Parma nel caos, indagine penale. Melli: 'Ghirardi ci ha affondato come il Titanic'
"Così Ghirardi ha sfasciato il Parma". Il team manager Sandro Melli racconta tutto al Corriere dello Sport: "Come il Titanic, siamo affondati tra gli sprechi. Gestione folle, abbiamo 240 tesserati. Giocare? Secondo me faremo fatica ad allenarci, d'ora in avanti. Ieri la lavanderia ci ha detto che non lavorerà più per noi, i giocatori si porteranno la roba a casa. Però c'è un limite a tutto. Va bene rimboccarsi le maniche, ma questo non è mica calcio professionistico. Io mi accorgevo che eravamo sul Titanic. Sopra la prima classe, tutto bello, tutto luccicante, con quelli che ballavano, Ghirardi e Leonardi. E sotto c’era la seconda classe, e la terza. Dipendenti, collaboratori, fornitori. Io pensavo: al primo scoglio che becchiamo, affondiamo. Lo scoglio è stata la licenza Uefa. Però te lo ricordi cosa succede al Titanic? Quelli di prima classe si salvano, a morire sono quelli sotto. E ovviamente il capitano, quello con la barba. Chi è qui il capitano? Donadoni, ovviamente".
Come siamo arrivati a questo punto? Quando si è accorto che qualcosa non andava?
"Qualche anno fa. Ghirardi mi chiese di prestargli centomila euro per pagare un premio che aveva promesso alla squadra. Ci ha messo tre anni a ridarmeli, e senza neanche un grazie".Perché glieli ha prestati?
"Perché era una persona che mi piaceva. Lo stimavo, mi fidavo di lui".
Ma come mai glieli aveva chiesti? Le disse che non li aveva?
"Tirò fuori la storia della liquidità. Al Parma nessuno ha mai detto: non ci sono soldi. Si è sempre parlato di un problema di liquidità. Io nella mia ignoranza non ho mai capito: Ghirardi e Leonardi dicevano di fatturare 70-80 milioni eppure in cassa non c’erano neanche 50 euro per fare benzina al furgone dei magazzinieri. E’ una storia che è cominciata nell’anno di Colomba, il 2011. Ci hanno tolto le carte carburante e dovevamo anticipare noi i soldi per la benzina. Ma farsi rimborsare diventava sempre più complicato".
Chi anticipava i soldi?
"I dipendenti. Io, il segretario, i magazzinieri, gli osservatori. Chi c’era".Altri segnali?
"Tutte le volte che c’era una scadenza, arrivava il rinvio. Dovevano pagare i giocatori? Li chiamavano in sede e gli chiedevano di spalmare il contratto: avrebbero preso meno ma per un anno o due in più. Così la corda si allungava. Ma prima o poi qualcuno si sarebbe impiccato".
Perché nessuno parlava?
"I fornitori all’inizio non volevano perdere un cliente di prestigio. I dipendenti speravano sempre che la difficoltà passasse. Speravamo di uscirne, e portavamo pazienza. Io discutevo, litigavo, ma ottenevo poco o niente. Avrei potuto fare causa, ma Melli che fa causa al Parma non mi piaceva".
INDAGINE PENALE - Come si legge sulla Gazzetta dello Sport, la Procura indaga per reati fiscali per i quali è prevista la custodia cautelare: rischiano gli amministratori. Gli uomini della Guardia di Finanza, da giorni, sono al lavoro per decrittare i bilanci della società gialloblù: non soltanto quello approvato (e non ratificato dalla società di revisione) il 27 dicembre 2014, ma anche quelli precedenti. I soldi non versati al Fisco ammontano a 16,7 milioni, e sono direttamente collegati ai mancati versamenti degli stipendi ai tesserati, ma si ipotizza che ci siano altre 'partite' aperte sulle quali i magistrati vogliono fare luce. Il 19 marzo ci sarà l’udienza dopo la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura e prima di allora non si può parlare di 'bancarotta semplice' o 'bancarotta fraudolenta', non essendo ancora stato dichiarato il fallimento. Ma quella è la strada su cui stanno procedendo i giudici. Verranno analizzate tutte le azioni degli amministratori, a partire da Tommaso Ghirardi per passare agli uomini della Dastraso Holdings Limited (il cui riferimento era Rezart Taçi, anche se mai compare in prima persona) e finire a Giampietro Manenti, l’attuale proprietario.
ZERO SOLDI - Nonostante il mondo attorno a lui stia crollando, nonostante ogni giorno vengano pignorati auto, materiale vario, pullmini, computer e stampanti, il presidente Giampietro Manenti ostenta tranquillità e dice: "La squadra andrà a Genova perché la trasferta è stata già pagata dalla società. Al più presto ci recheremo dai magistrati per mostrare loro i loro documenti che garantiscono la solvibilità finanziaria del club". Ieri è saltato l’incontro tra Manenti e il sindaco Pizzarotti: prossimo appuntamento venerdì pomeriggio. Il presidente continua a parlare di soldi, ma finora non si è visto un centesimo. I 5.000 euro per andare a Genova erano già nelle casse sociali (dopo questo prelevamento ne sono rimasti 33.500) e Manenti, dal suo portafoglio, non ha tirato fuori nulla. Anzi: la settimana scorsa, prima di affrontare in macchina il viaggio in Slovenia, al termine del quale avrebbe dovuto sbloccare la bellezza di 30 milioni di euro per saldare gli stipendi arretrati, ha avuto la delicatezza di passare dall’ufficio tesoreria del Parma Football Club per farsi anticipare la cifra necessaria alla trasferta. Non è quella che si può definire una mossa da Paperon de’ Paperoni...
