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Parma-Juve, Dino Baggio: 'Il mio gesto dei soldi all'arbitro...'
Ricorda l’estate del 1994, quando passò dalla Juve al Parma per 14 miliardi di lire?
"Impossibile dimenticarlo. La Juve mi cedette al Parma senza avvertirmi. E io, che avevo anche l’offerta del Milan, m’impuntai. Capello mi voleva affiancare ad Albertini nel suo Milan, la prospettiva mi piaceva".
E a Parma pensarono che lei rifiutava il trasferimento in Emilia.
"Proprio così. Mi accolsero con freddezza, all’inizio mi fischiavano se sbagliavo un passaggio".
E poi che cosa successe?
"Mi feci voler bene dai tifosi per l’impegno che mettevo sempre sul campo e per i gol che segnai proprio alla Juventus".
Già, quella stagione 1994-95 fu un lungo, interminabile duello proprio tra Parma e Juve: scudetto, Coppa Uefa, Coppa Italia.
"Quello fu il primo campionato nel quale si assegnavano tre punti per vittoria. Loro, i bianconeri intendo, si adeguarono subito: giocavano sempre per vincere, in casa e fuori. Noi del Parma, invece, in trasferta a volte ci accontentavamo del punticino. E poi venne la sfida al Tardini dell’8 gennaio. Andiamo in vantaggio con un mio gol e poi la Juve si scatena: in un quarto d’ora ce ne fanno tre. Mamma mia, che bambola!".
Era una Juve fortissima.
"Aveva forza fisica e grande tecnica. Vialli, Ravanelli e Del Piero nel tridente. Pressing a tutto campo. E in mezzo un pensatore come Sousa. Il Parma, invece, era più lezioso: avevamo Zola che incantava, ma non eravamo abbastanza cattivi per arrivare allo scudetto".
E infatti il titolo lo vinse la Juve.
"Sì, però noi li battemmo nella doppia finale di Coppa Uefa. Che partite! Uno a zero al Tardini. E sapete chi segnò? Io. Poi il ritorno si gioca a San Siro. Loro vanno in vantaggio con Vialli, premono, spingono, picchiano, ci diamo botte da orbi e alla fine che cosa succede? Che faccio gol ancora io e la Coppa ce la portiamo a casa noi".
Lei era abbonato ai gol nelle finali Uefa. Con la Juve ne aveva realizzati tre contro il Borussia Dortmund, nel 1992-93, uno all’andata e due al ritorno.
"Ho sempre sentito molto le partite decisive e, al contrario di altri, non mi sono mai fatto imprigionare dalla tensione. In campo davo l’anima. E così, spesso, ero decisivo".
C’è un’altra cosa che l’ha fatta entrare definitivamente nel cuore dei parmigiani, vuole raccontarla?
"Il gesto dei soldi all’arbitro Farina durante un Parma-Juve del gennaio 2000. Feci un fallo su Zambrotta, mi beccai il rosso e sotto i suoi occhi sfregai l’indice e il pollice come a dire: 'Ti hanno pagato, eh!'. Mi beccai due giornate e non mi convocarono più in Nazionale".
Perché lo fece?
"Non me ne sono mai pentito e ne parlai anche con l’arbitro Farina prima che morisse. Non ce l’avevo con lui, ma col sistema. Poi tutte quelle cose sono uscite con le sentenze di Calciopoli. Per essermi ribellato alla dittatura bianconera, i tifosi del Parma mi adottarono".
Come vede questo Parma-Juve?
"La Juve è fortissima e secondo me questo può essere l’anno buono per la Champions. Non c’è soltanto Cristiano Ronaldo, Allegri ha a disposizione due squadre: esce un campione ed entra un campione. Sulla carta, al Tardini non c’è partita. Però il calcio è bello perché è strano. Il Parma ha fatto un miracolo con tre promozioni consecutive, dalla Serie D alla Serie A in tre anni: una cosa mai vista in Italia. Io dico che, se contro la Juve finisse 0-0, sarebbe come aver vinto una finale di Champions League. Ma purtroppo temo che non andrà così".