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Pato e il Milan: "Ancelotti e i super campioni, ricordi indelebili. E in futuro..."
Pato è stato protagonista dell'ultima puntata del BSMT, podcast di Gianluca Gazzoli su YouTube, e ha raccontato ricordi e aneddoti del suo passaggio in rossonero, concedendosi anche una battuta sulla possibilità di tornare con un'altra veste.
L'AFFETTO RICEVUTO PER IL RITORNO A MILANELLO DOPO 11 ANNI - "A parte quello che stiamo facendo, quello è tutto bello. Tu a volte puoi provare a portare alle persone che stanno guardando quello che loro vogliono, l'immagine più bella. Ma alla fine le persone devono sapere che dentro di noi abbiamo cose bellissime. L'amicizia, i genitori... Tu devi essere con loro o con altre persone quello che vuoi ricevere. Io sono così con tutti, non ho mai cambiato quello che sono perché ho imparato quello e vedo che i valori della vita sono quelli. Tu devi essere quello che sei, quello che hai imparato e quello che vorresti che gli altri facessero a te. Io sono così. A volte puoi cadere, ma posso rialzarmi".
IL RITORNO A MILANELLO - "Mentre andavo con loro io mi ricordavo tutti i posti. Andavo di qua, di là, qua con la macchina, facevo la spinta con Emerson, facevamo a chi arrivava prima. Poi Galliani chiamava il mio agente e diceva di smettere di correre. Ricordo tutte le vie a Milanello, tutto. Poi ho incontrato la signora che ai miei tempi andava in camera mia e lasciava tutto a posto, poi il cuoco, quelli che lavorano lì... Ho detto a loro: "Vorrei piangere ma non posso, c'è la telecamera". E' stato bellissimo, ero giovane e sono cresciuto lì. Tutto quello che ho vissuto a Milano mi fa venire brividi".
HA TROVATO MILANELLO DIVERSO? - "Qualcosa sì negli spogliatoi, nel parcheggio, ma per me sempre uguale".
LA FESTA DEI 125 ANNI DEL MILAN A SAN SIRO - "Mi hanno fatto entrare in campo, ti viene voglia di piangere. I tifosi che ti urlano, ti chiedono una foto, avere i miei genitori di fianco a me... Mi hanno lasciato qua, poi sono tornati con me dopo 12 anni a San Siro. Per loro è stato bellissimo, a parte il freddo che non sentivano più i piedi".
VENUTA VOGLIA DI TORNARE A GIOCARE? - "Ti dico una cosa. Ora ho 35 anni e ho chiesto un consiglio a Kakà: "Cosa hai fatto tu quando hai smesso di giocare?". Ho chiesto anche ad altri giocatori. Lui mi ha detto: "Così sono a posto". Una voglia di mettere la maglia e tornare a giocare lì in mezzo. Potrei tornare a giocare? Dovrei mettermi a posto fisicamente ma la voglia c'è, vediamo. Non è facile, non è semplice, ma se c'è la mentalità si può fare. Al di là dell'età. Anche il mio amico Thiago Silva gioca, è tornato in Brasile e la sua famiglia è qui: non so come fa, ma si può fare".
L'AMMIRAZIONE DI TANTI EX COLLEGHI. CASSANO: "PATO PIU' FORTE DI MBAPPE' OGGI" - "Cassano? Non ti ha urlato contro? Un giorno sono andato a prenderlo in giro mentre faceva un'intervista, gli ho toccato i capelli. Posso dire quale parola mi ha detto? No, la dico dopo (ride, ndr). Con Mauro Suma che tirava via il microfono...".
COME VIVE L'AMMIRAZIONE DEI COLLEGHI: ORGOGLIO E SOFFERENZA? - "Loro sono vere leggende. Cafu per noi brasiliani, ha alzato tante volte la Coppa del Mondo ed è stata una leggenda del Milan. Io dico: "Ok, ho dimostrato quello che Dio mi ha dato". Purtroppo non ci pensavo tanto a tutto quello che facevo lì e a quello che dicevano in giro. Io giocavo, amavo giocare, prendevo il pallone. Guardavo il difensore e a me non interessava chi c'era lì, volevo solo puntarlo e fare gol. Perché io ho l'ho sempre fatto da bambino, quindi non ci ho pensato tanto. Ho iniziato a pensare quando avevo 27 anni, tutto quello che succedeva e tutto quello che dicevano su di me. Anche brutte parole. A me piaceva solo giocare. Quindi entrare a San Siro e segnare... Io piangevo quando ho fatto il mio primo gol al Milan, non capivo bene dov'ero ma piangevo perché avevo fatto gol. Sentire parlare loro, i paragoni... Io ho sempre voluto fare quello che ho imparato. E' bello ricevere questo da loro. Lo dirò al mio bambino, che tra poco farà 11 mesi".
