolivo potrebbero restare a casa, come Pirlo (scelta tecnica) e la coppia Verratti-Marchisio, infortunati. Nulla da eccepire in proposito. Il c.t. vuole gente che stia bene subito e tanto Thiago quanto Montolivo non lo sono. Mi limito solo ad un’osservazione: era proprio così urgente “tagliare” Soriano? E che senso avere Bonaventura che nel Milan gioca esterno?
Spero che chi mi legge non consideri oziose queste domande. O, peggio, un pretesto per criticare un c.t. finora solo molto sfortunato. Al contrario, credo che il giornalismo sia materia dialettica e debba allargare il più possibile il ventaglio degli approfondimenti e delle opzioni. Questione di metodo che, evidentemente, lo stesso Conte non disdegna se è vero che nella lista dei nomi sicuri è stato riammesso Daniele De Rossi, certo dell’esclusione fino ad un mese fa.
Resta un dubbio sul sistema di gioco: Il 3-5-2 potrebbe essere alternato al 3-4-3. La differenza, però, sta in un passaggio nient’affatto secondario. Con il primo, grazie all’arretramento degli esterni, si può difendere sempre a quattro o a cinque; con il secondo, invece, si difende uno contro uno, cioé a sistema puro. Più rischio che fascino.