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    Pallone, birra e Coppa Italia: addio a Trevor Francis, lo striker perfezionista della Sampdoria

    Pallone, birra e Coppa Italia: addio a Trevor Francis, lo striker perfezionista della Sampdoria

    • Renzo Parodi
    “It took one million pounds to bring Trevor Francis here to Genova…” Iniziava così il docufilm dedicato sul tamburo nell’estate del 1982 dalla tv privata britannica ITV a Trevor Francis, nuovo attaccante della Sampdoria. E’ stato il più pagato calciatore inglese, un milione di sterline dal Birmingham al Nottingham Forest. La Sampdoria sborsò 725mila sterline. 

    Francis, 69 anni, è morto improvvisamente questa mattina nella sua villa di Marbella, in Spagna. Un infarto si è portato via uno dei più talentuosi attaccanti inglesi del secondo dopoguerra, un centravanti atipico per il calcio muscolare giocato all’epoca sull’Isola. Scattante, rapido, dotato di una tecnica sopraffina e un dribbling funambolico, a 28 anni Francis aveva vinto due volte la Coppa dei Campioni con la maglia del Nottingham Forest di Brian Clough. Aveva indossato anche le maglie del Birmingham City, dei Detroit Express e del Manchester City, squadra dalla quale Paolo Mantovani l’aveva prelevato nell’estate del 1982, colpito dalla classe dello “striker”, al Mondiale spagnolo. A fare coppia d’attacco con Trevor era arrivato il Bimbo d’oro, al secolo Roberto Mancini, 18 anni. Mantovani decise di affiancargli una “balia” esperta e prestigiosa e Francis rispondeva all’identikit. Mantovani avrebbe voluto portate a Genova un altro inglese di grande nome, Bryan Robson, capitano del Manchester United e della Nazionale. Ma costava troppo, tre miliardi e messo di lire e ripiegò – si fa per dire -sull’irlandese Liam Brady, scartato dalla Juve dopo l’arrivo di Platini. Due stagioni fianco a fianco, Brady e Francis, la mente e il braccio. Poi ecco un altro centrocampista di scuola britannica che aveva appena alzato col Liverpool la Coppa dei campioni, battendo la Roma: Graeme Souness, detto “Charlie Champagne” per la propensione alla bella vita, arrivato a 31 anni al posto di Brady.

    Francis aveva iniziato alla grande l’avventura blucerchiata, un gol all’Inter alla seconda giornata dopo l’esordio vittorioso sulla Juve a Marassi, dopo 5 anni di serie B. Alla terza, la Roma di Di Bartolomei e Nela, Vierchowod e Pruzzo. Trevor ingaggia furibondi duelli in velocità con lo zar, non ancora blucerchiato, e si strappa. Mesi e mesi di cure, un film che riempie le pagine dei giornali e si ripeterà negli anni a venire. Francis è un perfezionista e non vuole sfigurare. Nelle partitelle del giovedì dà spettacolo ma all’uscita dal campo ai cronisti consegna sempre la stessa frase: “I am non fit for playing”. “Non sono ancora pronto a giocare”. Ulivieri e poi Bersellini schiumano rabbia ma devono abbozzare. Il professor Andrea Chiapuzzo, medico sociale del club, non fa che raccomandarsi: ”Trevor, mi raccomando: poca birra e niente bistecche, hai gli acidi urici alti e sono quelli i responsabili dei tuoi ripetuti malanni muscolari.”. Ma Francis è inglese e gli inglesi non rinunciano alle proprie abitudini, neppure in fatto di cibo. Anzi. La birra scorre e le bistecche sfrigolano sui barbecue di casa Francis, nel quieto l’eremo verde di Nervi.

    L’arrivo di Gianluca Vialli a Genova, estate 1984, contribuisce a far tramontare la stella di Francis. il giovane leone venuto da Cremona ha vent’anni e una fame di gloria spaventosa. Trevor deve amministrare i suoi acciacchi. Vinta la coppa Italia 1985, la Sampdoria va nelle coppe europee. Elimina il Larissa e al secondo turno trova il titolato Benfica. Il match di andata si gioca allo stadio da Luz, la Sampdoria perde 2 0 e Trevor langue in tribuna. Scrivo sul Secolo XIX che Trevor ha rifiutato la panchina e fatto infuriare Bersellini, Lui si adonta e mi toglie il saluto. Eppure lo avevo sostenuto per mesi quando i tifosi, irritati dai ripetuti forfait, cominciavano a dubitare di lui. Lascia Genova nell’86, destinazione Bergamo. Lo incontro per caso a Wembley, la sera della finale di coppa dei campioni, perduta dalla Sampdoria contro il Barcellona. Ha in mano una birra. Torno ad incontrarlo durante un match della Coppa del Mondo in Francia, 1998. Ha perso i capelli ma è sempre lui, cordialissimo. Resta vedovo nel 2017. Cerco al telefono Trevor ma non mi riesce di rintracciarlo. Ora la notizia che anche lui se n’è andato dopo Vialli. “Trevor è mancato? Incredibile – dice Roberto Mancini – quando arrivò alla Sampdoria era un grande giocatore e una persona molto simpatica”. La Samp d’Oro sta passando il fiume…

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