PARAGONI - "I paragoni non ci sono. Quando sono arrivato dal Brasile tutti dicevano: "Guarda, il nuovo Ronaldo". Le mie caratteristiche erano simili, però io ero io. Capisco oggi, ma tanto tempo fa no. Io semplicemente amavo il calcio".
DAL SOGNO DI GIOCARE AL MILAN ALLA REALTA' - "Andavo con la nazionale brasiliana in giro, c'erano anche altri club oltre al Milan. C'era il Real Madrid, c'era la Juventus, il Barcellona, l'Ajax, il PSV. C'era anche l'Inter. Tutti mi volevano perché sono andato in nazionale, avevo fatto bene con le giovanili, poi sono andato al Mondiale in Canada. Lì mi hanno detto che c'era un allenatore a vedere la partita: era Ancelotti. Io ho detto ko, poi magari non so se era vero, però lo stimolo lo avevo. Quando sei giovane fai tutto per farti notare. Ho fatto bene il Mondiale ma siamo usciti velocemente, sono tornato in Brasile e l'allenatore mi ha chiamato per fare una partita con la nazionale maggiore, ho fatto bene e hanno deciso che dovevo rimanere. Poi abbiamo giocato il Mondiale per Club e abbiamo vinto. Sapevo che c'era il Milan davvero e ho detto che volevo andare lì. Perché erano tutti lì: Ronaldo, Maldini, Nesta, Pirlo, Gattuso, Cafu, Kakà, Shevchenko, Inzaghi. Tutti. Io ho detto che volevo andare lì perché volevo giocare con i super campioni. Il mio agente è venuto e gli ho detto: "No, voglio lì. Perché io gioco alla PlayStation e voglio andare lì. Non sapevo l'importanza che era perché io volevo solo giocare con loro. Non capivo come era il Milan, volevo semplicemente andare lì e giocare lì. Poi è arrivato Sheva, mi ha detto: "Guarda, questa è la tua maglia". Io non capivo l'importanza. E' stato bellissimo, la scelta migliore nel momento giusto".
LA PRIMA PERSONA DEL MILAN CHE HA CONOSCIUTO - "Braida e poi il Dottor Galliani. Ci sono tante storie del Milan, non so se ho il tempo di raccontarle tutte. Sono arrivato in aeroporto, poi ho fatto due ore a Forte dei Marmi. Questa è carina, questa la racconto. In Brasile andiamo in spiaggia tutti in bikini. Io ero piccolino con la mia famiglia, siamo andati a Forte dei Marmi e la prima volta c'è questa qua che era in topless. Io guardo e dico: "Mamma, papà, guardate quella ragazza lì...". Qui a volte è normale, è diverso dal Brasile. Da lì siamo andati in ospedale per fare tutti i test. E questo dottore mi dice: "Mi puoi dire le lettere". Io ho chiuso un occhio con la mano e iniziato a leggere, ma ho spinto il mio occhio forte e cambiando non vedevo più. Mi hanno messo delle gocce per l'occhio e ok vedevo benissimo. Ma perché eravamo al buio, quando sono uscito alla luce non riuscivo a guardare. Poi sono andato a Milanello, Ancelotti è venuto a salutarmi e io strabuzzavo gli occhi. Se guardi le prime foto sembrava che avessi ottant'anni (ride, ndr). Subito a Forte dei Marmi per vedere Galliani, poi l'immagine del topless mi è rimasta. Camminavamo e ci passava di fianco una Ferrari lì e io dicevo wow".
