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Pastorin: il lato oscuro di Neymar
E, ancora una volta, abbiamo assistito alla "scomparsa" di Neymar, alla sua in capacità di diventare il protagonista assoluto, il totem, il fuoriclasse in grado di capovolgere il senso di un match. Invece: niente. Qualche guizzo, qualche abbaglio: nel deserto. Alla Coppa del Mondo era uscito di scena per infortunio, contro la Colombia. Nella manifestazione continentale ha gettato al vento un'occasione ghiotta, perdendo la testa a fine partita con la Colombia (ancora!) e rimediando una, sacrosanta, squalifica di quattro giornate. Fuori dai giochi, il Brasile ha perso il suo punto di riferimento offensivo, il calciatore che reduce dai fasti col Barcellona, avrebbe dovuto fare la differenza: dimostrare, soprattutto, di poter esser, senza più timori o tremori, un leader.
Il Neymar della Copa è "nemico" del Neymar del Barça, del fantasista capace, al fianco di Messi e Suarez, di dare vita a tutte le meraviglie del possibile e dell'impossibile. Il Neymar che esce dalla manifestazione sudamericana è un asso dimezzato, lontano dai miti di Pelé, Garrincha, Ronaldo, Romario e Ronaldinho. Crescerà, ne siamo sicuri. Ma deve allontanare, al più presto, quel Neymar ancora immaturo, fragile, incapace di gestire la propria classe. Dovrebbe, a nostro avviso, andare a ripetizione da Lionel Messi. Così esemplare, la Pulce, argentina anche quando fa da "spalla". Una "spalla" che sta permettendo alla nuova ed efficace Selección di recuperare le pagine della gloria e dell'epica.
Darwin Pastorin