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  • Pastorin: ecco perchè Zenga farà bene

    Pastorin: ecco perchè Zenga farà bene

    Farà bene. Ne sono sicuro. Mi basta vedere le foto del ritiro della Samp. Il suo volto ironico e sorridente, come fa lavorare il gruppo. Walter Zenga è tornato: questa volta per non andare più via. Dopo le esperienze al Catania e al Palermo, il girovagare in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi, l'ex portiere dalla "faccia sgherra", come lo soprannominò il poeta del calcio Vladimiro Caminiti, si ripresenta al giudizio del nostro campionato. Avrebbe preferito un ritorno nella sua Itaca (Inter), ma la Sampdoria rappresenta, comunque, la sua seconda casa, un amore più breve e maturo. Compito difficile: una tifoseria, giustamente, sempre più esigente, un presidente bizzarro e capace, nel bene e nel male, di qualsiasi meraviglia, una squadra da ritoccare, perfezionare. Ma Walter è consapevole di essere giunto a un bivio: questa è l'occasione propizia, da non perdere.

    Conosco da anni, Zenga. Siamo in ottimi rapporti. Un'amicizia, una stima umana e professionale che cominciò in Messico nell'86, quando, a quel mundial senza gloria per gli azzurri, era il terzo portiere dietro Giovanni Galli e Franco Tancredi. Mi colpì la sua spavalderia, la certezza di essere, per talento, un predestinato, quel suo guardare sempre dritto in faccia, non mentire mai, anche a costo di antipatie o rancori. La sua è stata una carriera esemplare, per ben tre volte consecutive (1989, 1990 e 1991) eletto miglior estremo difensore del mondo, conquiste in Italia e in Europa; ricordo una sua parata pazzesca il 17 ottobre 1987 a Berna, contro la Svizzera. Un volo a togliere il pallone all'incrocio dei pali. Una delle più belle prodezze di sempre. 

    25 anni fa, proprio in questi giorni, il gol che, ingiustamente, lo ha segnato, ferito. Mondiale del '90 in Italia, semifinale con l'Argentina di Maradona, quel beffardo colpo di testa di Caniggia sulla sua tentennante uscita. La sfida che andò ai rigori e i ragazzi di Azeglio Vicini che salutarono la finale. Tutti a ricordargli, in tante e troppe occasioni, quel "peccato", non le prodezze di tante stagioni. Certo, non si è mai fermato. Ha continuato per la sua strada, andando all'estero come giocatore e come tecnico, aumentando le proprie conoscenze., il proprio bagaglio professionale. L'Italia, però, rappresentava il suo traguardo e il suo tormento. Adesso, è ancora qui. Alla  Sampdoria: e farà bene. Perché è bravo e perché lo conosco. Così come ho conosciuto suo figlio Jacopo, centravanti al Casale, un bomber di valore che avrebbe meritato altre categorie. Fisicamente somiglia al padre, ma è più docile caratterialmente. Meno portato all'avventura. 

    Bene, Walter: buon ritiro. E, mi raccomando, porta nello spogliatoio blucerchiato la tua grinta e la tua determinazione. E qui da noi metterai radici.

    Darwin Pastorin

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