L'ARRIVO AL MILAN E L'ATTESA PER DUE GIORNI - "Per due giorni non potevo giocare subito. Chiudeva il mercato per iscriversi alle liste, io dovevo avere un'età minima. Chiudeva il 31 agosto e io sono nato il 2 settembre. Ho detto a mio padre: "Perché non mi hai fatto più velocemente?" (ride, ndr). Potevo vincere ancora il Mondiale per Club e invece ho dovuto aspettare sei mesi per poter giocare. Ho fatto tutto, giocavo con la Primavera, dormivo a Milanello. Il Milan è stato davvero bello per me. Hanno fatto partite amichevoli. Siamo andati in Ucraina a giocare e io ero un po' stranito, passaporto queste cose qui... Siamo andati lì, ho giocato e ho fatto gol. Poi siamo tornati in albergo e mi hanno detto che il giorno dopo dovevamo ripartire. Poi arrivo in camera e c'era un Rolex, che avevano regalato a tutti i giocatori. Io guardavo e dicevo bello bello... Poi abbiamo viaggiato sull'aereo di Berlusconi. Sono arrivato in camera, il giorno dopo mi sono svegliato e ho messo il Rolex nella mia valigia e ho raggiunto gli altri sul pullman. Già ero in ritardo che tutti mi aspettavano, poi siamo in pullman, passano 30 minuti e chiedono se avevamo tutti il passaporto. Io l'avevo dimenticato in camera. Ero piccolino, tutti lì ad aspettarmi, un casino. Kakà mi prende in giro ancora oggi, per questa e altre storie. Sono stati momenti bellissimi. Guardare tutti i campioni, un giovane che fa una cazzata... Sono state belle esperienze".
CHI LO HA COLPITO DI PIU' AL MILAN - "Quello che mi ha colpito di più quando sono arrivato è stato Ancelotti. Mi ha fatto venire dove tutti mangiavano, ero piccolissimo e lui davanti a tutti ha detto: "Qui c'è Pato, vorrei farvi salutare". Tutti si sono alzati e tutti sono venuti a darmi la mano. Quello che è rimasto nel mio cuore è il rispetto che tutti avevano. Quelli hanno vinto la Champions. Si alzavano a dare la mano, abbracciare, dare l'in bocca al lupo. Chi ha fatto più impressione nello stringere la mano? Conoscevo molto di più i brasiliani. Però Ronaldo per me... Ronie... E' stato diverso".
L'ESORDIO AL MILAN CONTRO IL NAPOLI - "Ho aspettato tanto. Però quando sono entrato in campo pensavo che la gente e la tv mi guardavano e volevo fare bene. Quando Ronaldo prova farmi due passaggi io sbaglio, lui voleva che io facessi tanti gol. Mi ha messo davanti alla porta e ho sbagliato, lui è venuto da me e mi ha detto: "Oh, mi puoi aiutare? Io ti aiuto. Tu sei la storia". Poi a metà del secondo tempo Beppe Favalli fa un passaggio dall'altra parte del campo, arriva vicino a me, il difensore salta per prendere la palla, io stoppo il pallone e penso che il portiere immagini che io la metta su, quando salta io la metto sotto e ho visto tutta la gente urlare. Ho pensato: "Dai, adesso posso piangere". Poi la gente oggi mi parla anche molto di questo. Anche Ronaldo ha fatto un tiro in porta, ha preso un difensore. Ho pensato adesso la becco però la palla era già entrata e non è contato come mio gol".
FUTURO DOPO IL CALCIO - "Oggi i calciatori con cui ho giocato io oggi fanno gli allenatori, i dirigenti... Mi chiedono cosa farò e io non lo so, non mi sono ancora preparato per la prossima vita. Quando c'è una professione lunga muori una volta e rinasci per l'altra. Vedremo. Sono contento che quello che ho fatto al Milan è rimasto nel cuore. Speriamo che il Milan va bene, ma io purtroppo ancora non so cosa farò".
TORNARE IN FUTURO A MILANO E AVERE UN RUOLO IN SOCIETA'? - "Ok bisogna fare pensieri per il futuro, però io sono così. Quello che mi offrono, vado. Non mi dispiacerebbe perché il mi piace e lo amo. Dio è stato molto gentile con me, mi ha dato cose che mi hanno crescere e belle sfide".