DOMANDE - Il fatto che non voglia portare i libri in tribunale è piuttosto curioso: tutti gli consigliano questa mossa, ma lui non la fa. Perché? Che cosa spera di ottenere? Se venisse dichiarato il fallimento nell’udienza del 19 marzo, Manenti potrebbe essere considerato responsabile di ostacolo all’attività aziendale. E la stessa responsabilità potrebbe essere addebitata agli uomini della Dastraso Holdings Limited che, dopo essersi resi conto (per loro pubblica ammissione) che i debiti del Parma FC erano superiori a quelli che erano stati loro prospettati, invece di andare dai magistrati hanno ceduto le quote del club a un soggetto che a tutt’oggi ha dimostrato di non aver le risorse per ripianare la situazione.
PROTESTA - Mentre gli uomini della Procura e della Guardia di Finanza lavorano sui bilanci e studiano le fatture, in entrata e in uscita, i giocatori di Donadoni, ormai svanita la fiducia in Manenti, si stanno concentrando su due partite: quella di domenica contro il Genoa e quella con la Lega. Il 6 marzo, nell’assemblea delle società di A, si discute il caso Parma. «Dalla Lega anche oggi non abbiamo sentito nulla e questo dà la dimostrazione di quanto il caso Parma interessi... Il 6 marzo è tardi, molto tardi. Forse sarebbe bene che si anticipasse l’assemblea», dice il capitano Alessandro Lucarelli. I giocatori gialloblù chiedono un intervento economico per finire la stagione e non è escluso (anzi: è probabile) che a Marassi la squadra di Donadoni entri in campo con un quarto d’ora di ritardo. Una protesta che non inciderebbe sulla regolarità della partita, ma servirebbe a sensibilizzare tutto l’ambiente.
PANCHINE IN VENDITA - Signori, chi offre di più? 2.000 euro per le panche. In vendita i sedili dello spogliatoio, due pulmini, un’Alfa e altro. Chiusa la lavanderia. Chi volesse provare l’ebbrezza di sedersi sulla panchina che Roberto Donadoni utilizza nello spogliatoio dello stadio Tardini, non quella del campo però, non deve fare altro che presentarsi il 5 marzo all’asta organizzata dall’Istituto Vendite Giudiziarie. Prezzo di partenza, duemila euro. La struttura, nei giorni scorsi, è stata pignorata da Equitalia. Si legge nell’annuncio del bando: «Numero tre panche modulo da spogliatoio in alluminio con cassetto porta oggetti-portascarpe e cuscino imbottito». Non solo, durante questa asta saranno battuti anche altri oggetti appartenuti al Parma Football Club: una pedana, una panca regolabile, uno Squat Rack, due pulmini da nove posti, un furgone e un’Alfa Romeo 147. Succede tutto questo in quella che, una volta, molto tempo fa, era un’isola felice. E succede pure che il servizio della lavanderia sia sospeso così che i giocatori, da oggi, dovranno portarsi a casa maglie, scarpe e pantaloncini sporchi e lavarseli.
SOLIDARIETA' - Ieri, dalla sua pagina Facebook, anche il capitano della Nazionale Gigi Buffon, che è cresciuto nel settore giovanile del Parma e con il Parma ha conquistato i suoi primi successi, ha fatto sapere il suo pensiero allegando una sua foto ai tempi dell’avventura in gialloblù: "Leggo ogni giorno notizie sempre più surreali riguardo il Fc Parma, per quanto possa significare ci tengo ad esprimere la mia piena solidarietà verso tutti coloro che lavorano per la società crociata. #SaveParma". Lucarelli, l’altro ieri, aveva dichiarato che soltanto De Sanctis, portiere della Roma, si era fatto sentire dopo la sospensione di Parma-Udinese per esprimergli la sua vicinanza in un momento tanto difficile. Ora arriva il sostegno di Buffon, forse qualcosa si sta muovendo anche nel paludato mondo del pallone.
SULLA PAROLA - In giorni tanto convulsi e in una vicenda così complicata spuntano personaggi che, loro malgrado, finiscono sul palcoscenico. E’ il caso del commercialista Andrea Galimberti che sta affiancando Giampietro Manenti nella disperata impresa di salvare il Parma e dice: "Al 50 per cento la due diligence (il controllo dei conti della società, ndr) è terminata. Ci servono altri giorni per completarla. Io sto lavorando sulla parola, credo che alla fine sarò remunerato". Glielo auguriamo, ma di soldi finora a Parma non se ne sono visti e i creditori, per tutelarsi, hanno fatto intervenire gli ufficiali giudiziari.
A #Parma politica e calcio sono stati in mano a irresponsabili. Ma c’è anche una Parma che reagisce e che non si fa mettere i piedi in testa
— Federico Pizzarotti (@FedePizzarotti) 25 Febbraio 2015